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Dire – Difesa. Rauti: Italia tra paesi NATO più attivi nella formazione pari opportunità / Foto. Concluso 1° Corso formatori Gender Advisor

(DIRE) Roma, 1 dic. – Sono trentatré gli ufficiali delle Forze Armate che – insieme a due funzionari della Difesa – hanno superato oggi, presso la sede della Scuola Specialisti dell’Aeronautica Militare di Caserta, il 1° Corso per formatori di Gender Advisor della Difesa, durato due settimane.
L’importante traguardo consentirà in futuro di formare un crescente numero di Gender Advisor e Gender Focal Point, figure create per fornire consulenza ai Comandanti sui temi legati alle pari opportunità, alla prospettiva di genere e all’adozione di tale prospettiva in termini di analisi, pianificazione ed esecuzione delle operazioni di pace e stabilità, oltre che in merito agli aspetti legati alle relazioni con tutti gli attori locali: organizzazioni governative e non governative, popolazione civile, istituzioni, forze di sicurezza, associazioni di volontariato e media.
Le figure che verranno formate in futuro andranno ad aggiungersi alle oltre 600 già esistenti, le quali – secondo una specificità tutta italiana – vengono impiegate non solo nelle missioni internazionali di stabilità sotto l’egida di ONU, NATO e UE, anche in Patria, per occuparsi di pari opportunità e questione di genere.
“L’Italia è il più attivo tra i Paesi NATO, nella formazione del personale civile e militare sui temi delle pari opportunità, del contrasto alla violenza sulle donne e sui principi del mainstreaming dell’empowerment femminile nei teatri operativi, oltre a essere l’unico Paese dell’Alleanza a disporre di una Sezione ‘Politiche di genere’ nell’ambito dello Stato Maggiore della Difesa, che cura tra l’altro la formazione specializzata del personale civile e militare del Dicastero”, ha dichiarato, nel suo indirizzo di saluto ai partecipanti, la senatrice Isabella RAUTI, Sottosegretaria di Stato alla Difesa con deleghe alla formazione e alle pari opportunità.
Nei programmi di formazione comprende anche la trattazione del diritto antidiscriminatorio e della prevenzione di molestie e violenze connesse alle diversità di genere, nonché l’analisi della Convenzione di Istanbul, il primo strumento giuridico internazionale che l’Italia ha sottoscritto e ratificato tra i primi Paesi coinvolti, giuridicamente vincolante, per proteggere le donne, prevenire la violenza domestica e perseguire i trasgressori, riaffermando quel principio, ormai inserito nel diritto internazionale, della violenza sulle donne come violazione di diritti umani fondamentali.
L’Italia è impegnata nell’applicazione del sistema che deriva dalla risoluzione ONU 1325 su ‘Donne, pace e sicurezza’ e successive, che punta a contrastare le discriminazioni e la violenza contro le donne, proteggendole e rendendole protagoniste come costruttrici di pace nei contesti di ricostruzione post conflitto, e agenti di resilienza.
“È di ogni evidenza che, purtroppo, i conflitti odierni coinvolgono sempre di più i civili e le donne, e i processi di pace e di ricostruzione che seguono impongono la partecipazione femminile e l’adozione di un approccio mirato, che favorisca l’empowerment femminile, l’inclusione e la partecipazione delle donne; e non si tratta soltanto di un obiettivo morale ma anche di uno strumento risolutivo dei conflitti e delle crisi. Nel necessario ed infinito processo di cambiamento culturale, la formazione e i formatori giocheranno un ruolo cruciale e saranno i protagonisti delle azioni della Difesa nella costruzione di una parità non solo normativa e descrittiva, ma sostanziale e sociale, formale ma anche reale e di fatto. Una parità che comprende e supera la tutela antidiscriminatoria e che garantisce l’accesso dei diritti acquisiti”, ha concluso la Sottosegretaria alla Difesa.
(Com/Red/ Dire)
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