In aula appelli e offerte di collaborazione tra divisioni e toni accesi
Tra sgambetti e fughe in avanti in scena prove di unità all’italiana. Giuseppe Conte si è presentato in Senato e ha teso la mano alle opposizioni. “Da parte del Governo c’è piena disponibilità al dialogo”, ha assicurato rivolgendosi ai pochi parlamentari presenti a palazzo Madama. Il premier è l’unico a sedere tra i banchi del Governo, i senatori lo ascoltano a distanza di sicurezza, rigorosamente muniti di guanti e mascherine. Dopo le scaramucce degli ultimi giorni, sarà Federico D’Incà, a “elaborare un percorso di più intenso confronto”, finalizzato soprattutto a condividere la stesura del decreto Aprile. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha convocato per oggi i capigruppo di opposizione di Camera e Senato per un primo appuntamento della cabina di regia che servirà ad affrontare insieme l’emergenza.
In aula gli appelli all’unità e le offerte di collaborazione scandiscono gli interventi, ma sembrano appartenere più alle consuete liturgie del politically correct che a fattivi impegni per un futuro lavoro comune. La prova plastica arriva quando il capogruppo M5S Gianluca Perilli – dopo aver ascoltato i colleghi delle opposizioni – prova a squarciare il velo: “Sì responsabilità, ma non ipocrisia. Le dichiarazioni fatte qui in Aula non sono corrispondenti a quanto viene detto fuori e in televisione” ammette, accusando Matteo Salvini di essere un “monumento all’ipocrisia” e Giorgia Meloni di aver bollato come “criminali” i componenti del Governo. Le presenze in aula sono contingentate ma le urla si levano alte, tanto da non far apprezzare la riduzione numerica tra gli scranni. La presidente Elisabetta Casellati è costretta a intervenire: “Senatori per cortesia, abbiamo detto collaborazione. Tenete le mascherine o smettete di urlare. Se devo interrompere l’aula ditemelo”, tuona.
Il centrodestra, in realtà, ribadisce la linea in modo compatto, pur utilizzando toni diversi. “Raccogliamo l’appello a collaborare, ma non saremo spettatori – avverte Matteo Salvini rivolgendosi a Conte – Se l’aiuto è richiesto noi ci siamo e ci saremo. Non fate da soli. Ogni tanto ammettere di aver fatto degli errori non è segno di debolezza ma di forza”, accusa. E ancora: “Noi andiamo a tavoli, tavolini, cabine e sedute spiritiche, ma ci interessa la sostanza: accolgano almeno alcune delle nostre proposte. Per ora abbiamo assistito solo a chiacchiere, mentre la gente a casa sta sempre peggio”. “Qualcosa non ha funzionato” anche per FdI. Isabella Rauti punta il dito contro “il ritardo di almeno 25 giorni, dal 31 gennaio” nell’affrontare l’emergenza e gli “errori di comunicazione”.
La presidente Giorgia Meloni dice che “se è vero che siamo in guerra, Fratelli d’Italia non vuole disertare”, ma “finora non si è fatto un lavoro reale di collaborazione”. Anche da Forza Italia la disponibilità al dialogo è messa sul tavolo, ma i distinguo non mancano: “Presidente siamo una squadra, ci deve passare la palla. Se ci passa la palla FI c’è “, assicura Anna Maria Bernini chiamando il premier. E il vicepresidente FI Antonio Tajani rilancia e propone un tavolo Conte-Berlusconi-Meloni-Salvini.
Anche Matteo Renzi vuole essere della partita. Dopo le critiche degli ultimi giorni il leader di Italia viva apprezza Conte per aver “aperto una discussione franca” e non lesina consigli: “Noi non stiamo chiedendo i soldi all’Europa, li stiamo chiedendo ai nostri figli. Quindi spendiamoli bene – ammonisce – Non bastano 50 miliardi.
Facciamo un unico decreto, e non uno al mese come in una saga”.
Passata l’emergenza, avverte, verrà il tempo dei bilanci. E propone una commissione d’inchiesta.
[Fonte: www.lapresse.it]