Percorso:

Seduta N.22 di Mercoledì 23 Marzo 2011 – Iniziative politiche e di sensibilizzazione in difesa del diritto alla libertà religiosa

La seduta inizia alle ore 12,40

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ABBRUZZESE

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

(omissis)

Discussione unificata:

Mozione n. 178 del giorno 09 marzo 2011,proposta dai consiglieri Pasquali, Rauti, Miele G., Vicari, Cappellaro, Nobili, Sbardella, D’Annibale, Saponaro, Dalia, Colosimo, Carducci Artenisio, Paris, Pascucci, Mei, Melpignano, Tedeschi, De Romanis, Battistoni, Cetrone, D’Aguanno, Bernaudo, concernente: “Iniziative politiche e di sensibilizzazione in difesa del diritto alla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, vittime di persecuzioni culminate nell’attentato di Alessandria d’Egitto”

Mozione n. 136 del giorno 07 gennaio 2011, proposta dai consiglieri Rauti, Miele G., concernente: “Iniziative politiche e di sensibilizzazione in difesa del diritto alla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, vittime di persecuzioni culminate nell’attentato di Alessandria d’Egitto”

Mozione n. 139 del giorno 20 luglio 2010, proposta dai consiglieri Pasquali, Paris, Carlino, D’Annibale, Tarzia, concernente: “Interventi di sensibilizzazione a tutela della libertà religiosa e di condanna dell’attentato di Alessandria d’Egitto ai cristiani copti”

Discussione generale

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al punto 1, reca: Discussione unificata:

Mozione n. 178 del giorno 09 marzo 2011, proposta dai consiglieri Pasquali, Rauti, Miele G., Vicari, Cappellaro, Nobili, Sbardella, D’Annibale, Saponaro, Dalia, Colosimo, Carducci Artenisio, Paris, Pascucci, Mei, Melpignano, Tedeschi, De Romanis, Battistoni, Cetrone, D’Aguanno, Bernaudo, concernente: “Iniziative politiche e di sensibilizzazione in difesa del diritto alla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, vittime di persecuzioni culminate nell’attentato di Alessandria d’Egitto.

Mozione n. 136 del giorno 07 gennaio 2011, proposta dai consiglieri Rauti, Miele G., concernente: “Iniziative politiche e di sensibilizzazione in difesa del diritto alla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, vittime di persecuzioni culminate nell’attentato di Alessandria d’Egitto”

Mozione n. 139 del giorno 20 luglio 2010, proposta dai consiglieri Pasquali, Paris, Carlino, D’Annibale, Tarzia, concernente: “Interventi di sensibilizzazione a tutela della libertà religiosa e di condanna dell’attentato di Alessandria d’Egitto ai cristiani copti”.

Ha chiesto di parlare il consigliere Miele. Ne ha facoltà.

(omissis)

Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti por l’illustrazione della mozione n. 178. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente.
Come ha già detto il collega Miele la mozione 178 comprende e supera nei contenuti ed anche nella attualità le mozioni precedentemente presentate, la 136 e la 139.
Io non impiegherò tutti i minuti a mia disposizione, però nei minuti che invece impiegherò vorrei fare un ragionamento insieme a quest’Aula.
Intanto i firmatari, che sono molti, hanno scelto di incardinare al centro di questa mozione un principio, un principio articolato. La mozione evidentemente prende spunto, e lo prendevano anche le mozioni precedenti che infatti sono datate gennaio 2011, dai noti fatti di sangue avvenuti ad Alessandria ai danni dei cristiani copti.
La mozione vuole incardinare e difendere un principio più complesso e articolato, che è il principio del diritto alla libertà religiosa, che è principio evidentemente che deve valere ad ogni latitudine. E’ il principio del diritto alla libertà religiosa, è il principio che condanna quindi tutte le forme di violenza per motivi religiosi ai danni di comunità che rappresentano una minoranza religiosa nei paesi in cui ciò accade.
La mozione inoltre fa un esplicito riferimento anche ad una doppia violenza che si consumerebbe sulle donne e sulle bambine anche in parvenza, diciamo, in ambito di repressione e discriminazione religiosa.
Io vorrei sottolineare, e in questo penso di poter interpretare anche i sentimenti di coloro che hanno firmato questa mozione, che non si tratta soltanto, e sarebbe già moltissimo, della difesa delle comunità cristiane nel mondo, qui si tratta, come dicevo, di quel principio fondamentale del diritto alla libertà religiosa per tutti, del diritto alla libertà di coscienza per tutti, del diritto di esercitare la propria fede e seguire quindi il proprio credo.
Allora se di questo si tratta, si tratta, con una parola sola ma densa, di invocare il principio della tolleranza e di difendere anche il diritto alla diversità, il diritto delle minoranze a vivere pacificamente il loro credo religioso.
E’ evidente che la mozione e soprattutto le due mozioni che l’hanno preceduta, che dicevo sono datate gennaio, risentivano di quella suggestione dei fatti legati ad Alessandria, ma in realtà le mozioni – i colleghi Astorre e D’Annibale non posso credere che non siano interessati a una riflessione sul diritto alla libertà religiosa – che superano quella suggestione di quel tempo non possono non avere comunque davanti a loro, quindi di fronte alla nostra attenzione, la situazione globale che persiste. E’ una realtà diffusa che è anche una realtà quotidiana perché le cronache continuamente ci restituiscono episodi di violenza, di sopraffazione, di discriminazione per motivi religiosi.
Noi pensiamo che difendere invece il principio del diritto alla libertà di coscienza sia difendere anche la necessità di un dialogo interreligioso, un dialogo che diventa sempre più importante, necessario, io direi insistente, calzante in società che sono pluraliste, in società che vedono al loro interno la presenza, la compresenza di identità diverse, identità anche noi vogliamo immaginare mai chiuse, ma identità invece sempre più dialogiche, identità dinamiche, identità che si confrontino, e nell’identità rientra anche l’identità religiosa.
Poi parlerò degli impegni che questa mozione prevede, ma vorrei aggiungere qualche ulteriore riflessione sia pure in pochi minuti.
La difesa quindi delle minoranze religiose è una difesa che rientra in un impegno che peraltro questa Regione mi pare stia assumendo negli ultimi mesi e che tra l’altro consente ad un giornale come Latina Oggi di intitolare ieri: “La Pisana alza lo sguardo sul mondo”, elencando gli argomenti delle nostre mozioni.
Io penso che questo titolo sia un elemento molto positivo, un riconoscimento perché è vero che qui per fortuna ci occupiamo anche di questioni internazionali, ma non soltanto della loro dimensione internazionale, ce ne occupiamo nella misura in cui queste mozioni affrontano un nodo di fondo che è quello appunto dei diritti umani all’interno dei quali rientrano tutti i diritti di cui ci occupiamo, il diritto religioso, ma in altre mozioni abbiamo affrontato, e lo faremo anche con altre mozioni nella giornata di oggi, altri elementi pertinenti al diritto.
