(Bozza non revisionata)
Mozione n. 78 del giorno 13 settembre 2010, proposta dai consiglieri Irmici, Rauti, Sbardella, Colosimo, Melpignano, Rodano, concernente: “Dotazione della città di Roma e della Regione Lazio di una struttura residenziale per i disturbi del comportamento alimentare (DCA)”
Discussione generale
(…omissis…)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente. Io condivido tutto quanto con molta precisione e competenza ha detto il collega Irmici, che è il proponente della mozione n. 78, che altri colleghi ed io abbiamo sottoscritto e condividiamo. Alle sue riflessioni e alle sue richieste, io vorrei aggiungere, con un po’ di attenzione dell’Aula, qualche considerazione su questo fenomeno che noi possiamo purtroppo definire un fenomeno di allarme sociale, non solo per la quantità delle persone coinvolte e delle famiglie, ma anche per la qualità della patologia. L’aspetto quantitativo di questo fenomeno sociale ha numeri allarmanti: recentemente, dei senatori hanno anche lanciato un grido di allarme quantificando con oltre 2 milioni il numero di adolescenti affetti da bulimia o anoressia. Quindi, i numeri sono drammatici, come drammatica è la dimensione qualitativa di questo fenomeno…
(Interruzione di vari consiglieri)
PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri.
RAUTI (Pdl). Tra l’altro, si parla di una questione che credo interessi tutti. Una dimensione qualitativa del fenomeno che, purtroppo, ottiene un record negativo in quanto tra le malattie psichiatriche è quella che registra la prima causa di morte.
Questo fenomeno sociale nasce da una percezione sbagliata di sé, nasce dalla perdita dell’autostima, nasce con un rapporto distorto con il resto del mondo, con la famiglia, con le Istituzioni, comunque con l’altro da sé. Questa è una malattia tipicamente moderna, è una malattia nata dopo la Seconda guerra mondiale, è una malattia tutta occidentale che riguarda i cosiddetti “Paesi industrializzati”, i Paesi ricchi, i Paesi a sviluppo avanzato ed è una malattia diffusa, è una malattia strisciante, è una malattia che si accompagna con quel senso di deficit di autostima che dicevo prima, ma anche con quel senso di fobia del cibo da un’altra parte.
Scattano meccanismi pericolosi, soprattutto nelle giovanissime, meccanismi di imitazione e di competizione, imitazioni anche di quelle malate famose, le modelle anoressiche che purtroppo diventano un punto di riferimento positivo, o quel meccanismo di competizione per cui si fa a gara ad essere più magre nello stesso gruppo.
Penso che tutti noi abbiamo quantomeno visto taluni dei moltissimi siti: si tratta di oltre trecentomila siti che sono reperibili in rete, almeno in Italia, che danno consigli pratici, addirittura, soprattutto che provengono e sono rivolti al mondo delle adolescenti, che danno consigli pratici per il perseguimento ossessivo-compulsivo della perdita di peso. Insomma, una sorta di maledetto “fai da te”, che peraltro sfugge ad ogni sorta di stigmatizzazione, ad ogni sorta di punizione. Tant’è che questi atteggiamenti, questi comportamenti, questi messaggi hanno anche portato a una proposta di legge, presentata alla Camera, che vorrebbe introdurre nel Codice penale il reato di istigazione al ricorso a pratica alimentare idonea a provocare anoressia e bulimia.
Vedete, si tratta di un allarme sociale e noi, cari colleghi, dobbiamo recuperare un ritardo, perché la nostra Regione purtroppo è in ritardo, come diceva il collega Irmici, rispetto anche all’attuazione delle linee nazionali. Ed è anche per questo che il collega Giancarlo Miele ed altri, con i colleghi Battistoni e Cetrone e con la sottoscritta, ha presentato la proposta di legge n. 164 che credo, poi, esporrà lui e che contiene norme per la prevenzione, la diagnosi, la cura dell’anoressia e della bulimia e di altri disturbi del comportamento alimentare.
Mi auguro che questa mozione oggi venga approvata all’unanimità e mi auguro che questo comporti un’immediata assunzione di responsabilità, ma mi auguro anche che la proposta di legge venga incardinata (incardinata lo è), venga discussa nelle Commissioni sanità e bilancio, nelle quali è stata incardinata.
Molto di questo nostro impegno è frutto di una sollecitazione e di una testimonianza sul campo di una Onlus che ha fatto di questa missione la sua missione esclusiva: è la Onlus La Fenice, alla quale si debbono esperienze pratiche, nonché proposte concrete per assistere gli adolescenti che sono affetti da questa patologia, ma anche assistere le loro famiglie.
Vedete, questo è un percorso complesso. E’ vero che il primo riferimento è immediatamente ambulatoriale, la prima accoglienza, ma il percorso è lungo. I malati vengono abbandonati insieme alle loro famiglie. È un percorso che richiede sostegno e assistenza di secondo e di terzo livello, è una patologia che richiede una formula residenziale di accoglienza, che è esattamente quello che noi andiamo chiedendo e che a questa Regione manca.
La questione è talmente complessa che non solo se ne occupa evidentemente l’Istituto superiore di sanità, ma nei giorni scorsi, segnatamente all’inizio di questo mese, il Ministero della gioventù ha attivato, insieme all’Istituto superiore di sanità, un numero verde (800.180.969) attivo ventiquattro ore su ventiquattro dal lunedì al venerdì, al quale io stessa stamattina, anche per una verifica personale, ho chiamato per avere una serie di informazioni.
Si tratta del primo numero verde nazionale che dà informazioni e risponde, dà indicazioni sulle strutture esistenti, dà prime indicazioni anche rispetto a chi può chiamare in una condizione magari di malessere e non solo per avere un’informazione, ma anche per avere un aiuto.
Evidentemente queste prestazioni telefoniche svolgono un ruolo importante, ma indirizzano anche sui centri presenti nel territorio. Questo numero verde non potrà dare per il Lazio indicazioni in questo senso, perché il Lazio non ha la struttura di cui ha bisogno.
Concludo, cari colleghi, perché veramente mi appello a quest’Aula affinché assuma, con senso di responsabilità, la mozione che però ha il limite, come tutte le mozioni, di rappresentare soltanto un atto di indirizzo.
Quella è la condizione minima necessaria, ma non sufficiente. La Regione deve assolutamente fare un percorso più lineare, più concreto, per creare, anche nella Regione Lazio, strutture residenziali, e parlo al plurale, strutture residenziali di accoglienza per questi giovani malati.
Chi scivola nella bulimia, nell’anoressia non ha soltanto perso l’autostima, ma ha anche perso la percezione di un altro da sé, di un mondo che ti può aiutare.
Se noi non inventiamo questo processo abbandoniamo queste giovani vittime e le loro famiglie a un destino non solo di malattia, ma di morte. Grazie.
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Responsabile Sezione Resocontazione
Stefano Mostarda