Resoconto stenografico in corso di seduta
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, signor Presidente del Consiglio, l’abbiamo ascoltata con molto interesse e l’avremmo voluta qui anche un mese fa, in occasione del Consiglio europeo precedente, in cui pure si parlava di piano vaccinale. La nostro proposta, purtroppo, non è stata accettata e ci auguriamo che invece diventi prassi istituzionale venire in Parlamento e coinvolgerlo in occasione dei Consigli europei, anche per dare un segno di discontinuità rispetto all’Esecutivo precedente, che con molti atti ha svuotato progressivamente il Parlamento di alcune competenze e prerogative. È passato un mese da quel Consiglio europeo ad oggi, sono accadute cose senza precedenti e, signor Presidente, è tempo di andare oltre.
Signor Presidente del Consiglio, Fratelli d’Italia le chiede di alzare la voce in Europa e di farlo nella gestione dei vaccini. Lei deve dire con chiarezza, perché può farlo, che l’impatto delle varianti ha trovato i Paesi europei impreparati, nonostante si conoscesse da tempo il tasso di contagiosità. In questo clima di impreparazione, è stato un cortocircuito vedere una campagna di profilassi ritardata, che ha rivelato il totale e clamoroso fallimento dell’Unione europea nel piano vaccinale. L’Unione europea ha infatti sottoscritto contratti capestro con le aziende farmaceutiche, che non hanno rispettato i tempi, non hanno rispettato i numeri delle dosi da consegnare e, grazie a quei vincoli assurdi, sottoscritti da Bruxelles, le stesse case farmaceutiche sono rimaste sostanzialmente impunite rispetto alle loro inadempienze. Su questo fallimento, come un ciclone, è arrivata la questione relativa ad Astra Zeneca del 10 marzo: quello appena trascorso è stato quindi un mese molto denso.
Signor Presidente, lei può e deve dunque dire all’Europa che ha enormi responsabilità nella cattiva gestione dei piani vaccinali e deve farlo, perché l’Europa sta pagando un prezzo altissimo alla pandemia. Il numero delle vittime ha già superato la cifra di 1 milione: si tratta del 35,5 per cento del totale dei decessi del pianeta. Nella sua ultima conferenza stampa, in occasione del decreto-legge sostegni, ha evocato un concetto ispirato al pragmatismo anche riguardo all’export dei vaccini da parte delle case farmaceutiche inadempienti. Ha anche detto di più: se il coordinamento dell’Unione europea non funziona, faremo in altro modo, e se l’UE non autorizza presto, potremo farlo noi. Ha fatto quasi lasciar intendere che si possa aprire alla valutazione dello Sputnik. Questo pragmatismo, questa autonomia decisionale, che oggi ha chiamato autonomia strategica, vanno bene: lo faccia e ci troverà d’accordo. Se lo Sputnik è un vaccino sicuro ed efficace, non c’è guerra commerciale che tenga. Va valutato e va messo in commercio subito, così come va valutato qualsiasi altro vaccino, ritenuto potenzialmente utile al contrasto del Covid. Se il siero prodotto dagli scienziati di Mosca, signor Presidente, può aiutare a vincere la pandemia, l’Unione europea non può rifiutare un altro potenziale rimedio. Non ce lo possiamo permettere, soltanto per un pregiudizio geopolitico, perché deve essere prevalente l’interesse della salute e l’interesse scientifico. Se il commissario Breton dice, come ha fatto oggi, che non serve, lei può agevolmente dire il contrario.
Insomma, signor Presidente, uso le parole di Giorgia Meloni nel dire che il Governo italiano si deve svegliare da questo torpore e deve agire nell’esclusivo interesse nazionale, intervenendo in sede europea e, se necessario, andando avanti per la propria strada. Basta ritardi e guerre commerciali, basta perdere un tempo che non c’è, mentre il virus accelera e si modifica! Serve una radicale inversione di rotta.
Vengo al piano vaccinale. Lei dice oggi: vaccineremo quante più persone possibili nel più breve tempo possibile. Nulla da dire, condivisibile. Il punto, però, sono i numeri. Se il ritmo è quello di oggi, ovvero di 158 mila dosi, per raggiungere il 70 per cento degli italiani occorre oltre un anno: questo non lo dico io.
