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RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENTE. La senatrice Rauti ha facoltà di illustrare l’interrogazione 3-00123 sul contrasto dei flussi migratori irregolari, per tre minuti.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, colleghi, onorevole Ministro, proprio ieri quest’Aula ha approvato la cessione di dodici unità navali italiane alla Guardia costiera libica. Abbiamo visto il provvedimento come un segnale positivo; esattamente come abbiamo visto come un segnale il suo indirizzo sulle politiche migratorie dopo l’insediamento al Viminale. Segnali che vanno nella direzione che riteniamo necessaria, della protezione delle frontiere per fronteggiare l’immigrazione clandestina e per gestire il fenomeno delle ondate migratorie, nonché per garantire la sicurezza interna.
Il nodo di fondo resta infatti quello del controllo delle frontiere marittime e del contrasto alla tratta degli esseri umani; contrasto a flussi migratori e tutela della sicurezza sono quindi due nodi fondamentali, come anche ribadito dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso.
Si tratta però, signor Ministro, di intensificare gli sforzi per fermare le attività dei trafficanti dalla Libia, dalla Tunisia e da altri Paesi nordafricani, nonché di compiere sforzi maggiori per assicurare il rimpatrio dei migranti irregolari. È per questo, signor Ministro, che Fratelli d’Italia ribadisce, ancora una volta, la necessità di un blocco navale al largo delle coste libiche, concordato con le autorità della Libia come unica soluzione per bloccare l’immigrazione clandestina, impedendo a monte la partenza dei barconi diretti verso l’Italia. Voglio rilevare, per prevenire ogni obiezione ed eventuali equivoci, che il blocco navale non è una misura di guerra, ma è l’interdizione alle partenze; interdizione concordata e in collaborazione con le autorità, in questo caso libiche. Il blocco navale che Fratelli d’Italia chiede è quindi una missione militare europea realizzabile ed efficace.
Le chiediamo allora, signor Ministro, se non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza per promuovere in sede europea l’attivazione di tale specifica missione definita blocco navale.
Le chiediamo altresì un intervento di sistema e non di settore; quindi se non ritenga opportuno ed urgente promuovere nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale un apposito fondo europeo per realizzare accordi con i Paesi di provenienza migratoria, secondo il principio di riammissione, promuovendo così le operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari.
Lei, signor Ministro, ha annunciato, come ha ribadito anche in questa sede, un decreto sicurezza che metta ordine all’attuale situazione di disordine sulla materia, forse addirittura un nuovo testo sull’immigrazione. Abbiamo anche ascoltato che ha citato nuovamente la circolare del 4 luglio. Una circolare inviata ai prefetti, sulla quale il suo Ministero è dovuto tornare. La circolare è disattesa, tanto che è stata nuovamente sollecitata.
Signor Ministro, le chiediamo sia per il blocco navale sia per i rimpatri un impegno maggiore del Governo, perché non vorremmo che i tanti annunci, anche condivisibili, rimanessero tali.
PRESIDENTE. Il ministro dell’interno, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all’interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro dell’interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, senatrice, parto dai numeri perché la politica è passione, ma è fatta di numeri.
Dal 1° giugno, data di insediamento di questo Governo, ad oggi sono sbarcati in Italia 4.500 immigrati. Nello stesso periodo dell’anno scorso sbarcarono 34.200. Quindi, siamo a meno 30.000. Non mi sembra siano annunci, ma fatti reali e concreti e il nostro impegno è a proseguire su questa linea.
Quanto al blocco navale, posto che una simile opzione investirebbe valutazioni dell’intero Esecutivo, ritengo importante sottolineare come il mio Ministero reputi prioritario per il momento dare attuazione alle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno. Stiamo lavorando con la Libia, come lei ricordava, per la dotazione di mezzi, per l’invio di uomini, per l’addestramento, per il supporto economico e il sostegno al presidio delle frontiere Nord e Sud. Il problema non si esaurisce in Libia; bisogna coinvolgere l’Egitto, l’Algeria, la Tunisia e il Marocco, cosa che ho già iniziato a fare.
