(di Manuela Correra)
(ANSA) – ROMA, 11 APR – Sei milioni di bambini “eliminati”, ovvero mai nati, a causa dell’aborto in 40 anni in Italia. E’ questo il principale effetto cui ha portato la legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza (ivg): a sostenerlo è l’associazione antiabortista Provita che oggi, in un incontro al Senato cui hanno partecipato vari senatori della Lega e la senatrice Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, ha denunciato la mancanza di informazione alle donne sui rischi legati all’aborto chirurgico e farmacologico.
Dopo il caso del maxi manifesto di Provita, affisso a Roma e poi rimosso, che raffigurava un feto di 11 settimane con la scritta pro-life ‘Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito’, il movimento antiabortista torna a farsi sentire: questa volta lo fa da una sede istituzionale, con l’appoggio di esponenti di Lega e Fratelli d’Italia. E lancia un messaggio chiaro: alle donne non sono comunicati i rischi dell’aborto, dal maggior rischio di cancro al seno e suicidio alla morte.
Per questo Provita lancia una petizione affinché “il ministero della Salute garantisca che le donne vengano messe a conoscenza delle conseguenze provocate dall’aborto volontario sulla loro salute”.
Sono “232 – ha affermato il senatore leghista Massimiliano Romeo – i bambini eliminati ogni giorno nel grembo materno nel nostro Paese attraverso l’aborto chirurgico”. Ma l’ivg, sostengono i promotori dell’incontro, ha determinato negli anni anche “migliaia di morti tra le donne, dati di cui però non si parla”.
“L’Organizzazione mondiale della sanità – ha sottolineato Rauti – afferma che le morti per aborto sono pari al 7,9% sul totale della mortalità materna, pari a 193mila decessi l’anno, ma il dato è sottostimato. Un altro studio del 2014 pubblicato su Lancet, infatti, ha calcolato che le morti per aborto sono il 14,9% della mortalità materna, quasi il doppio”.
Un dato però contestato dalla Cgil, che rileva come Lancet si riferisse ai rischi legati agli aborti clandestini: “La legge 194 – ha avvertito la responsabile Cgil Loredana Taddei – è oggi più che mai violentemente attaccata, in un pericoloso clima di regressione dei diritti”.
Una lettura opposta, che conferma lo scontro in atto, è quella che invece arriva dal senatore leghista Simone Pillon, che parla della necessità di un “tagliando” per la legge: “Il tagliando – ha chiarito – va fatto per assicurare una piena applicazione della prima parte della legge, che è quella che punta a rimuovere gli ostacoli che spingono la donna ad abortire. L’obiettivo deve cioè essere ‘zero aborti’, rendendo efficace il sistema di prevenzione. Dunque, cercheremo le condizioni politiche per una piena applicazione della prima parte della 194, proponendo norme applicative ad hoc ed uno spostamento di risorse, a partire da maggiori fondi ai consultori e per il sostegno delle donne in difficoltà”.
Anche per Rauti, la 194 “è una legge datata. Vanno rivisti i termini ed anche il ruolo, mancante, relativo alla figura paterna”.
Il ricorso all’aborto, stando ai dati dell’ultima relazione del ministero della Salute al Parlamento, è comunque in diminuzione: nel 2016, le ivg sono state pari a 84.926, con una diminuzione del 3,1% rispetto al 2015, quando ne erano state registrate 87.639. Le ivg cioè, secondo il ministero, “si sono più che dimezzate rispetto alle 234.801 del 1982, anno in cui si è avuto il valore più alto in Italia”. (ANSA).
CR
11-APR-18 18:44 NNN
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