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Giornale di Treviglio – Taglio del nastro tra i «big» e ironia contro i contestatori

TREVIGLIO (pal) Mentre a poche centinaia di metri impazzavano le proteste degli antifascisti, in via Anita Scotti, protetti da un dispiegamento di forze che a Treviglio non si vedeva da tempo, i militanti di Fratelli d’Italia intitolavano la loro sede a Pino Rauti.
Una cerimonia a cui sono intervenuti i vertici del partito (eccetto la leader Giorgia Meloni), durante la quale non sono mancate frecciate e sarcasmo nei confronti di chi stava manifestando in piazza Manara.
A condurre la serata cominciata con l’inno di Mameli, è stata Lorena Colombo, vicepresidente di FdI Treviglio, storica militante missina e amica personale di Rauti. «Il nostro circolo è intitolato a lui già da cinque anni – ha sottolineato – Pino è stato il mio grande maestro e io sono orgogliosa e fiera di averlo dedicato a lui. Abbiamo fatto tanta fatica per aprire questa sede e abbiamo subito tante umiliazioni, ma alla fine siamo sempre andati oltre».
La parola è poi passata alla presidente del circolo e portavoce di Fratelli d’Italia, Valentina Tugnoli, che ha lodato i grandi risultati ottenuti dal partito nel corso degli ultimi anni. «Nonostante le intimidazioni siamo qui in tanti – ha detto -. La scelta di intitolare la sede a Rauti è mia e la rivendico, perché rispecchia il mio percorso politico. Fratelli d’Italia è il partito della coerenza e, dopo anni di lavoro, i sondaggi ci stanno dando ragione». Un tema, quello degli ottimi risultati raggiunti da FdI, che è stato ripreso anche dalla senatrice Daniela Santanchè, una degli ospiti d’onore della serata. «Se Fratelli d’Italia esiste a Treviglio è merito del coraggio di Giorgia Meloni – ha detto -. Con lei si può credere anche ai sogni impossibili e la prossima tappa a questo punto deve essere Palazzo Chigi. E se là fuori c’è qualche cretino non ce ne frega niente, dimostriamo che noi siamo come dicono loro: noi no siamo razzisti, noi siamo a favore di chi viene qua e paga le tasse, ma siamo contro i clandestini».
Sono poi intervenuti Arrigo Tremaglia (nipote dell’ex missino Mario) che ha sottolineato come i contestatori «sono abituati a odiare e la differenza con noi si vede», l’onorevole Paola Frassinetti che ha lodato la figura di Rauti sottolinenado che «abbiamo bisogno di punti di riferimento come lui, perché le radici antiche non gelano mai», l’onorevole Carlo Fidanza, che ha attaccato i manifestanti chiarendo che «non riusciranno mai a tapparci la bocca perché noi siamo più forti di quattro scemi», e l’assessore regionale Riccardo De Corato che ha ironizzato contro gli antifascisti: «Ormai sono in estinzione – ha detto – ma spero che sia dolce, così che ci compensi di tutto quello che ci hanno fatto in passato».
E poi è toccato alla special guest, Isabella Rauti, figlia di colui a cui il circolo di Treviglio ha voluto dedicare la sede (e sulla cui gigantografia appesa in sala ha apposto l’autografo). «E’ da ottobre che raccolgo gli articoli dei continui insulti a mio padre – ha esordito -. Volantini dell’Anpi in cui vengono scritte falsità con un linguaggio di odio che da tempo non sentivo. Anpi che continua a ricevere finanziamenti dallo Stato per un’attività che è anti-italiana. Poi ci sono gli antagonisti e i circoli antifascisti che sono dei disadattati perché sono contro tutto e contro tutti e non si capisce qual è la loro posizione. Mio padre mi ha insegnato che quando tu rifiuti il confronto e non ascolti gli altri vuol dire che hai già perso. Queste persone sono state sconfitte dalla storia e sono state sconfitte dalle elezioni, ma a causa loro si sta ridisegnando un clima di odio che molti di noi hanno già visto in passato. Noi abbiamo fatto i conti col nostro passato – ha proseguito Isabella Rauti rispondendo alla lettera di Simone Oggionni (responsabile nazionale Cultura Articolo Uno – Leu) – loro invece no. avete sentito qualcuno di loro ammettere che il Muro di Berlino era il simbolo dell’oppressione comunista? No e questo è sintomo di una mancanza di identità perché a sinistra non hanno mai fatto i conti con il loro passato. E quando non hai idee si inventano un nemico e accusano noi di usare un linguaggio di odio. Ma questo non è nel nostro Dna, quindi possono scrivere sui muri quello che vogliono, ma noi siamo qui in una strada di periferia e questo a loro da fastidio perché abbiamo strappato consensi proprio alla sinistra. Io ho pena per loro: per la loro povertà culturale, perché sono dei disadattati politici e perché non hanno un’identità. Noi abbiamo tutto questo, perciò siamo più forti e superiori».
Infine, dopo l’inervento del senatore Ignazio La Russa, che ha ironizzato sui cortei di protesta («Mi avete fregato – ha detto – ero venuto apposta per guardarli in faccia»), è stato il momento del taglio del nastro e, ancora una volta, dell’Inno nazionale. Stavolta cantato a squarciagola in strada.

Andrea Palamara

Giornale di Treviglio – Taglio del nastro tra i big – 22 novembre 2019
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