di Letizia Strambi
E’ forse l’unica persona del mondo politico-amministrativo che abbia un’intera pagina nel sito solo per gli incarichi. Ma quelli di Isabella Rauti non sono titoli formali, sono impegni veri e propri, come si evince da tutti gli atti pubblici che ne derivano. Rappresenta una destra sociale vera e radicata che investe sulle donne, i deboli, gli animali, i diritti alla casa, al lavoro.
Molte donne sono mogli o figlie di personaggi importanti… Lei purtroppo ha entrambi le difficili eredità e ce l’ha messa proprio tutta per riscattarsi: due lauree, saggi su temi diversissimi, una serie enorme di incarichi. Il suo curriculum racconta un impegno senza sosta. Suppongo che ancora oggi ci sia qualcuno che nonostante tutto parli di lei come moglie di… Per quanto noi donne dovremo ancora fare il doppio della fatica per affermarci, in politica e in altri campi?
Non le definirei difficili eredità, ma valori aggiunti e forse soltanto il bisogno/dovere di dare di piú. Il mio non è un riscatto, come lo chiama lei, o almeno non l’ho mai vissuto cosí ma solo desiderio di formazione ed affermazione di un impegno personale. Ci sono moltissime donne, che nonostante professionalità e dedizione costante vengono penalizzate e devono faticare tutti i giorni per affermarsi; devono sempre dimostrare di valere il doppio perché il loro merito venga riconosciuto. In tutti i campi, nelle progressioni di carriera, nel raggiungimento di posizioni apicali, in politica come nell’economia e nel mondo del lavoro, in cui ancora si scontano pregiudizi e stereotipi diffusi nelle mentalità e nei costumi. E sarà cosí fino a quando la parità normativa, oggi pienamente raggiunta, non sarà una parità sostanziale e sociale. Per esempio, fino a quando non lavorerà il 60% delle donne (obiettivo strategia europea) il 30% non sarà seduto nei Cda delle aziende ed il50% al Parlamento. Insomma, la strada è ancora lunga.
L’ultimo sondaggio Ipsos da il Movimento a 5 stelle al 19,8%. Molte cose cambieranno prima delle prossime elezioni, ma non bisogna neanche sottovalutare alcuni fenomeni. Gli italiani possono stupire: quando nacque la Lega o Forza Italia molti fecero affermazioni simili a quelle che oggi vengono fatte a proposito di Grillo. Lei che pensa?
Penso che bisogna ripartire dalle parole del Presidente Napolitano, che ha invitato “i partiti a ritrovare slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo” non dando fiato a comici demagoghi di turno. una delle maggiori differenze tra il Movimento 5 stelle e i nuovi partiti nati venti anni fa, sta nella chiara volontà di Grillo di non voler elaborare un programma di governo, giusto o sbagliato che sia, ma di mettersi a capo dell’antipolitica, con alcune suggestioni come la democrazia diretta riprese dai movimenti anarchici di inizio secolo, rese più pericolose dall’uso del web come nuova agorà, senza un reale potere di indirizzò e controllo. un conto è orchestrare, seduti al computer, il malcontento altro è governare e amministrare. Inoltre, le sue continue provocazioni ai massimi vertici del Paese e sul rischio di ritorni del terrorismo, non fanno bene al clima generale del Paese né al suo destino. Rispetto le tante persone che hanno votato il Movimento 5 stelle ma ció che mi spaventa è l’assenza di idee e programmi di amministrazione e di Governo, ovvero il qualunquismo; questo è il nemico assoluto, perchè è nemico del bene comune, il fine giusto della buona politica. E oggi il pericolo consiste proprio in una globalizzazione della politica dove forte è la tentazione populistica che altro non è che la mancanza di progettualità. Il problema, anche per il mio Partito, non è solo quello di recuperare consenso ma quello di accelerare le riforme costituzionali, condizionare il Governo tecnico del Paese ad avviare la Fase 2 , quella dello sviluppo e selezionare una nuova classe dirigente, scelta per merito e radicamento sul territorio. L’unico modo per rinnovare la destra è richiamarsi a quei valori identitari che ci hanno sempre ispirato e che in questi anni abbiamo trascurato. C’erano una volta la militanza, il sacrificio, il coraggio di esprimere le proprie idee e il coraggio delle scelte difficili. E lì che dobbiamo tornare per ripartire. La buona politica contro l’antipolitica!
Tanti credono che la cultura sia uno dei deficit principali della Destra politica. Lei è una donna coltissima, non solo erudita, ha mai dei confronti accesi su questo tema all’interno del suo partito?
Non sono un’erudita, semmai, direi, “una secchiona”, una che studia e cerca di approfondire ed anche questo lo devo agli insegnamenti di mio padre. Faccio politica da 35 anni e non mi sembra che l’area della destra sia priva di una sua cultura, o dei suoi Autori e pensatori e neanche di firme importanti del giornalismo, o di registi, maestri di musica e sceneggiatori. una criticità ricorrente è stata, piuttosto, quella di una destra culturale e intellettuale distante da una destra politica strutturale e viceversa, ma non l’assenza di una cultura di Destra. Liberiamo il campo, però, dallo stereotipo che la sinistra abbia il copyright della cultura! La sinistra, spesso, ha goduto di circuiti autoreferenziali, che hanno presentato come grandi opere d’arte o geni del momento, soggetti e proposte che non hanno avuto né riscontro di pubblico né tanto meno hanno inciso realmente nella storia culturale del Paese.
Lei ha partecipato ai Campi Hobbit. Molti ragazzi oggi non sanno quello che erano, ci racconti un suo ricordo e del perché, secondo lei, Tolkien ha rappresentato un’ideale di riferimento per la cultura di destra.
Le saghe di Tolkien ed il mondo della Fantasy raccontano i temi della difesa delle tradizioni, della lealtà oltre le convenienze del momento, del ruolo essenziale degli umili e dei semplici, della difesa della natura dallo sfruttamento selvaggio, della condanna del relativismo etico con una chiara distinzione tra il bene e il male, anzi della lotta tra bene e male ed il trionfo dei giusti! L’eroismo, la generosità, lo slancio per i valori dello spirito vincono su ogni “drago” cattivo. La mia generazioni e moltissimi giovani delle generazioni successive sono stati attratti da questo mondo ideale, molto simile alla proiezione dei nostri sogni rivoluzionari. Ho partecipato a tutti i Campi Hobbit, dal primo organizzato a Montesarchio dove abbiamo spicconato per giorni per preparare il terreno per le tende, fino all’ultimo. L’esperienza dei Campi Hobbit ha portato il nostro ambiente fuori dalle strettoie degli anni Settanta, per andare oltre il nostalgismo e proiettarci verso orizzonti e temi allora nuovi come la tutela dell’ambiente, le questioni migratorie e demografiche, l’esaurimento delle risorse del pianeta, la parità di genere ed altri, che poi sono diventate le grandi sfide della post modernità.