Penso di completare entro l’estate. Quindi, al di là del dibattito sull’utilizzo della parola, mi interessa il risultato concreto che stiamo ottenendo e che conto di riuscire a incrementare e migliorare entro la fine del mandato.
Quanto al secondo punto da lei sollevato in merito alla collaborazione su base europea, è quello su cui stiamo stressando i colleghi Ministri e Primi Ministri europei affinché i 500 milioni del Trust europeo per l’Africa vengano effettivamente, rapidamente ed efficacemente spesi, così come sono stati investiti 6 miliardi in Turchia. Stiamo lavorando con le organizzazioni non governative OIM e UNHCR, che rappresentano l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’ONU ed altre associazioni di sostegno e volontariato per continuare sulla via dei rimpatri volontari assistiti, che l’anno scorso sono stati più di 30.000.
Io penso che, essendo da cinquantasei giorni, con onore, nel posto che Dio e gli italiani – che ringrazio – mi hanno concesso, abbiamo dimostrato che volere è potere e che si può limitare l’immigrazione clandestina, anche perché, una volta chiuso il flusso dell’immigrazione irregolare, si potrà finalmente tornare a parlare di immigrazione regolare, limitata e qualificata, che potrà essere un valore aggiunto per la nostra società, a differenza di quanto accaduto negli ultimi anni. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Rauti,
per due minuti.
RAUTI (FdI). Signor Ministro, anche io amo i numeri e, infatti, avevo letto la sua relazione che indicava dal 1° giugno un calo pari al 86 per cento. Io lo quantifico in percentuale.
A proposito di numeri, è vero che c’è un calo, però è anche vero che negli ultimi cinque anni – questo naturalmente non dipende da lei – sono sbarcati nel nostro Paese oltre 600.000 persone, che in qualche modo dobbiamo gestire in maniera sistemica e non con interventi di settore. Mentre ci possiamo ritenere parzialmente soddisfatti della risposta sulle attività di rimpatrio e per gli accordi che lei intende ampliare con gli altri Paesi da cui origina l’immigrazione, vogliamo anche ricordare però che si potrebbero “invogliare” alcuni di questi Paesi. Per esempio, la Turchia ci ha obbligato a fornire 6 miliardi in quattro anni per la questione migranti. L’Europa in quel caso non ha lesinato e lo ha fatto perché la rotta balcanica disturbava la Germania e si sono trovate subito le risorse. Su questo siamo parzialmente soddisfatti.
Non penso di poter dire altrettanto per quanto riguarda il blocco navale.
Credo di poter dire, a nome del Gruppo che in questo momento rappresento, che siamo insoddisfatti, perché di blocco navale ne abbiamo sentito parlare molto in altri momenti, anche da esponenti autorevoli della maggioranza di Governo. Non ne sentiamo più parlare e continuiamo a ribadire che è l’unica azione seria per incidere a monte – tutto il resto poi è a valle -, per fermare i barconi della morte, i trafficanti e per fare la lotta agli scafisti, che lei enuncia nelle linee guida. Come si fa a realizzare questo se non si agisce con lo strumento di un blocco navale al largo delle coste libiche? Non dobbiamo avere paura delle parole: «blocco navale» non è un atto di guerra, ma una missione europea che blocca le barche lì dove partono.
PRESIDENTE. La pregherei di concludere.
RAUTI (FdI). Quindi ci auguriamo, signor Ministro, che la maggioranza di Governo voglia accogliere le nostre proposte di legge in materia di protezione umanitaria e di protezione sussidiaria – ne abbiamo presentate – e che condivida la nostra posizione. Concludo ribadendo l’importanza cruciale per noi del blocco navale.
Resoconto stenografico della 27ª seduta pubblica del 26 luglio 2018
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La bozza del mio intervento al Question Time
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