Si è tenuto a Roma, a Palazzo Ferrajoli, un convegno rievocativo di Pino Rauti, segretario dell’Msi e leader di Fiamma Tricolore organizzato dalle figlie Isabella ed Alessandra
di Giuseppe Vatinno, già Deputato e giornalista
Nel tardo pomeriggio di Venerdì si è tenuto a Roma, a Palazzo Ferrajoli, un convegno rievocativo di Pino Rauti, segretario dell’Msi e leader di Fiamma Tricolore organizzato dalle figlie Isabella ed Alessandra.
Il Convegno, che ormai rispetta una cadenza annuale, ha rievocato tramite la presentazione di documenti inediti dell’Archivio Rauti la figura e l’opera politica ma anche intellettuale di Pino Rauti;il dibattito è stato condotto da Pietro De Leo che ha sostituito il direttore de “Il Tempo” Gian Marco Chiocci, indisposto.
Rauti è stato, come detto, oltre che un politico anche un intellettuale e come scrittore ha prodotto diverse opere di varia natura, non solo politica, ma anche, ad esempio, di turismo e gastronomia, rivelando una forte curiosità per tutti i campi del sapere.
L’archivio privato attualmente ospitato nell’abitazione privata di Rauti stesso è costituito da una immensa mole di scritti, saggi, libri, articoli e riviste ed è in fase di catalogazione grazie all’opera di un laureando in storia, Piero Zucchi, intenzionato a chiedere una tesi di laurea proprio sul leader.
Presenti tra gli oratori Silvano Moffa, già Presidente della Provincia di Roma, Giuseppe Parlato, storico, Luciano Schifone, Pasquale Viespoli;in sala il vicepresidente della Regione Lazio, Francesco Storace, e l’ex sindaco Gianni Alemanno.
Nelle due ore trascorse nella magnifica sala delle conferenze dell’antico palazzo si è revocata la storia politica, intellettuale ed umana di Rauti ad iniziare dal suo periodo di prigionia in Algeria subito dopo la fine della guerra nell’aprile del 1945 con la lettura di lettere inedite inviate ai genitori; pregevole la proiezione in contemporanea di immagini significative e molte anch’esse inedite dell’archivio fotografico privato.
Isabella ed Alessandra Rauti hanno parlato rievocando il significato politico ma anche intellettuale del padre con la rivelazione di particolari inediti ed auspicando la preparazione di un libro utilizzando l’immensa mole documentaristica dell’archivio.
Massiccia la presenza di pubblico che ha occupato non solo la sala centrale ma anche una secondaria preposta all’uopo.
A margine del convegno abbiamo intervistato la figlia Isabella Rauti.
D: Isabella, come era Pino Rauti “padre”?
R: E’ stato un padre molto affettuoso ed attento a noi figlie; mi ricordo che mi svegliavo al ticchettio della sua macchina da scrivere, una Olivetti Lettera 22 che era stata regalata a mia sorella Alessandra.
D: Ma in famiglia parlavate di politica?
R: Mio padre era molto attento al rispetto degli spazi e degli equilibri familiari;parlava di politica solo se richiesto.
D: Rauti è famoso per la sua teoria indubbiamente eterodossa di uno “sfondamento a sinistra”.Cosa significava questo per tuo padre?
R: Per mio padre significava spostarsi dalla tradizionale area ortodossa, come tu dici bene, di una destra tradizionale per aprirsi anche agli operai, ai meno abbienti, ai più deboli, fornendo la base di quella che sarebbe poi divenuta nel tempo la destra sociale.
D: Se non sbaglio Pino Rauti ebbe anche l’interessamento di un organo sovietico come la Pravda.E’ vero?
R: Sì; gli fecero un articolo di cui comunque andava fiero perché ne parlavano bene.
D: in che rapporto stava con gli Usa? Cioè che posizione prese riguardo l’atlantismo?
