Risposta all’interrogazione n. 4-00531
Fascicolo n.6
Risposta. – Preme sottolineare, in premessa, la costante azione di sensibilizzazione che le forze armate attuano nei confronti dei responsabili a ogni livello gerarchico, specificamente mirata alla salvaguardia del benessere psicofisico degli effettivi ed alla loro integrità fisica e morale. Tale azione è attentamente indirizzata ad individuare ogni atteggiamento indicatore di possibile disagio, allo scopo di intervenire, con ogni consentita tempestività e attraverso specifiche misure di sostegno psicologico, nella prevenzione di eventuali comportamenti anomali che possano addirittura sfociare in atti di autolesionismo. Ciò nella triste considerazione che anche queste ultime, malaugurate espressioni, mai del tutto alienabili dai comportamenti umani, affondano sovente nella profondità di problematiche individuali che prescindono dalla vita militare e dal tipo di servizio svolto.
La tutela della salute del proprio personale, militare e civile, è certamente un tema caro al Ministero: è un dovere e una responsabilità verso chi serve il Paese con grande dedizione e verso le loro famiglie. Questa è, e deve continuare ad essere, una priorità assoluta e posso assicurare che l’azione dell’amministrazione va proprio in questa direzione.
In tale ottica, non sono mai venuti meno e mai mancheranno l’attenzione e la sensibilità, né il costante e determinato impegno del Dicastero; impegno che ha portato alla recente costituzione di uno specifico tavolo tecnico interforze, con il compito di affrontare in maniera dettagliata una tematica così delicata e complessa.
Con particolare riferimento all’operazione “Strade sicure”, lo Stato maggiore dell’Esercito ha avviato, da circa 2 mesi, un’attività (stress management) per valutare e controllare una situazione di eventuale alterazione dell’equilibrio psicofisico sia prima dell’impiego che durante che al termine.
Il Ministro ha preso a cuore fin dall’insediamento la situazione dei militari che partecipano a “Strade sicure”, chiedendo un approfondimento sulle loro condizioni di lavoro e, trattandosi di una tematica che riveste per lei una notevole rilevanza, è personalmente andata a visitare alcune postazioni di militari impegnati nell’operazione sul territorio di Roma.
Su indirizzo del Ministro, recepito dal capo di Stato maggiore dell’Esercito, è stato anche avviato uno studio per rivedere, con il consenso delle autorità di pubblica sicurezza locali, le modalità esecutive del servizio, dando maggiore risalto alle attività di tipo dinamico rispetto a quelle statiche, nei luoghi dove non esiste esigenza di controllo statico 24 ore al giorno e 7 giorni su 7.
Entrando nello specifico, gli assetti delle forze armate, a premessa dell’impiego, svolgono uno specifico addestramento (cosiddetto approntamento delle forze) che li prepara e li qualifica all’assolvimento della missione, nel rispetto di quanto previsto da specifica direttiva di forza armata. In merito alla pianificazione dell’impiego, gli avvicendamenti sono programmati annualmente prevedendo la rotazione semestrale dei reparti. La maggior parte dei siti prevede una sorveglianza di 24 ore con turnazione di tipo “in quinta”, ovvero, turni di 6 ore svolti da 5 squadre, a rotazione; quindi, ogni squadra effettua un servizio di 6 ore continuative al giorno, con un riposo di 24 ore tra un turno e l’altro, mentre usufruisce di un giorno intero alla settimana libero dal servizio per il recupero delle energie psicofisiche. Anche in altre tipologie di servizio che non prevedono la sorveglianza continua di 24 ore, a tutto il personale è garantito, comunque, un riposo non inferiore alle 12 ore giornaliere.
L’attuale modalità di turnazione e di fruibilità di pause, consolidata in parecchi anni di attività congiunta con le forze dell’ordine, risulta essere adeguata all’assolvimento della missione, salvo il verificarsi di comprovate e inderogabili esigenze di carattere operativo che sono opportunamente regolate, anche in termini di compensazione a titolo oneroso o in ore di recupero. Le squadre sono costituite da un numero adeguato di personale per consentire a tutti di fare, a turno, piccole pause, assicurando così la continuità del servizio e un elevato livello di attenzione.
Per quanto riguarda l’aspetto relativo alla retribuzione, l’indennità onnicomprensiva per il personale che presta servizio “fuori sede” (fuori dal comune della sede stanziale) ammonta a 26 euro al giorno lorde a persona, mentre per quello “in sede” a 13 euro al giorno lorde, cui si aggiungono le ore di straordinario remunerato (nel limite medio mensile di 14 ore e 30 minuti) e il recupero compensativo per le ore eccedenti.
Per quanto attiene alla corresponsione delle indennità e la tempistica, il competente centro unico stipendiale dell’Esercito (CUSE) ha chiarito che i reparti di appartenenza trasmettono le previste segnalazioni a i servizi amministrativi del centro unico stipendiale che, a loro volta, provvedono all’inserimento dei dati mediante l’utilizzo dell’applicazione informatica denominata “Unificato Web”; tali dati vengono successivamente inviati al sistema NoiPA, struttura deputata all’elaborazione dei cedolini e alla liquidazione dei relativi trattamenti economici entro 2 mesi dall’inserimento delle variazioni stipendiali.
L’equipaggiamento, l’armamento e i veicoli da utilizzare vengono definiti dall’autorità provinciale di Polizia di Stato, d’intesa con i comandanti militari, tenuto conto della sensibilità dei siti, della loro ubicazione e di altri elementi di valutazione. In esito alla revisione effettuata su indicazione del Ministro e dal capo di Stato maggiore dell’Esercito, sono state stabilite 3 tipologie di configurazione da adottare sulla base della situazione informativo-operativa del momento e tutte garantiscono il rapporto ottimale tra mobilità e protezione (precedentemente l’assetto previsto era unico, indipendentemente dal contesto e dalla minaccia). Per garantire, inoltre, al personale di affrontare in maniera più agevole le diverse condizioni climatiche, è stato consentito, d’estate, l’uso della mimetica in versione estiva con manica alzata. Per l’inverno, al fine di una maggiore protezione in presenza di condizioni climatiche estreme, nei siti sprovvisti di ripari sono state installate adeguate strutture per mitigare gli effetti degli agenti atmosferici, senza inficiare l’efficacia del servizio. In assenza di tali strutture, il personale può salire a bordo del mezzo di servizio, uno alla volta e a turno, in modo da mantenere sempre sotto adeguato controllo il sito da vigilare.
Il vitto e l’alloggio per il personale impiegato fuori dalla propria sede di servizio sono garantiti, prioritariamente, presso strutture militari con standard comuni a tutte le installazioni del territorio nazionale e, qualora non presenti o disponibili, presso strutture alberghiere o presso enti esterni all’amministrazione.
Tenuto conto che il numero di militari impegnati è aumentato dall’inizio dell’operazione, l’Esercito ha avviato da tempo una serie di progetti di ristrutturazione delle caserme adibite all’alloggiamento del personale, proprio allo scopo di migliorarne le condizioni di permanenza, sebbene temporanee.
Prima di concludere, si ribadisce che i militari impiegati nell’operazione “Strade sicure” svolgono un’attività delicata, a diretto contatto con la popolazione, prevalentemente in aree abitate e in luoghi aperti al pubblico, e si ritiene doveroso ringraziare il personale coinvolto, la cui presenza sul territorio ha consentito, dall’inizio dell’attività, di raggiungere i risultati di rilievo richiamati in premessa dagli interroganti.
Il Ministro della difesa
TRENTA
(9 ottobre 2018)