Resoconto stenografico in corso di seduta
RAUTI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche il Gruppo Fratelli d’Italia esprime ancora una volta la sua gratitudine alle nostre Forze armate, ai diplomatici e a tutti coloro che, a vario titolo, hanno lavorato per la riuscita dell’operazione Aquila Omnia.
Fratelli d’Italia non può tuttavia non ripetere e non stigmatizzare il ritardo registrato dal Governo, già prima della crisi, nell’organizzazione dell’evacuazione dei nostri interpreti e collaboratori – ne parlammo in Aula poco prima della pausa estiva e prima che tutto precipitasse – nonché, purtroppo, il ritardo nelle audizioni dinanzi alle Commissioni di competenza, che si potevano svolgere prima del 24 agosto, così come il ritardo nella stessa informativa odierna, che poteva esserci invece già il 24 agosto.
Un’ulteriore mancanza che Fratelli d’Italia intende sottolineare riguarda poi la richiesta che a più riprese abbiamo fatto affinché il presidente Draghi venisse in Aula a tenere comunicazioni con voto per indirizzo politico, perché è proprio questo che dobbiamo fare, condividere cioè un indirizzo politico su che cosa fare in Afghanistan e su come gestire chi è arrivato, chi è riuscito a fuggire e deve costruire il futuro e come gestire il dramma dei profughi che, secondo noi di Fratelli d’Italia, deve essere affrontato sostenendo i Paesi confinanti all’Afghanistan. Quando lo abbiamo detto siamo stati quasi derisi; oggi mi pare che questa sia diventata un’idea condivisa e ne siamo lieti.
Fratelli d’Italia, però, su questo punto politico vuole essere subito chiara, perché non c’è stata chiarezza e mi dispiace anche registrare un senso di mollezza e di lentezza della politica rispetto alla velocità e alla violenza del dramma afghano. Fratelli d’Italia non intende dialogare con il regime dei fondamentalisti islamici, né intende confrontarsi con chi vuole costituire un Emirato islamico alle porte di casa nostra.
Queste domande restano senza risposta perché non c’è una politica estera europea condivisa e lo dimostra il fatto che l’Europa non è stata in grado di ragionare per tempo sulle conseguenze del terremoto geopolitico che avrebbe evidentemente provocato il ritiro dall’Afghanistan ed è assai strano che tutto ciò abbia colto molti di sorpresa, anche perché, purtroppo, non mancano precedenti negativi sulla destabilizzazione e sulla scia del caos lasciato da alcuni ritiri delle truppe, così come purtroppo – perché non bisogna avere mai la memoria corta – quel vecchio vizietto di voler dominare il mondo.
Rispetto dunque al quarto pilastro citato dal ministro Di Maio, quello dei diritti umani e delle donne, taglio molte cose che avevo scritto, ma vorrei essere chiara nel minuto che mi rimane.
Nessun dialogo con l’Emirato islamico, dunque, con chi si appella alla Sharia come fonte del diritto, con chi vuole far sposare le bambine a otto anni e farle diventare madre a undici, con chi non le vuole in Parlamento, con chi non le vuole medico o giudice, né le vuole far uscire da sole o viaggiare. Nessun dialogo è possibile perché, sia chiaro, non dipende da quello che faranno e da quello che diranno: sono nemici delle donne, sono nemici dei bambini, sono nemici dei diritti umani fondamentali che abbiamo insieme sottoscritto – quasi tutti i Paesi del mondo, tranne gli Stati Uniti – anche nelle convenzioni dell’ONU.
Quando dunque pensiamo a quanto è stato fatto, dobbiamo essere chiari. Siamo all’anno zero: questo in Afghanistan è l’anno zero che annulla tutti i successi e i traguardi che sono stati acquisiti e, purtroppo, registra e rivela il fallimento della politica occidentale.
Purtroppo devo tagliare, ma lasciatemi aggiungere un’ultima considerazione. Ieri è stata uccisa davanti ai suoi figli Banu Negar Masoomi, incinta di otto mesi, uccisa perché poliziotta del carcere della provincia di Ghor. Dopo la sua uccisione, le è stato asportato il cervello dalla scatola cranica e sapete perché? Perché è questo che i talebani odiano, il cervello delle donne e di chi non la pensa come loro. (Applausi).
[Fonte: www.senato.it]