Roma, 18 dic. (askanews) – “Dunque, ricapitolando, se un tifoso molesta una giornalista in diretta tv – condotta da condannare e punire – viene accusato di violenza sessuale; se un magistrato molesta pesantemente una collega, se la cava con una sanzione ridicola. Appare incredibile ma è accaduto ieri; la Sezione Disciplinare del Csm – infatti – ha ritenuto che togliere due mesi di anzianità al magistrato coinvolto fosse sufficiente”. Lo ha dichiarato in una nota la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, componente della commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio e su ogni forma di violenza di genere.
“Il caso – ha spiegato – è noto alle cronache, si tratta del procuratore capo di Firenze Creazzo, autore di molestie sessuali nei confronti di una collega, che è sostituto procuratore a Palermo. Le molestie sarebbero avvenute nel 2015 in un Hotel, durante un Convegno di magistrati ed i fatti in questione sono emersi nell’ambito delle famigerate intercettazioni su Luca Palamara. Il procedimento nei confronti del Procuratore Creazzo è iniziato nel maggio scorso per concludersi ieri con l’ultima udienza a porte chiuse e la decisione della sanzione disciplinare, disposta per uno dei due capi di incolpazione, formulati dalla procura generale della Cassazione ovvero le ‘advances’ sessuali. Creazzo, infatti, è stato assolto, dall’altro capo, quello della ‘violazione del dovere di correttezza ed equilibrio’ per il ‘comportamento gravemente scorretto’ nei confronti della collega. Il magistrato non è stato sottoposto ad azione penale in quanto la vittima non ha sporto denuncia, e questo lascia interdetti perché che un magistrato non sporga denuncia in merito a un evento del genere è senza dubbio un brutto messaggio e un pessimo esempio. Ma quello che lascia allibiti è la motivazione della Sezione disciplinare del Csm che ha derubricato i fatti ad un ‘evento tra privati'”.
“Il protagonista negativo della vicenda resta dov’è, nella sua importante posizione di Procuratore Capo, ad esercitare un ruolo apicale nel ‘tempio’ della legalità. Insomma, una pacca sulla spalla, due mesi di anzianità in meno, e via così, impunito. Un brutto segnale che rischia di ‘fare giurisprudenza’ e che dovrebbe indignare i ‘MeToo’ nostrani, per ora rimasti in silenzio”, ha concluso Rauti.
Pol/Bar 20211218T131755Z
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