Resoconto stenografico in corso di seduta
RAUTI (FdI). Signor Presidente, prima di avanzare la nostra proposta di calendario, vorrei brevemente spiegare perché si arriva a votare il calendario dei lavori questa mattina, non avendo ieri, in Conferenza dei Capigruppo, raggiunto la necessaria unanimità. L’unanimità non è stata raggiunta perché Fratelli d’Italia non condivide la proposta di un calendario – peraltro astratto, perché ancora non sappiamo come si svolgeranno esattamente i lavori della Commissione di competenza – che vuole inserire uno scampoletto di tempo per giovedì sera.
Io voglio essere chiara: non è naturalmente l’eventuale lavoro serale o notturno che ci spaventa. Quello che ci spaventa è il modo di procedere.
È un modo che è un po’ una deriva.
Nella precedente Conferenza dei Capigruppo avevamo infatti stabilito un calendario con orari di inizio e di fine lavori, poi necessariamente modificato perché ci troviamo di fronte a un’assenza di lavori della Commissione. Mi spiego: dovremmo discutere il disegno di legge n. 2488 di conversione del decreto-legge n. 221, a cui l’emendamento del Governo ha aggiunto anche altri aspetti. Si tratta quindi di un atto importante che riguarda la materia sanitaria, la sorveglianza sanitaria e le tantissime misure di contenimento dell’epidemia. La Commissione è stata convocata e sconvocata più di una volta e fondamentalmente non ha ancora cominciato i suoi lavori, al di là della discussione generale. A noi di Fratelli d’Italia non piace fare e disfare il calendario in base al criterio della fretta piegando gli orari che servono alla discussione e al confronto per alcune esigenze che non mettono al primo posto, come invece dovrebbe essere fatto, l’importanza dei provvedimenti e anche la funzione di quest’Assemblea. La questione, in sintesi, non è certamente l’orologio al polso, ma – e noi lo sottolineiamo – è di carattere politico.
Aggiungo anche che, a meno di una settimana di distanza dalle parole di richiamo del presidente Mattarella durante il secondo giuramento, e mi riferisco in particolare all’espressione di non comprimere e non dilatare i tempi di discussione in Aula, che poi concettualmente è il principio sano e sacrosanto… (Brusio).
Chiedo ai colleghi della Lega se possono fare silenzio, perché si tratta solo di un minuto. (Richiami del Presidente). Grazie per l’attenzione così cortese.
Dicevo che si tratta di difendere il principio della centralità del Parlamento. Il decreto-legge è molto importante, merita tempi e modi di discussione e lo meritano anche i numerosi emendamenti, quindi puntare sullo scampoletto di tempo di giovedì sera… Posso anche immaginare il modo frettoloso, come ad esempio la rinuncia di qualcuno a discutere gli emendamenti per fare prima o assistere, come è successo in altri casi, a dichiarazioni di voto depositate al tavolo della Presidenza e non discusse in Assemblea (Applausi), accompagnate addirittura da un applauso liberatorio, rinunciando quindi a svolgere qui una funzione. Sono discorsi che poi arrivano all’esterno, perché non siamo in una bolla e non ci vogliamo finire.
Pensiamo quindi che questa ipotesi di rimaneggiamento del calendario vada a vantaggio delle esigenze di chi vuole tornare a casa e non della discussione; anzi, si sacrifica l’iter.
Perché parlavo di deriva? Perché non è la prima volta, colleghi, che dobbiamo richiamare alla valenza e alla centralità della discussione da fare in Assemblea… (Brusìo).
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Rauti.
Colleghi, dovete assolutamente abbassare la voce o interrompere, in attesa che finisca l’intervento la senatrice Rauti.
Prego, senatrice Rauti.
RAUTI (FdI). Grazie, signor Presidente, poiché mi aiuta a farmi ascoltare. Penso che chi non è interessato possa tranquillamente uscire e tornare per il voto.
Come dicevo, purtroppo non è la prima volta che dobbiamo subire questa – se la vogliamo chiamare elegantemente – asistematicità. Penso, ad esempio, ai tempi di discussione e di approvazione della legge di bilancio, una cosa drammatica che non possiamo dimenticare, sia qui che alla Camera, con la rinuncia alle dichiarazioni di voto in alcuni casi, come già ho ricordato; per non parlare degli ultimi due anni caratterizzati da un’eccessiva decretazione d’urgenza; nonché – devo dirlo e ripeterlo – il ricorso quasi compulsivo ai voti di fiducia, che francamente non si spiegano, di fronte a una maxi-maximaggioranza che comprende tutti tranne noi.
Allora, visto anche lo scarso interesse dell’Assemblea, vengo alla nostra proposta di modifica del calendario.
Presidente, colleghi, considerato anche che domani ricorre la giornata del ricordo delle foibe e che domani pomeriggio sono previste anche manifestazioni in quest’Aula, così come fuori da quest’Aula, proponiamo che si inizi la discussione domani mattina come previsto, sempre compatibilmente con i lavori di Commissione – di cui in effetti non sappiamo tempi e modi – dalle ore 9,30 alle 13, e che si prosegua poi nella giornata di venerdì.
Dopodiché, sempre a proposito di calendario, ricordo a tutti che esistono anche il sabato, la domenica, il lunedì e il martedì; non è scritto da nessuna parte che dobbiamo lavorare o fare finta di lavorare di sera per chiudere i lavori venerdì all’ora di pranzo. Questa è la nostra proposta. (Applausi).
[Fonte: www.senato.it]