R: Mio padre fu sempre un anti-atlantista perché vedeva nel capitalismo americano una delle redici della perdita di valori che stava distruggendo l’occidente mentre un’altra parte dell’ Msi era invece favorevole agli Usa in un’ottica anti – comunista. Tra l’altro fece proprio la sua tesi di laurea, ritrovata da poco, sull’Onu e ne parlava con toni assai critici.
D:Isabella, in questo periodo politico così confuso, in cui il “Front National” di Le Pen ha un consenso sempre maggiore, si parla molto di Europa.Che idea aveva tuo padre di essa?
R: Mio padre aveva una visione dell’Europa come una “Europa dei popoli” che unisse nella diversità varie sensibilità cementate comunque da una visione cristiana del continente.
D: Pino Rauti, pochi lo sanno, è stato un precursore dell’ecologismo; ad esempio mi pare che nel congresso dell’Msi di Napoli del 1979, presentasse delle tesi ambientali…
R: Sì; fu proprio a Napoli che tali tesi, nuovamente eterodosse come lo “sfondamento a sinistra”, furono presentate producendo una certa incomprensione nel comitato centrale del partito.I Verdi erano nati da poco ma comunque ancora nessuno parlava della tematica ecologica in maniera approfondita, facendone cioè un tema centrale.Mio padre creò i Campi Hobbit; questi campi incanalarono le energie giovanili evitando di cadere ad esempio nell’estremismo neofascista.Durante queste giornate si discuteva di tutto: dall’ecologia vera e propria, ai temi del medio oriente, della libertà dei popoli, ma anche si spiegavano concetti di educazione civica, ad esempio i funzionamento degli enti locali.Insomma erano momenti di aggregazione sociali di energie giovanili.
D: Che rapporto ebbe Pino Rauti con quella che è chiamata la Tradizione ovvero con autori come Julius Evola, Rene Guenon, Mircea Eliade?
R: Julius Evola, di cui mio padre fu allievo, ebbe sicuramente una grande influenza su di lui e su noi giovani; era un po’ la nostra guida ideologica.Ma anche gli altri autori erano letti ed apprezzati.
D: Ricollegandomi a questo ti chiedo quale influenza ebbe quella che possiamo definire l’ “epica del fantastico” nell’ideologia rautiana…
R: Ebbe molto influenza; una concezione epica e nobile dell’azione richiamava a valori antichi e a modelli che ebbero ed hanno una sicura influenza tra i giovani.Basti pensare che il nome dei campi Hobbit derivano dall’epopea del Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien.
D: Isabella, se non sbaglio voi in quel particolare periodo storico fondaste una rivista “Éowyn”, dal nome di una eroina del Signore degli Anelli…;fu una risposta di un “femminismo di destra” al “femminismo di sinistra”?
R: Io non sono mai stata femminista; sono stata e sono per una complementarietà dei sessi; infatti la nostra rivista femminile (e non femminista) come dici correttamente tu e cioè Éowyn proponeva un modello culturale di donna complementare all’uomo e non in opposizione come invece il femminismo di sinistra propagandava.Infatti il simbolo della rivista era quello taoista dello Yin e dello Yang, cioè, appunto, della complementarietà nella diversità dei ruoli.
D: Torniamo a tuo padre.Che rapporto aveva con la tecnologia?
R: Un rapporto particolare; come ti dicevo utilizzava per scrivere una vecchia Olivetti Lettera 22; tuttavia navigava in internet soprattutto per occuparsi della edizione on-line della rivista telematica “Linea”.Per il resto era incapace di gestire gli sms ed altre diavolerie tecnologiche che in quel tempo stavano emergendo; tra l’altro aveva un cellulare antiquato e gli imponemmo di cambiarlo con uno moderno se voleva che lo aiutassimo…
D: In fine che ricordo hai di tuo padre?
R: E’ stato, come ti dicevo all’inizio, un padre premuroso, affettuoso e delicato.Ci ha sempre incoraggiato a pensare in proprio e a formarci un’idea scevra da preconcetti.E questo sia in politica che nella società.
[Fonte: www.affaritaliani.it]