Atto n. 4-03424
Pubblicato il 12 maggio 2020, nella seduta n. 216
CIRIANI , ZAFFINI , DE BERTOLDI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , MAFFONI , TOTARO , URSO , RAUTI – Al Ministro della salute. –
Premesso che:
il 28 aprile 2020 il commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19, dottor Domenico Arcuri, emanava l’ordinanza n. 11/2020, con cui si stabiliva che il prezzo finale di vendita al consumo dei prodotti indicati nell’allegato 1, praticato dai rivenditori finali, non potesse essere superiore, per ciascuna unità, a 0,50 euro, al netto dell’imposta sul valore aggiunto;
nella stessa data, nel comunicato stampa pubblicato sul sito di Invitalia, riferiva che dal 4 maggio si sarebbero potute produrre “12 milioni di mascherine al giorno”;
a seguito del comunicato stampa e dell’ordinanza, il gruppo CRAI Secom SpA ha pubblicamente dichiarato che avrebbe ritirato dalla vendita le mascherine, poiché le aveva comperate ad un prezzo maggiore a quello a cui avrebbe dovuto venderle;
il commissario ha risposto in maniera a giudizio degli interroganti stizzita a coloro che hanno espresso le proprie riserve sulla decisione di fissare il prezzo delle mascherine chirurgiche (“Non rispondo alle polemiche di chi parla dal salotto col cocktail in mano”);
nei giorni successivi al 4 maggio, i quotidiani di tutta Italia, nazionali e locali, hanno riportato la notizia che le mascherine promesse sono in realtà introvabili in moltissime località d’Italia;
si evidenzia al riguardo la circostanza per cui si è entrati nella fase 2 da alcuni giorni senza una app di tracciamento funzionante e con una capacità di testing non sempre sufficiente su tutto il territorio nazionale (testing e tracing sono due dei capisaldi identificati dall’Organizzazione mondiale della sanità per contenere la diffusione del contagio nella fase 2);
in queste ore il commissario straordinario ha rilasciato un’ulteriore dichiarazione secondo cui: “non è il commissario che deve rifornire i farmacisti di mascherine. Il commissario rifornisce regolarmente regioni, sanità, servizi pubblici essenziali. E dal 4 maggio anche i trasporti pubblici locali e le RSA, pubbliche e private. A titolo ovviamente gratuito. Le farmacie non hanno le mascherine purché le loro due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere”;
l’impossibilità, di fatto, per gli italiani di dotarsi di dispositivi di protezione individuale per proteggere la salute propria e degli altri, a distanza di quattro mesi dalla dichiarazione oramai dello stato di emergenza, è del tutto inaccettabile,
si chiede di sapere:
a che punto sia la distribuzione effettiva delle mascherine annunciata dal commissario straordinario oramai già da oltre 10 giorni;
quale sia l’effettivo volume di produzione di tali mascherine e quali siano i criteri per la loro distribuzione alle Regioni e per l’assegnazione dei lotti nei singoli punti designati per la vendita;
quali misure siano state messe in atto per sopperire alla carenza di dispositivi di protezione individuale ampiamente emersa in alcune città.
[Fonte: www.senato.it]