Atto n. 1-00174
Pubblicato il 8 ottobre 2019, nella seduta n. 152
URSO , CIRIANI , BERTACCO , CALANDRINI , DE BERTOLDI , IANNONE , LA PIETRA , MAFFONI , PETRENGA , RAUTI , GARNERO SANTANCHE’ , TOTARO , ZAFFINI
Il Senato,
premesso che:
il 1° ottobre 2019, a Pechino è stato celebrato il 70° anniversario del discorso con cui il rivoluzionario Mao Zedong annunciò la nascita della Repubblica popolare cinese, con grandi manifestazioni pubbliche, parate militari e festeggiamenti grandiosi;
contemporaneamente a Hong Kong, mentre un gruppo di funzionari governativi assisteva alla cerimonia commemorativa a porte chiuse, la polizia fermava e perquisiva le persone nelle strade e sui mezzi pubblici, dopo aver chiuso almeno 18 fermate della metropolitana;
numerosi e violenti sono stati gli scontri tra polizia e manifestanti culminati con il ferimento di un attivista, ricoverato in gravi condizioni per mano di un poliziotto che ha sparato ad altezza d’uomo;
la manifestazione del 1° ottobre, l’ultima delle moltissime avvenute negli ultimi mesi per chiedere maggiore democrazia e garanzie di autonomia dal resto della Cina, è stata la più violenta da molte settimane: la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e ha azionato gli idranti sui manifestanti, mentre su “Twitter” sono circolati diversi video che sembrano mostrare la polizia mentre spara munizioni vere;
secondo quanto riportato dal “South China Morning Post”, nella sola giornata del 1° ottobre, sono rimaste ferite 31 persone e ci sono stati più di 30 arresti;
l’attivista Joshua Wong, ex leader delle manifestazioni studentesche del 2014, note come “movimento degli ombrelli”, ha invitato il mondo a considerare il 1° ottobre come un giorno di “lotta contro l’autoritarismo” e a far pressioni sui governi e sulle aziende, perché riconsiderino i loro rapporti con la Cina;
questa è solo l’ultima delle manifestazioni dei cittadini di Hong Kong a difesa dello Stato di diritto e della libertà democratica, contro il sistema giudiziario scarsamente trasparente e condizionato dai vertici politici di Pechino e che contano, ad oggi, 1.538 arresti di manifestanti che rischiano fino a 10 anni di carcere;
le richieste sono riassumibili nei seguenti punti: ritiro completo della “Fugitive offenders and mutual legal assistance in criminal matters legislation (Amendment) Bill 2019” (legge di estradizione); derubricazione della caratterizzazione delle proteste come “rivolte”; liberazione ed esonero dei manifestanti arrestati; istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente sul comportamento della polizia; suffragio universale per le elezioni del Consiglio legislativo e del Chief executive; dimissioni dell’attuale Chief executive nominato dal Governo cinese, Carrie Lam;
non è bastata, per sedare la protesta, la sospensione della proposta di legge sull’estradizione con la Repubblica popolare cinese, che aveva dato luogo all’inizio delle proteste quest’anno, e il suo annunciato ritiro alla prossima apertura del Parlamento di Hong Kong;
il Governo cinese ha più volte dichiarato di essere pronto ad usare la forza militare per reprimere il movimento di protesta e, a riprova di ciò, una quantità impressionante di unità dell’Esercito popolare di liberazione e della polizia armata è stato radunato al confine con Hong Kong, nella città di Shenzhen, in assetto da combattimento;
considerato che:
le rivendicazioni dei cittadini di Hong Kong sono garantite dalla Dichiarazione congiunta del Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e del Governo della Repubblica popolare cinese sulla questione di Hong Kong (Pechino, 19 dicembre 1984), dal Patto internazionale sui diritti civili e politici (New York, 19 dicembre 1966), dalla Dichiarazione universale dei diritti umani (Parigi, 10 dicembre 1948) e dalla legge fondamentale dell’amministrazione della Regione speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese;
la proposta di legge di estradizione potrebbe colpire anche le persone di nazionalità italiana risiedenti ad Hong Kong per motivi familiari, di lavoro o di studio;
il portale di informazioni “MercatiEsteri” del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale rileva come Hong Kong rimanga la principale piattaforma operativa per le aziende italiane e straniere attive in Asia e, secondo le più recenti rilevazioni statistiche, le società del nostro Paese che hanno a Hong Kong il quartier generale asiatico o gli uffici regionali o locali sono 175, mentre il numero totale di società “italiane” o con interessi italiani presenti sono stimate in oltre 400;
la crisi politica in atto ha prodotto un brusco rallentamento dell’economia di Hong Kong, proiettata per il 2019 verso una crescita stimata tra lo 0 per cento e l’1 per cento, peggior risultato dal 2009, ed i primi effetti negativi sono stati avvertiti anche dalle centinaia di aziende italiane attive su questo mercato;
la Repubblica italiana si fonda sui principi democratici di uno Stato di diritto, che porta avanti anche nelle sedi internazionali e bilaterali in concordanza con le convenzioni e i trattati internazionali;
la situazione non può non avere ripercussioni sulla dichiarata intensificazione dei rapporti commerciali tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese, in particolare a seguito dell’accordo d’intesa tra i due Paesi sulla “Belt and Road initiative”,
impegna il Governo:
1) ad esprimere la propria condanna per la repressione violenta delle manifestazioni di piazza ad Hong Kong e per la violazione dei diritti fondamentali della libertà di manifestazione, di espressione del pensiero, di stampa;
2) a sostenere le aspirazioni democratiche del popolo di Hong Kong e ad esortare il Governo della Repubblica popolare cinese a rispettare i propri impegni nei confronti di Hong Kong, consentendo un continuato alto grado di autonomia e senza indebite interferenze;
3) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza per tutelare gli italiani residenti o che si trovano in transito, per ragioni di studio, lavoro o turismo, a Hong Kong e garantire i rapporti commerciali e gli interessi economici delle aziende italiane che operano con o in quell’area.