(ANSA) – ANAGNI (FROSINONE), 2 LUG – Tutti in difesa della Videocon di Anagni, l’azienda dichiarata fallita nei giorni scorsi dal tribunale di Frosinone dopo essere finita in una grave crisi economica con un deficit di circa cento milioni. Oggi, alla manifestazione promossa da Comune e sindacati per dire no alla chiusura dello stabilimento, tutte le istituzioni e gli esponenti politici di ogni schieramento hanno garantito pieno sostegno per evitare la definitiva chiusura dell’industria di Fratta Rotonda, dove si producevano schermi per televisori. Dopo sette anni di gestione della Videocon, ceduta dal gruppo francese Thomson (allora si chiamava Videocolor ed era il promo produttore al mondo di cinescopi per tv) al gruppo indiano controllato dal magnate Venugopal Dooth, lo stabilimento è finito con i sigilli apposti dall’ufficiale giudiziario. La fabbrica resta occupata dai lavoratori che non hanno intenzione di mollare. In 1300 sono in cassintegrazione fino a dicembre ma con il fallimento perderanno il loro posto di lavoro. ”Auspico – dice Alessandra Mandarelli, consigliere regionale della Lista Polverini e presidente della Commissione Sanità – che il coinvolgimento e il dialogo tra tutte le istituzioni, dal Comune, alla Regione e al Governo, uniti nel sostenere la riconversione industriale del sito, riesca a restituire presto serenità ai lavoratori e alle loro famiglie”. Numerosi i sindaci che hanno partecipato oggi alla manifestazione nella sala mensa dello stabilimento. ”La difesa dello stabilimento Videocon – aggiunge il sindaco di Serrone, Maurizio Proietti – è fondamentale per l’economia del comprensorio. La chiusura della fabbrica, che si aggiunge ad altre in crisi, aumenta il disagio sociale nei nostri comuni”. Il primo cittadino di Anagni, Carlo Noto, parla di ”grave danno economico per il territorio” e si augura una soluzione prima della scadenza, a dicembre, degli ammortizzatori sociali. La consigliera regionale Isabella Rauti chiede ”ora l’impegno delle istituzioni, del Governo nazionale e della Giunta, attraverso un’azione congiunta, per sollecitare i soggetti industriali in grado di far ripartire l’azienda dopo il dichiarato fallimento”.
(ANSA).
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