Lei è figlia di Pino Rauti, ex segretario Msi poi leader della Fiamma Tricolore. Il padre di lui è Nedo Fiano, deportato ad Auschwitz e uno dei più attivi testimoni italiani dell’Olocausto
Lui è il figlio di Nedo Fiano, ebreo deportato ad Auschwitz, sopravvissuto e diventato uno dei più attivi testimoni italiani dell’Olocausto. Lei è figlia di Pino Rauti, giovanissimo volontario della Repubblica sociale italiana, fondatore di Ordine Nuovo, segretario del Msi dal 1990 al 1991 e poi leader della Fiamma Tricolore. Le elezioni politiche del 25 settembre hanno provocato una sfida diretta tra due politici dalle storie familiari e politiche agli antipodi: il deputato uscente del Partito democratico Emanuele e la senatrice uscente di Fratelli d’Italia Isabella Rauti. Un duello per il Senato nel collegio uninominale che comprende Sesto San Giovanni, i limitrofi centri dell’hinterland e un pezzo di Milano, cioè i Municipi 8 e 9. Chi prende un voto in più sarà eletto a Palazzo Madama, chi arriverà secondo resterà a casa. Nessun ripescaggio possibile.
Sinistra contro destra. Antifascismo militante, quello di Fiano padre e figlio, contro un’interpretazione assai meno critica del fascismo, quella di Rauti padre e figlia. Inevitabile che “il passato che non passa” faccia irruzione nella campagna elettorale. A dar fuoco alle polveri polemiche è Emanuele Fiano con un post sul suo profilo Facebook: “Ognuno di noi risponde alla storia e ai suoi incroci. Per questo, nel collegio in cui sono candidato, non sarà un incrocio qualsiasi, non sarà una competizione qualsiasi”.
L’esponente milanese del Pd premette che “nessuna colpa dei padri o nessun loro merito può ricadere sulle figlie o sui figli, sia chiaro. Noi ci confronteremo sulle nostre idee per l’oggi e per il futuro”, ma subito dopo aggiunge: “Se ne può andare orgogliosi o meno, dei propri padri, dipende. Non conosco i sentimenti di Isabella Rauti per il suo e non ne parlerò. Conosco, invece, la storia di Pino Rauti. È la storia del neofascismo italiano. Io vado orgoglioso della storia di mio padre”.
La replica di Isabella Rauti non si fa attendere: “Prendo in parola l’onorevole Emanuele Fiano e gli riconosco l’intelligenza politica nel dichiarare di non voler personalizzare la campagna elettorale e di volersi confrontare sull’oggi e sul futuro. Non vorrei che nella tentazione di guardare al passato l’obiettivo dell’onorevole Fiano fosse quello di tornare a trent’anni fa, quando Sesto era definita la ‘Stalingrado’’ lombarda”.
Posizioni inconciliabili storicamente e politicamente. Ma stavolta lo scontro tra le opposte fazioni non sarà una guerra civile come avvenne negli anni tra il 1943 e il 1945 ma un semplice confronto elettorale che si concluderà il 25 settembre. Niente armi in pugno, solo una matita per crocettare il nome di Fiano o della Rauti.
[Fonte: www.quotidiano.net]