Resoconto stenografico in corso di seduta
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, Governo, colleghi, professor Conte, per un mese l’Italia è stata ostaggio dei vostri litigi fino allo strappo della settimana scorsa da parte di una forza della sua maggioranza. Lei avrebbe dovuto rassegnare subito – e ripeto “subito” – le dimissioni, invece ha traccheggiato, ha preso tempo, si è dato da sé una sorta di mandato esplorativo per trovare qua e là i numeri che la puntellassero, appellandosi ad una maggioranza purché sia, anche se non politica, ma solo appena matematica (sempre se l’avrà). C’è chi ha parlato di trasformismo, ma io nel suo caso non scomoderei un pezzo di storia parlamentare; parlerei piuttosto di accanimento terapeutico e di un bisogno prevalente di mantenere in piedi se stesso e un suo governo.
Questo suo interesse prevalente è dimostrato anche dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio (e spiegherò perché) che rappresenta il colpo di grazia per intere categorie. Lei non ha sentito il bisogno compulsivo, al quale ci aveva abituati, di una delle sue dirette invasive per spiegare (mentre avrebbe dovuto) se il 2021 sarà l’anno del ritorno delle libertà personali e della normalità e neppure per spiegarci quella proroga dello stato di emergenza fino al 30 aprile. Non lo ha fatto, perché era troppo impegnato a fare la conta di Palazzo; invece avrebbe dovuto dire agli italiani come e quando lei e il suo Governo intendono passare dalle restrizioni e dal proibizionismo a comportamenti prudenti sì, ma mirati alle esigenze di vivere e di lavorare convivendo con il virus. Del resto, neanche qui ha indicato un futuro, una via di equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto alle libertà personali che sono state violate.
Lei è alla sua seconda crisi di Governo. Non è un tecnico, non nasce come politico, non è un eletto dal popolo; è passato dall’anonimato a Palazzo Chigi di colpo e si conferma come uno Zelig della politica, ovvero un qualcosa capace di adattarsi a qualsiasi stagione e a qualsiasi maggioranza raccogliticcia e risicata purché sia e lo ripeto. Lei ha definito questa crisi incomprensibile. Ciò che appare davvero incomprensibile è non ammettere da parte vostra il fallimento totale dell’Esecutivo nella gestione della pandemia e con gravi responsabilità sull’attuale crisi economica, che rischia di trasformarsi in uno smottamento sociale senza precedenti.
Lei ha vantato successi; ha raccontato, Presidente, un’Italia che non c’è, che non è sangue e non è carne. Allora glieli racconto io alcuni dei suoi grandi successi: siamo il Paese che registra più decessi percentuali, che ha la peggiore caduta del PIL (meno 10 per cento) e che ha dato meno ristori (non il 75 per cento chiesto da Fratelli d’Italia). Siamo quelli che hanno usato la didattica a distanza più a lungo di tutti e non abbiamo consentito a tutti di tornare a scuola in sicurezza. Avete chiuso palestre, bar, ristoranti, ma avete continuato ad assiepare sui mezzi di trasporto la gente come sardine. E tra un’omissione di verbali del CTS e qualche scandalo sanitario, sui quali sorvolo, avete tentato di fare i primi della classe nella campagna vaccinale, che però adesso subisce una pericolosa battuta di arresto che mette a rischio la somministrazione dei richiami della seconda dose.
Non avete fatto ancora i decreti attuativi della legge di bilancio; avete sperperato quasi 150 miliardi in dieci mesi per bonus e mancette senza risultati apprezzabili e intanto le imprese muoiono, le partite IVA chiudono e voi vantate successi.
Signor Presidente, non parlerei neanche di successi in campo europeo, perché per la sua bozza di recovery plan, tardiva e senza idee, le hanno tirato le orecchie persino il commissario Gentiloni e lo stesso senatore Monti, che pure voterà la fiducia. Bruxelles ha bocciato la sua bozza e l’autorevole testata tedesca “Frankfurter Allgemeine Zeitung” (FAZ) ha scritto testualmente che Conte spende in base a calcoli politici e clientelari. Non convincono i microprogrammi generici, che usano le risorse senza fare investimenti, e anche il recovery fund non è una bacchetta magica, perché comunque c’è un prestito da rendicontare e da restituire entro il 2056, che, se speso male, significa un MES lungo trentacinque anni. A proposito di Europa, le comunico che esiste anche un vasto centrodestra europeo e che è europeista chi difende i diritti dei popoli e l’interesse nazionale, non chi difende gli interessi di Bruxelles. (Applausi). Questa è la differenza con i veri europeisti.
Le rivolgo una sola domanda, signor Presidente del Consiglio, per chiederle se non sente il bisogno intimo e personale, oltre che di dignità politica istituzionale, di sottoporre al giudizio degli italiani… (Il microfono si disattiva automaticamente) l’operato suo e del suo Governo? Lei non lo sente, ma lo sente quell’Italia, che ha detto che deve correre (e questo lo vogliamo tutti). Non vedo però in lei, signor presidente Conte, né lo spirito, né il passo dei nostri gloriosi bersaglieri, ma vedo in lei la palude della politica. Se lei oggi la sfanga – e sottolineo il verbo sfangare, perché di questo si tratta – al massimo potrà galleggiare, mentre l’Italia continua a sprofondare. L’Italia invece merita, oggi più che mai, un Governo patriottico e forte, una coalizione solida, in grado di portare la nazione fuori dalla crisi e di ricostruirla pezzo per pezzo, con rabbia, con amore e con orgoglio. (Applausi).
[Fonte: www.senato.it]