Roma, 13 ago – (Nova) – La senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, capogruppo in commissione Difesa, si chiede cosa fara’ l’Occidente in Afghanistan. “Restera’ a guardare mentre, prima e peggio di ogni possibile previsione, l’Afghanistan precipita nel caos? Il Paese, dopo il progressivo ritiro delle Forze dell’Alleanza, lasciato alla sua transizione politica, ha visto il ritorno e la fulminea rivincita dei Talebani. Un dolore rabbioso rispetto all’impegno profuso dai nostri militari impegnati per due decenni in Missione e per il sangue versato; ed e’ un dramma per la popolazione civile costretta a fuggire. I Talebani si riprendono il Paese, dalle principali citta’ simbolo alle province piu’ piccole , ed ora gli estremisti islamici controllano gia’ 15 capoluoghi provinciali su 34 e non avranno interesse alcuno ad accettare il cessate il fuoco ne’ allo svolgimento di elezioni politiche”, aggiunge Rauti, secondo cui la situazione e’ precipitata e dall’inizio dell’offensiva si stimano oltre 250 mila profughi, la cui maggioranza e’ rappresentata da donne e bambini. Secondo l’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr) tale numero “si somma ai 150 mila profughi registrati fra gennaio e maggio, portando complessivamente il totale dei rifugiati a 3,3 milioni di persone in tutto il Paese”. “E se fino a ieri il Governo Draghi – sollecitato anche da Fratelli d’Italia con tutti gli strumenti parlamentari a disposizione – si stava occupando, tra lentezze burocratiche e qualche ritardo di troppo, di trasferire in Italia gli Interpreti , con le loro famiglie, e quei cittadini afghani che avevano coadiuvato a vario titolo i contingenti italiani, ora tutto appare decisamente piu’ difficile, travolto dall’ondata dei richiedenti asilo e dalle difficili vie di comunicazione e trasporto. Quanto sta accadendo in Afghanistan potrebbe portare alla nascita di un nuovo califfato, intanto sicuramente sancisce la fine dei progetti di pace e di democrazia; con la rivincita talebana torna la minaccia terroristica alla sicurezza internazionale e si aprono nuovi spazi di egemonia per la Cina e per la Turchia di Erdogan. E l’instabilita’ bussa di nuovo alle porte di casa”, conclude Rauti. (Rin)
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