Isabella Rauti, portavoce del movimento Prima l’Italia, intervistata da IntelligoNews, analizza l’attuale situazione della destra italiana e spiega i motivi della manifestazione organizzata domenica mattina al cinema Adriano di Roma.
L’8 febbraio ci sarà un incontro-dibattito promosso dal suo movimento Prima l’Italia. Qual è l’obiettivo?
«E’ una manifestazione aperta a tutti coloro che vogliono lanciare una sfida al renzismo e costruire un’alternativa alla sinistra. L’appello riguarda anche il centrodestra, ma la discriminante deve essere quella di essere alternativi a Renzi. Quello che ci interessa è riaggregare le varie anime della destra intorno ad alcuni valori fondativi: l’unità nazionale, la sovranità nazionale e monetaria, il rilancio del made in Italy, la lotta alle logiche europee imposte dalla Merkel. Il concetto è: prima l’Italia e prima gli italiani».
E’ la prima tappa di un percorso?
«Esatto, è l’inizio di un percorso programmatico che vogliamo portare avanti attraverso una forma partecipata e condivisa, utilizzando anche gli strumenti informatici. Domenica lanceremo un forum, raccoglieremo le adesioni di sigle, movimenti, associazioni, gruppi, singoli e chiederemo di svolgere incontri di aggregazione, sul territorio, rivolti alle varie anime della destra. L’appuntamento successivo sarà a giugno per un’assemblea programmatica».
E’ possibile trovare un nuovo leader del centrodestra finché ci sarà Berlusconi?
«E’ possibile, ma bisogna affidare questa scelta alle primarie del centrodestra di cui si è sempre parlato, ma solo Fdi le ha continuate a proporre».
Quanto è costato non fare le primarie in termini di consenso?
«Secondo me è costato molto. Quando noi le abbiamo proposte, le primarie non erano ancora diventate un esercizio abituale della sinistra. Non farle all’epoca è stato un errore e abbiamo accumulato un ritardo».
Nella crisi del centrodestra quanto ha inciso la mancanza di ricambio della classe dirigente?
«C’è stata una crisi strutturale del centrodestra e, in particolare in Italia, è emersa una crisi nella rappresentanza politica. Questo è il momento per darsi forme, modi e organizzazioni nuove. Si va verso un modello più simile a un movimento e il più distante possibile dalla forma di partito rigida e tradizionale. In questo senso un riferimento importante è rappresentato dal Front National della Le Pen che ha creato un movimento di opinione e di popolo che riesce a sfidare il pensiero unico e dominante».
La Le Pen in Italia raccoglierebbe lo stesso successo?
«E’ una domanda complessa, lei esercita una suggestione anche in Italia, lo abbiamo visto nei commenti dopo il confronto con D’Alema nella trasmissione di due settimane fa su La7. Credo che se facesse politica in Italia avrebbe successo, probabilmente però userebbe toni diversi, mantenendo il suo linguaggio volutamente semplice e diretto».
[Fonte: www.intelligonews.it]