Sicuramente il diritto religioso ha anche un fondamento giuridico, a noi preme sottolineare quel fondamento giuridico, ma anche la portata e il valore simbolico della difesa di questo diritto.
Noi pensiamo che il riconoscimento di questo diritto abbia anche una valenza politica nei termini di quel dialogo di cui parlavo prima e soprattutto nei termini in cui la libertà religiosa significa tutela antidiscriminatoria di coloro che rappresentano minoranze all’interno di un paese che ha una religione diversa sostenuta da una grande maggioranza. C’è anche chi per il diritto religioso rischia la vita, c’è chi per la sua fede perde la vita.
C’è un libro molto bello, Il prezzo della libertà negata, nel quale si elenca anche dove e come si perde la vita per la propria religione e purtroppo il “dove e come” è un “dove e come” esteso. Esistono rapporti internazionali, esistono i rapporti anche del Commissariato dell’ONU, non voglio fare riferimento a fonti e statistiche perché sarebbe noioso, però purtroppo di fonti e di statistiche ne abbiamo molte, io direi che ne abbiamo troppe da questo punto di vista!
Voglio soltanto dire, per dare una dimensione quantitativa di una questione qualitativa, che in un terzo dei paesi del mondo si muore per il diritto alla religione, che il 70 per cento della popolazione mondiale vive la propria religione in condizioni di criticità e di difficoltà.
Quindi non stiamo parlando di una fantasia, purtroppo stiamo parlando di quella che si configura come un’emergenza nell’ambito di un diritto primario insopprimibile qual è il diritto alla propria religione.
Voglio soltanto dire che in paesi anche a noi vicini, penso all’Egitto, ma penso anche all’Afghanistan, ma a paesi anche un po’ più lontani, penso alla Cina ma penso al Medio Oriente, ecco, credere nella propria religione rappresenta non come può esserlo per noi, a cui costa pochissimo o niente magari, per chi ci crede, andare a messa la domenica, in questi paesi seguire la propria religione significa mettere a repentaglio la propria vita e quella della propria famiglia. Allora io penso, e in questo anche i colleghi firmatari credo che possano essere d’accordo con me – anche se questo non c’è nella mozione, voglio dirlo -, che senza l’esercizio della libertà religiosa, quindi in uno scenario di persecuzione, non ci può essere un progresso civile, e soprattutto senza l’esercizio della libertà religiosa, che è la sfera più intima della persona, noi andiamo a negare i fondamenti primari di ogni sistema democratico, per cui questo “pertiene” all’interesse della politica e credo che purtroppo si debba sottolineare che anche nei paesi in cui – anche tra quelli che elencavo prima – le costituzioni in realtà sanciscono il diritto alla libertà religiosa, nella prassi questa prescrizione costituzionale viene negata e contraddetta continuamente.
Io penso che questa non sia questione che la politica possa ignorare, io penso che questa questione neanche le coscienze individuali possano ignorarla, soprattutto, e lo sottolineo, in questa epoca di globalizzazione, in questa epoca che vede società che si confrontano e secondo un principio – quello dovrebbe essere il principio da declinare – di sussidiarietà, e vi rientra anche il diritto alla libertà religiosa, ma un principio fondamentale di integrazione. Più gli scenari sono pluralistici, e sono quelli che noi viviamo, più le società sono complesse, più diventa necessario un dialogo con le comunità, fra le comunità religiose, evidentemente quando quelle comunità sono rispettose di un ordine comune e di un vivere associato.
Noi non possiamo scivolare nella prospettiva di un ritorno alle lotte di religione, e nel momento in cui c’è chi parla di una fine, di una morte delle ideologie non vorremmo veder risorgere conflittualità legate al credo religioso.
Io penso che con questa mozione noi andiamo a toccare una questione fondamentale, penso che ci sia molta modernità e criticità in questi termini, io penso che questo Consiglio non possa esimersi dall’assumere un ruolo funzionale e simbolico rispetto a queste questioni, io penso agli impegni che la mozione recita nei confronti del Presidente e della sua Giunta, ovvero promuovere una serie di iniziative di sensibilizzazione ma anche di pressione presso le autorità internazionali, presso la Comunità europea, presso tutti coloro che sono i punti di riferimento e gli interlocutori necessari, io penso che il Consiglio regionale del Lazio possa esercitare questo ruolo e penso anche che debba farlo. Grazie.

