Continua la polemica sulla statua di Gabriele D’Annunzio che l’amministrazione comunale di Trieste vorrebbe collocare in centro città per celebrare i 100 anni dall’impresa di Fiume. Non tutti i cittadini sono d’accordo con la scelta del sindaco, così hanno lanciato una petizione online per bloccare l’iniziativa.
Separare l’artista dall’opera non sempre è facile, in alcuni casi quasi impossibile. Che Gabriele D’Annunzio fosse un personaggio divisivo già si sapeva, ma la querelle in questi giorni è tornata in auge dopo che l’amministrazione comunale di Trieste ha proposto di collocare una statua del “Vate” nella centrale piazza della Borsa per celebrare i 100 anni dall’impresa di Fiume. Su Change.it è stata creata una petizione, che in un paio di giorni ha superato le 2mila firme arrivando ormai quasi a 3mila adesioni. I sostenitori ritengono che il poeta abruzzese, che nel 1919 guidò una spedizione per l’occupazione della città di Fiume, sia estraneo a Trieste e che non sia giusto celebrarlo con questa onorificenza.
D’Annunzio non c’entra niente con Trieste, veniva sbeffeggiato anche dalla popolazione quando perse l’occhio, a suo dire in un’azione eroica volando sulla città ma in realtà perso per un’infezione mal curata.
D’altro canto, sempre su Change.it è nata anche una raccolta firme di segno opposto che si scaglia contro l’opposizione comunale cittadina, accusandola di “fare opera di censura” e “divulgare polemiche di comodo”. Intanto, la statua del poeta intento a leggere un libro seduto su una panchina è in attesa di collocazione.
Gabriele D’Annunzio: è guerra per la statua di Trieste
Poco più di 1400 sì contro quasi 3mila no: questi i numeri delle firme raccolte online sulla piattaforma Change.it fino ad ora. La maggior parte si oppone alla scelta del Comune di esporre in piazza una statua di Gabriele D’Annunzio. E la polemica non si ferma. I cittadini sono divisi e, a quanto pare, la maggior parte di loro non è d’accordo con l’idea del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza (Forza Italia) che, da giorni, cerca inutilmente di placare gli animi ricordando l’importanza letteraria e culturale del poeta. A sostenerlo c’è la contropetizione a favore, creata da Isabella Rauti (Fratelli d’Italia). Che il terreno da gioco non riguardi soltanto D’Annunzio, ma sia una battaglia squisitamente politica è stato chiaro fin dall’inizio, quando la petizione di Alessandro De Vecchi ha sottolineato la probabile complicità con un “onorevole fascista della città”.
L’ubicazione di fronte al palazzo della Camera di Commercio è offensiva, è probabilmente un omaggio della giunta di destra e delle sue liste composte anche da ex camerati, ad un onorevole dichiaratamente fascista residente nella stessa piazza.
100 anni dall’impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio
Nel 1919 Gabriele D’Annunzio guidò una spedizione per l’occupazione della città di Fiume (attualmente in Croazia) che, dopo la Prima Guerra mondiale, non era stata annessa all’Italia. Il “Vate” si insediò con un gruppo paramilitare autoproclamando uno stato indipendente con le sue regole e la sua costituzione. Secondo alcuni, il poeta usò nel suo governo i mezzi repressivi che, dopo, sarebbero stati ripresi dal fascismo come l’utilizzo dell’olio di ricino come strumento di tortura. Nel 1920 venne stipulato il trattato di Rapallo che rendeva Fiume città libera, ma D’Annunzio non accettò l’accordo e il governo di Giolitti ordinò che lui e il suo contingente venissero sgomberati con la forza. Fino al 1945 la città fece parte del Regno d’Italia prima di essere annessa alla Jugoslavia e, dopo la sua dissoluzione, alla Croazia.
[Fonte: www.fanpage.it]