Cominciamo dall’inizio. Diciassette anni fa, nel 2004 veniva sospesa la leva obbligatoria e si introduceva la figura del militare di professione. E il resto è storia; ma il punto è che, negli anni, dei 250.000 militari professionisti reclutati, soltanto 50000 sono transitati nell’agognato Servizio Permanete Effettivo, ovvero assunti in pianta stabile nell’Esercito, nella Marina, nell’Aereonautica. Ciò significa che migliaia di militari, impiegati per anni e adeguatamente formati e specializzati non sono stati stabilizzati e sono stati “congedati senza demerito”, di fatto licenziati. Il fenomeno del precariato militare ha, quindi, assunto nel tempo una dimensione quantitativa e qualitativa importante ed allarmante; ed i numeri sconfessano la filosofia del soldato di professione, ovvero la figura che si doveva introdurre e che ,invece, è finita nella spirale del precariato, esattamente come accade – purtroppo – in tutti i settori lavorativi. Sulla precarietà militare ha inciso anche la Legge n.244 del 2012 che prevede la riduzione del numero degli appartenenti alle Forze Armate; la norma ha determinato una pesante ricaduta sui volontari, sia sui Volontari in Ferma Prefissata Quadriennale (Vfp4) dell’ immissione 2013 che su quelli reclutati successivamente, rendendo per tutti incerto il passaggio nel Servizio Permanente Effettivo.
Il mondo dei precari militari lancia, giustamente, un grido di allarme che non può essere sottovalutato. A cominciare proprio dai Volontari in Ferma Prefissata quadriennale arruolati con la prima e la seconda immissione del 2013 che, nel frattempo, hanno raggiunto un’età media che ruota intorno ai 30 anni circa e che hanno anche maturato un’anzianità di servizio che supera il decennio, se si considera – come dovuto – il periodo svolto in qualità di Volontari in Ferma Prefissata di 1 anno. I Vfp4 sono diventati una folta schiera di giovani, uomini e donne, che dovevano transitare nel ruolo dei Volontari in Servizio Permanente e che invece restano sospesi in un “limbo” lavorativo e professionale; precari a tutti gli effetti, con le penalizzazioni di progressione di carriera che ne conseguono e con tutti i rischi connessi a questa condizione. Non solo, si tratta di figure militari che, oltre ai 4 anni iniziali, hanno ottenuto per ben due volte la rafferma biennale e che, quindi, sono evidentemente da considerare “meritevoli”, criterio richiesto ed indicato come condizione – appunto – per l’ingresso nel servizio permanente; stiamo parlando di personale altamente qualificato, formato e con impiego anche operativo, che da 10 anni è costretto a lavorare in una situazione di incertezza sul presente e sul futuro transito nel servizio permanente. Rispetto al grido di allarme non sono mancate, da chi di competenza, le rassicurazioni sulla stabilizzazione e neppure le promesse per l’immissione nel ruolo di Volontari in Servizio Permanente ma le procedure necessarie non sono state avviate, anzi, per la precisione, sono stati rinviati i termini di presentazione delle istanze dei militari interessati. Al momento, l’apertura della procedura concorsuale è fissata per il 27 gennaio 2022, nella speranza che non si registrino ulteriori rinvii e ritardi. E mentre in Parlamento cresce il numero delle Proposte di riforma e dei Progetti di Legge di modifica del sistema di reclutamento per le carriere iniziali del personale militare, si registrare il progressivo calo nel reclutamento dei Vfp1; tendenza negativa che può essere ricondotta alla situazione di precariato che ormai avvolge la professione militare, percorso lavorativo che per tanto tempo è apparso, nell’immaginario collettivo, come sicuro e rassicurante. E scelto, sempre, con spirito di servizio e di abnegazione e con amore per la Patria.
Pagina 16 da Aipress N 128
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