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La voce del patriota.it – La proposta di Cultura Identità per un 25 aprile condiviso

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In un momento così drammatico è giunta l’ora di trasformare il 25 aprile da una giornata di pochi, divisiva e d’odio in un’occasione di unione nazionale.

“Bella ciao” oggi è la canzone dei centri sociali, delle sardine e di tutti quelli che, in ogni contesto, più che “trovato l’invasor” preferiscono “ho invitato l’invasor”.

Ma soprattutto è una canzone cantata come inno discriminatorio contro tutti quelli che non la pensano come loro.

Sono tante, troppe le scuole in cui viene insegnata questa canzone, sono tante, troppe le conferenze divisive e spesso scorrette, per esempio quando parlano di foibe ed esodo, organizzate dall’ANPI – che poi è anche coperta di finanziamenti pubblici per propagandare comunismo fuori tempo massimo -.

Oggi che siamo nel pieno di un’altra guerra abbiamo bisogno di unità e di una canzone che possa ispirarci.

Naturalmente c’è l’Inno di Mameli ma per il 25 aprile non si può non appoggiare l’iniziativa di Cultura Identità, prontamente accolta dal Vicepresidente del Senato Ignazio La Russa e dalle Senatrici Daniela Santanché e Isabella Rauti e dall’onorevole Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia: il 25 aprile alle 12 va esposto il tricolore e cantata la canzone del riscatto, dell’unità e della vittoria: la Canzone del Piave.

“Abbiamo” dichiara Ignazio La Russa “avanzato una proposta rivolta a tutti, senza distinzioni politiche e culturali: da quest’anno il 25 aprile diventi, anziché divisivo, giornata di concordia nazionale nella quale ricordare i caduti di tutte le guerre, senza esclusione alcuna. E in questa data, si accomuni anche il ricordo di tutte le vittime del Covid-19 che speriamo cessino proprio in aprile. Sarebbe il modo migliore per ripartire in una Italia finalmente capace, dopo 75 anni da quel lontano 1945, di privilegiare ciò che ci unisce e che ci rende tutti orgogliosi di essere italiani. Chi vorrà potrà, sabato prossimo, nel ricordo dei caduti listare a lutto un tricolore e cantare la canzone del Piave che da sempre le Forze armate dedicano ai caduti di ogni guerra”.

“Il 25 aprile di quest’anno, segnato dalla tragedia del Covid-19, può essere davvero una data per unire e non dividere gli italiani. Per ricordare tutti i caduti, senza alcuna distinzione, ma soprattutto per commemorare quei tantissimi connazionali che sono morti in silenzio e da soli a causa del Coronavirus”. A dirlo la deputata di Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti, e le senatrici di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti e Daniela Santanchè, aderendo all’iniziativa

“Sarebbe bello se questa idea si potesse realizzare. Non ho mai festeggiato il 25 aprile – spiega Paola Frassinetti – che ho vissuto sempre come giornata di odio e divisione. Anzi sarebbe auspicabile se diventasse patrimonio di tutti, senza dividere gli italiani in una parte sbagliata e una giusta. Anche se le forti recrudescenze degli ultimi tempi mi fanno dubitare che si possa uscire da questa logica di scontro. Penso al sindaco di Milano Sala che si è rifiutato di rendere omaggio ai caduti del Campo 10. Ecco, mi auguro che si possa sostituire il Piave a Bella ciao, ma vedendo questi segnali nutro seri dubbi”.

Perplessità condivise anche da Isabella Rauti che dice: “Purtroppo l’Anpi ha già deciso  che si canti dai balconi Bella ciao secondo la logica divisiva degli ultimi 75 anni. Possiamo essere d’accordo sul loro slogan ‘io resto libero’ e sui 3 nemici indicati da combattere: le disuguaglianze sociali, il riscaldamento climatico, e l’emergenza sanitaria, ma bisogna rendersi conto che ci sono date e canzoni divisive, come appunto Bella ciao. Credo che tutti, anche alla luce della tragedia che stiamo vivendo, dovrebbero fare uno sforzo e trovare un punto d’incontro in occasione di questo 25 aprile, ricordando i caduti di tutte le guerre, nessuno escluso. E il Piave credo sia un simbolo per tutti”.

