Percorso:

Mozione – Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00052 – Global compact, il “Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare”

Atto n. 1-00052

Pubblicato il 20 novembre 2018, nella seduta n. 60

CIRIANI , GARNERO SANTANCHE’ , BALBONI , BERTACCO , FAZZOLARI , IANNONE , LA PIETRA , MARSILIO , RAUTI , RUSPANDINI

Il Senato,

premesso che:

il Global compact, ovvero il “Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare”, viene presentato come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della Dichiarazione di New York, sottoscritta in sede ONU il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;

il Global compact è finanziato da contributi volontari dei governi a UN Trust Fund, e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

il 10 e 11 dicembre 2018 i Governi del mondo saranno chiamati a firmare il Global compact per una migrazione “sicura, ordinata e regolare” e quello per i rifugiati che mirano, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti;

il Global compact, nella sostanza, è un’iniziativa volontaria di adesione a un insieme di principi giuridici e nasce dalla volontà di promuovere flussi continui, utilizzando motivazioni, sia economiche, sia demografiche;

esso inoltre crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all’immigrazione;

appare evidente, quindi, come il Global compact non sia altro che l’ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare i confini, le culture ed in particolare le sovranità nazionali in tema di immigrazione;

contro questo approccio immigrazionista numerosi Stati si sono già schierati a favore della sovranità nazionale;

Stati Uniti, Ungheria, Australia e Austria hanno già dichiarato di non voler firmare il Global compact sulle migrazioni;

a queste nazioni si è aggiunta di recente anche la Repubblica Ceca; secondo l’Esecutivo di Praga, infatti, il testo “non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale e illegale”;

la soverchia valenza ideologica e politica del Global compact è evidente laddove, nei paragrafi 7, 8 e 9, l’immigrazione viene apoditticamente definita come un fattore in grado aumentare il benessere del Paese ospitante;

l’inaccettabile compromissione della sovranità nazionale in tema di immigrazione è evidente laddove viene sottratta agli Stati nazionali la gestione delle politiche migratorie;

allo stesso modo è inaccettabile, per chi voglia difendere la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori, che l’assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non possa mai essere considerata illegale;

in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un’inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

è inaccettabile che le migrazioni siano gestite da organismi sovranazionali senza alcun controllo democratico dei cittadini dei singoli Stati;

oltremodo non può essere condivisa l’impostazione prettamente ideologica del Global compact che sancisce di fatto una sorta di “diritto a migrare”;

l’Italia patirebbe il prezzo più caro di questa impostazione ideologica sul tema delle migrazioni, per la sua posizione al centro del Mediterraneo, che la configura fatalmente come gigantesco “molo naturale” per le rotte che provengono dall’Africa;

l’Italia è, oltre tutto, uno dei confini meridionali dell’Unione europea e, in senso lato, del mondo occidentale, e possiamo, quindi, considerare l’Italia la “porta di accesso” alla civiltà occidentale, al suo stile di vita, ai suoi diritti e ai suoi doveri;

affermare il principio che chiunque possa venire liberamente nella nostra Nazione, quindi in Europa, comporterebbe una vera e propria mutazione genetica della dimensione funzionale del confine (il limes degli antichi romani) inteso non solo come linea di demarcazione dell’ambito territoriale nel quale si esercita la sovranità di uno Stato, ma anche come linea di demarcazione tra due civiltà diverse, con i rispettivi tratti caratteristici e le necessarie differenze,

impegna il Governo:

1) a non sottoscrivere il Global compact on migrations alla Conferenza di Marrakech del 10 e 11 dicembre 2018;

2) a promuovere, nella Conferenza, un approccio integrato delle politiche dell’immigrazione, dell’asilo, della gestione delle frontiere esterne e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, volto a difendere i confini, l’identità e i valori delle nazioni d’Europa e della Civiltà occidentale;

3) a non partecipare al Trust fund che finanzia il Global compact.

[Fonte: www.senato.it]

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