(omissis)

Discussione e votazione degli emendamenti

(omissis)

Emendamento a pagina 11:

– Si aggiunga dopo l’ultimo capoverso nella sezione che impegna il Presidente e la Giunta, la seguente frase:
“Ad invitare gli Imam nelle moschee e nei luoghi di culto mussulmani a celebrare i riti in lingua italiana, affinché siano comprensibili le loro preghiere, il loro pensiero e le loro intenzioni”. –

Ha chiesto di parlare il consigliere Storace. Ne ha facoltà.

(omissis)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente.
Intanto non è una dichiarazione di voto relativa al gruppo del Pdl ma è la mia dichiarazione di voto.
Io personalmente non voterò, mi asterrò su questo emendamento e voglio spiegare perché. Non sono contraria in assoluto, forse non lo sarei nel momento in cui ci trovassimo a discutere, ma non è questo il momento, come peraltro ha anche proposto il collega Paris, in un Consiglio che affronti la complessa questione dei rapporti tra Islam e occidente, la complessa questione tra Islam e modernità, la complessa questione dell’integrazione tra comunità religiose diverse, ma non è di questo che stiamo discutendo e questo in realtà rischia di fuorviare l’attenzione ma anche, credo, lo spirito buono e propositivo che è contenuto in questa mozione che da molti colleghi anche dell’opposizione è stato accolto, sottolineato e condiviso.
Quindi, siccome a me preme l’approvazione di questa mozione, che giudico equilibrata, personalmente io non posso – e ripeto mi asterrò – includere questo emendamento che a differenza degli altri non modifica la sostanza della mozione.
Voglio dire che questo dibattito, che a me è personalmente piaciuto, è un dibattito che naturalmente si è incontrato sugli elementi relativi al diritto della persona, al diritto inviolabile della libertà religiosa, a quel rapporto tra globalità e località che deve vedere un confronto tra le comunità religiose, naturalmente si è diviso sulle radici cristiane dell’Europa, e non poteva che essere così, ma gli estensori della mozione rivendicano questo elemento, e ci si è divisi, ma questo invece non era voluto, sui rapporti con l’Islam.
La mozione non affronta i rapporti con l’Islam e non basta prendere una riga, come è stato fatto, per enunciare un principio quando il principio non c’è.
E’ evidente che si chiede di condannare coloro che giustificano o fiancheggiano il terrorismo internazionale. Questo non è un riferimento all’Islam, ma è un riferimento a quello che è, ovvero a chi giustifica e fiancheggia il terrorismo internazionale.
Quindi, tornando al tema, è per questo motivo, perché la mozione non riguarda questi rapporti così critici, che personalmente io mi asterrò nel momento in cui verrà votato questo emendamento. Grazie.

(omissis)

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Mozione n. 140 del giorno 13 gennaio 2011, proposta dai consiglieri Rauti, Miele G., Abate, Casciani, Melpignano, concernente: “Tutela dei diritti umani, delle libertà fondamentali di espressione, di associazione e di riunione e dell’esercizio del diritto inviolabile di difesa in Iran”

Discussione generale

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al punto 2, reca: Mozione n. 140 del giorno 13 gennaio 2011, proposta dai consiglieri Rauti, Miele G., Abate, Casciani, Melpignano, concernente: “Tutela dei diritti umani, delle libertà fondamentali di espressione, di associazione e di riunione e dell’esercizio del diritto inviolabile di difesa in Iran”.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente.