D’accordo con l’iniziativa anche Daniela Santanchè perché “mai come in questo momento di grande sofferenza abbiamo bisogno di essere liberati. Stiamo combattendo una guerra non con le armi ma con le medicine e siamo in un’economia di guerra e quindi è giusto che il 25 aprile sia la data per ricordare tutti i morti. Non solo di una parte, in una logica di contrapposizione e scontro, mettendo al centro un simbolo che non può che unire quale il tricolore”.

La Leggenda del Piave fu scritta da E.A. Mario – nome d’arte di Giovanni Ermete Gaeta – nel 1918 per celebrare prima la difesa del Piave dopo la disfatta di Caporetto e poi la controffensiva italiana che portò al 4 novembre e alla nostra vittoria nella Prima Guerra Mondiale.

I nostri nonni la cantavano tutti e alcuni versi, i primi, e “non passa lo straniero” sono indimenticabili.

Una canzone così importante per tutti gli italiani che per circa 3 anni è stata inno provvisorio fino, poi, a essere sostituita, dal 12 ottobre 1946, dall’Inno di Mameli.

Ma rimane capace d’unire. Non solo dal punto di vista storico e simbolico ma anche per il ruolo che ha nella nostra cultura.

Chi è che non ha visto questo video?

Due persone così diverse, Peppone, comunista, e Don Camillo che sono sempre in lite perché vogliono un’Italia profondamente diversa ma che, figli di valori ben più grandi del colore di una bandiera, si mettono in piedi, dritti e orgogliosi, a cantare la Leggenda del Piave perché l’Italia è ben più importante di qualsiasi differenza.

E allora sabato 25 alle 12 tutti a cantare la Leggenda del Piave per ribadire che siamo, per dirla con il Sauro citato nella canzone, “Sempre, ovunque e prima di tutto italiani”

ll Piave mormorava,

Calmo e placido, al passaggio

Dei primi fanti, il ventiquattro maggio;

L’esercito marciava

Per raggiunger la frontiera

Per far contro il nemico una barriera…

Muti passaron quella notte i fanti:

Tacere bisognava, e andare avanti!

S’udiva intanto dalle amate sponde,

Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde.

Era un presagio dolce e lusinghiero,

Il Piave mormorò:

Non passa lo straniero!

Ma in una notte trista

Si parlò di un fosco evento,

E il Piave udiva l’ira e lo sgomento…

Ahi, quanta gente ha vista

Venir giù, lasciare il tetto,

Poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti

Venivan a gremir tutti i suoi ponti!

S’udiva allor, dalle violate sponde,

Sommesso e triste il mormorio de l’onde:

Come un singhiozzo, in quell’autunno nero,

Il Piave mormorò:

Ritorna lo straniero!

E ritornò il nemico;

Per l’orgoglio e per la fame

Volea sfogare tutte le sue brame…

Vedeva il piano aprico,

Di lassù: voleva ancora

Sfamarsi e tripudiare come allora…

No!, disse il Piave. No!, dissero i fanti,

Mai più il nemico faccia un passo avanti!

Si vide il Piave rigonfiar le sponde,

E come i fanti combatteron l’onde…

Rosso di sangue del nemico altero,

Il Piave comandò:

Indietro va’, straniero!

Indietreggiò il nemico

Fino a Trieste, fino a Trento…

E la vittoria sciolse le ali al vento!

Fu sacro il patto antico:

Tra le schiere, furon visti

Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti…

Infranse, alfin, l’italico valore

Le forche e l’armi dell’Impiccatore!

Sicure l’Alpi… Libere le sponde…

E tacque il Piave: si placaron l’onde…

Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,

La Pace non trovò

Né oppressi, né stranieri!

[Fonte: www.lavocedelpatriota.it]

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