Resoconto stenografico in corso di seduta
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, la NADEF cita la misura dell’assegno unico universale per i figli nell’ambito di uno degli interventi più articolati, ovvero la riforma fiscale. Io non entro nel merito della programmazione generale della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, ma mi concentro sulla misura a lungo attesa dell’assegno universale per i figli.
Facciamo un passo indietro per contestualizzare il tutto. Il 20 luglio scorso è stata approvata all’unanimità alla Camera la legge delega ed il provvedimento trasmesso al Senato sarà discusso in 11a Commissione. Il disegno di legge delega sull’assegno unico e universale per i figli a carico da 0 a 21 anni rientra nel family act approvato nel giugno scorso. Anche Fratelli d’Italia ha espresso il suo voto favorevole alla Camera sulla misura dell’assegno unico. Lo ha fatto per sostenere le famiglie e favorire la natalità, come abbiamo sempre fatto con le nostre proposte di legge e con tutti i nostri emendamenti ad ogni disegno di legge del Governo e ai disegni di legge di bilancio. Devo anche ribadire che avremmo preferito una norma immediatamente operativa e non i tempi incerti e lunghi di un disegno di legge delega. La criticità dei tempi lunghi, inoltre, non riguarda solo la misura dell’assegno, ma tutto il pacchetto del family act perché, per esercitare la delega, l’Esecutivo si è preso praticamente due anni di tempo e quindi al momento il tutto ci appare – lo dico con paura – come una scatola vuota.
Desidero inoltre introdurre un’altra considerazione tecnica. Stiamo assistendo ad un abuso dei decreti-legge; c’è un ricorso eccessivo, direi compulsivo, ai decreti-legge, ma purtroppo si moltiplicano anche i ricorsi, come nel caso di specie, ai disegni di legge delega, con i quali le Camere delegano il Governo a legiferare in determinate materie. Insomma, si tratta di uno strumento che sposta il baricentro della produzione legislativa dal Parlamento all’Esecutivo, una sventagliata di disegni di legge delega con la quale il Governo prima ipoteca l’attività legislativa, relegando il Parlamento ad un ruolo sempre più marginale, e poi la svolge in parte. Queste che ho non sono parole mie, ma un’annotazione comparsa sul «Corriere della Sera» l’8 ottobre scorso in un interessante commento a firma di Enrico Marro. Nello stesso articolo si legge che nella NADEF si annunciano ben 22 disegni di legge collegati alla prossima manovra di bilancio.
Inoltre, sottolineo e aggiungo che anche un anno fa la NADEF elencava ventidue disegni di legge delega collegati, ma non tutti sono stati presentati. Infatti almeno sette deleghe dell’elenco attuale provengono dalla lista dell’anno scorso e tra quelle inevase e rimaste sulla carta c’è proprio quella cruciale della riforma fiscale, cui si coordina l’introduzione dell’assegno universale.
Torniamo a quella paura della scatola vuota a cui facevo riferimento all’inizio. Al momento, signor Ministro, sulla misura non sono previste coperture economiche e sono vaghe le indicazioni sull’importo minimo garantito al mese per ogni figlio. Quindi è necessario individuare le risorse necessarie nella prossima legge di bilancio, alla luce anche dei decreti attuativi, nonché – come detto – il fatto che la misura si accompagna ai tempi della riforma fiscale.
Domanda: qual è la roadmap che l’Esecutivo ha individuato perché si passi dalle parole ai fatti e, insomma, affinché l’assegno unico diventi una realtà e raggiunga materialmente le famiglie? Insomma, l’eterno tema: quando e quanto. Questo è il punto. Mi spiace sottolinearlo, ma questa misura era attesa per il 1° gennaio 2021. Ebbene, non sarà così: forse arriverà da metà dell’anno prossimo? C’è bisogno di sapere tempi e cifre in senso reale.
Come dicevo, è una misura molto attesa da un Paese, l’Italia, che nelle statistiche di aspettativa di fecondità vorrebbe fare i figli, ma poi rinuncia a farli, e non per edonismo o per egoismo, ma perché i figli sono un costo economico e direi che stanno diventando un costo sociale ed esistenziale. Credo che sia necessario concentrarsi su tale questione, considerato che l’Istat ci ha ricordato che nel 2019 abbiamo raggiunto il record negativo dal punto di vista demografico, con un calo del 4,5 per cento rispetto al 2018, ovvero il pieno inverno demografico se non l’emergenza demografica, considerato che abbiamo raggiunto il minimo storico di nascite dai tempi dell’unità d’Italia.
Altro punto critico, che è compito della riforma fiscale, è quello di non discriminare coloro che oggi non riceveranno nulla nel prossimo assegno. Soprattutto, è stata calcolata la necessità di uno stanziamento aggiuntivo di 6 miliardi. Questo è il punto: dove si prenderanno questi 6 miliardi? Qualche maligno dice che il Governo dovrà scegliere se darli al Sud con il taglio del cuneo fiscale (che deve essere confermato dall’Unione europea), o se darli alle famiglie per fare i figli. Mi auguro che il Governo non si trovi a dover fare questa scelta.
Signor Presidente, il punto è la visione. Anche nel recovery fund le politiche sociali e familiari sono centrali o sono delle cenerentole? Fratelli d’Italia ha chiesto che siano centrali e che ci sia un’attenzione speciale nell’ambito degli oltre 200 miliardi che l’Italia dovrà spendere per resilienza e ripartenza. Infine, la volontà e la determinazione dell’Esecutivo c’è o non c’è per investire sulle famiglie e sulla natalità, per invertire la rotta demografica e quel record negativo, insomma per sostenerle davvero?
Concludo e lo voglio dire senza polemica su questo tema: c’è la paura che i fondi per questa misura dell’assegno unico non arrivino, non ci siano e non si trovino i 6 miliardi aggiuntivi necessari. La paura – che per noi è anzi una convinzione – è che non avete capito che serve un piano di salvataggio della famiglia e della natalità; non lo capirete se non avrete una visione di sistema con politiche organiche di sostegno alla famiglia e alla natalità.