Mi dispiace, perché ci tenevo molto a illustrare questa mozione, l’avrei fatto con la passione con cui l’ho e l’abbiamo scritta, ma ho un abbassamento di voce, quindi sarò per fortuna vostra molto più sintetica e meno appassionata.
Voglio però sottolineare come e quanto questa mozione in realtà concettualmente si leghi alla mozione 178 che abbiamo appena approvato. Si lega concettualmente nella misura in cui la mozione, pur se costruita intorno a un caso di specie, in realtà diventa e vuole essere una difesa di un principio generale e globale, il principio che si intende difendere è il principio di tutela dei diritti umani, delle libertà fondamentali di espressione, di associazione, di riunione e dell’esercizio del diritto inviolabile di difesa in Iran.
Il caso di specie intorno al quale è stata costruita la mozione è il caso, lo ricordo, dell’avvocatessa Sotoudeh, avvocatessa iraniana recentemente condannata, si tratta dell’11 gennaio scorso, a undici anni di carcere. Avrebbe accumulato undici anni di condanna per ragioni diverse, cinque per aver minacciato la sicurezza nazionale, uno per la sua propaganda contro il regime e altri cinque anni per non aver rispettato il codice di abbigliamento islamico non avendo indossato il velo sul capo.
Voglio ricordare che si tratta di un’avvocatessa molto attiva nell’ambito della difesa dei diritti umani, è stata anche tra l’altro avvocatessa di Shirin Ebadi e viene condannata sostanzialmente per la sua attività professionale a favore dei diritti umani e anche per il suo ruolo direi, se vogliamo, non di “passionaria”, ma sicuramente di militante anche di un’organizzazione per i diritti umani quale il Centro per i difensori dei diritti umani.
Questo suo impegno professionale viene stigmatizzato, viene condannato, ma prima della condanna l’avvocatessa viene detenuta in condizioni disumane, in carcere, sottoposta secondo talune fonti anche a tortura, e questo mi obbliga a fare un richiamo, sia pure brevissimo, al fatto che nelle carceri iraniane non vengono rispettate le condizioni di umanità e neanche le condizioni di detenzione previste dalle loro leggi stesse. Nel caso di specie infatti non vengono rispettati neanche i tempi previsti per esempio per lo spostamento dalla cella di isolamento nella quale l’avvocatessa è detenuta a una cella comune e altri elementi.
La mozione in realtà impegna sul caso dell’avvocatessa, ma ci impegna più in generale intanto a denunciare tutte le forme di maltrattamento che sembrano un metodo sistematico delle carceri iraniane, e ci impegna anche a dare la nostra solidarietà a tutti coloro che vengono detenuti come prigionieri di coscienza, tali sono e tali si chiamano.
Allora il caso di Sotoudeh è stato e continua ad essere come il caso di Sakineh, cui questa Aula ha voluto dedicare una mozione passata a larghissima maggioranza. Il caso di Sotoudeh quindi è, anche qui, una metafora dei diritti umani e della libertà di esercizio della propria professione, nonché libertà di espressione.
Quello che si chiede alla Presidente e alla sua Giunta è di adottare ogni iniziativa opportuna presso le competenti autorità nazionali e internazionali affinché questa sentenza di condanna a undici anni venga revocata. Si chiede anche di porre in atto ogni azione di sensibilizzazione al fine di garantire un pieno esercizio delle libertà fondamentali di espressione, associazione e riunione nell’esercizio del diritto inviolabile di difesa in Iran.
Voglio in conclusione ricordare che stiamo istituendo un intergruppo dedicato agli amici dei diritti umani in Iran, anzi rinnovo l’appello per ulteriori iscrizioni a questo gruppo, e voglio infine ricordare che una risoluzione del Parlamento europeo, che ha affrontato la questione già nel mese di gennaio, non solo ricostruisce il percorso personale e professionale dell’avvocatessa, ma soprattutto, come è giusto che sia – e ne condividiamo lo spirito, anzi lo spirito comune che è contenuto anche nella mozione che stiamo presentando -, il fatto che il caso dell’avvocatessa, inteso come una metafora più ampia, in realtà vuole richiamare l’attenzione su tutte quelle forme di intimidazione, di ostacolo e di persecuzione che vengono poste in essere in Iran contro coloro che osteggiano o comunque non condividono i metodi e gli strumenti del regime.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ASTORRE

Ancora, penso che lo spirito sia quello di sottolineare una mancanza di equità, di trasparenza nei processi giudiziari in Iran, e quindi un invito a difendere quello che definiamo, con un termine tecnico, diritto al giusto processo. Il diritto al giusto processo è un diritto anch’esso inviolabile, è diritto della persona e noi riteniamo che tutto ciò si possa fare, in termini di appelli, di pressione e anche solo di richiamo dell’attenzione su questi elementi che concorrono tutti quanti insieme al nodo di fondo che è quello del rispetto dei diritti umani e della persona, sono non solo questioni utili, ma doverose e di coscienza. Grazie

(omissis)

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