Allora, non può essere questo il ritmo. Quando lei dice, ottimisticamente forse, che ci potrebbero essere due mesi di ritardo, io devo pensare che ogni giorno di ritardo può significare 500 persone che muoiono. Se io devo moltiplicare questa cifra per due mesi, significa che possono morire 30.000 persone. E non voglio fare altri conti, perché non sono numeri, ma sono persone e la responsabilità è enorme.
Allora, qual è il piano? 500.000 iniezioni al giorno ad aprile e 700.000 a maggio? Bene: bisogna arrivarci. Bisogna arrivarci ed essere pronti. Il piano predisposto dal generale Figliuolo può funzionare come macchina, ma solo se ci saranno le dosi necessarie e se ci sarà la platea per somministrarle, altrimenti fallirà tutto. Bisogna mettere a punto tante cose, di cui sentiamo parlare ma che non vediamo messe a sistema.
La campagna vaccinale lanciata il 27 dicembre è poi fallita. Su questo lei non ha delle responsabilità dirette e personali, ovviamente, ma lei sa che questo rientra nella fallimentare politica sanitaria messa in atto dall’esecutivo precedente, che vede nel ministro Speranza il segno di una sinistra continuità, mentre è di radicale discontinuità che, anche su questo, l’Italia ha bisogno.
Ancora, ha chiesto alle Regioni un riallineamento. È giusto, ma se mancano indicazioni precise a livello centrale, è difficile richiamare le Regioni. Come mai abbiamo questo paradosso, per il quale vediamo che la popolazione over 80 è stata vaccinata neppure per il 30 per cento del suo totale, quando una cosa ormai è chiara: questo virus colpisce per l’86 per cento persone di fascia anziana. È un paradosso inspiegabile, presidente Draghi.
Ancora, la campagna vaccinale è partita secondo alcune categorie; adesso, invece, per fasce d’età: confusione e ritardi. Soprattutto, avete dimenticato, nella fase 1 e 2, le categorie dei disabili, dei fragili, i caregiver e i loro familiari. Oggi, per fortuna, ve ne ricordate, anche grazie a un emendamento di Fratelli d’Italia.
Nulla potrà giustificare il caos che abbiamo visto; nulla potrà giustificare anziani in fila, assembrati e magari portati con gli autobus; nulla potrà giustificare il ritardo nelle assistenze domiciliari e il ritardo di protocolli non aggiornati da parte del Ministero. Davvero nulla.
Noi non abbiamo solo criticato. Noi abbiamo fatto un piano vaccinale. Tra l’altro, alcune proposte le vediamo inserite e ne siamo contenti. Questo è un caso in cui ci va bene anche solo partecipare. Il nostro piano vaccinale, infatti, prevedeva assistenza domiciliare, allargamento della platea dei vaccinatori, coinvolgendo medici di base e farmacisti. Anche sui farmacisti, però, dovete sbrigarvi a fare i protocolli, altrimenti non riuscirete a mettere a punto questo sistema e questa platea.
Vede, presidente Draghi, il punto è anche che, su tutta la strategia di contenimento della pandemia, noi non vediamo segni di importante discontinuità, perché siamo ancora qui con la DAD, con le scuole chiuse, con i ristoranti chiusi, con i vaccini che non arrivano. Mi avvio alla conclusione, perché mi rendo conto che il mio tempo è finito. Mi piacerebbe parlarne del reshoring farmaceutico, ma lo farò la prossima volta.
Presidente Draghi, il punto è sempre uno ed è sempre quello: quale postura avere stando in Europa. Noi continuiamo a pensare che sia necessario difendere, in Europa, l’interesse nazionale e considerarlo preminente. Non potremo mai accettare nessuna cessione di sovranità nazionale, quello che lei diceva anche nelle sue comunicazioni il giorno del voto di fiducia.
Presidente, questo è il momento in cui bisogna essere assertivi e non si può cedere su nulla. Lei guarda l’Europa, oggi, da un’altra posizione. Il suo compito e il suo dovere, oggi, è quello di pensare solo e soltanto all’Italia e agli italiani. (Applausi).
[Fonte: www.senato.it]