ProVita presenta al Senato il suo piano contro l’aborto.
Mercoledì 11 aprile, alle 11.00 nella Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, ha avuto luogo la conferenza stampa «Per la salute delle donne. Le gravi conseguenze dell’aborto sul piano fisico e psichico» organizzata dai ProVita con l’appoggio di Lega e Fratelli d’Italia. In questa sede, Lorenza Perfori ha presentato il suo libro “Per la salute delle donne” ovviamente edito da ProVita. La senatrice della Lega e psicologa Raffaella Marin si sarebbe invece concentrata sui traumi post-aborto, Maria Saponara, sempre senatrice della Lega, avrebbe parlato di calo demografico e dei 6 milioni di bambini (feti ed embrioni) abortiti che secondo lei mancherebbero all’appello e sarebbero parte del problema. La senatrice Isabella Rauti (Fratelli d’Italia) avrebbe invece esposto dati e statistiche sugli aborti. Moderatore dell’incontro è stato Simone Pillon, (udite udite) senatore Lega Nord.
Ricordiamo che una settimana fa su iniziativa dei ProVita a Roma è stato affisso un sinistro maxi-manifesto in cui campeggiava un feto gigante, con tanto di pollice in bocca, accompagnato dalle parole: “Tu eri così a 11 settimane” e “ora sei qui perché la tua mamma non ti ha abortito”
Un attacco violento alle donne e alla loro libertà di scelta. Pochi giorni dopo, il raid di Forza Nuova alla Casa internazionale delle donne di Roma.
Dunque gli stessi volti, i fautori di questa cultura oppressiva avrebbero il benessere femminile come priorità?
Una donna che abortisce, a quanto dicono, è un’infanticida che con la sua decisione non danneggia solo il feto ma più persone: il padre, i nonni, lo zio, il cugino di terzo grado che si vede una volta l’anno… l’allegra famiglia eteronormata dei loro sogni insomma.
Ammettiamo che l’aborto possa rappresentare un trauma per una donna, e non sempre è così, è possibile che portare avanti una gravidanza non desiderata con le sofferenze psichiche e fisiche che comporta, possa rappresentare un trauma ancora peggiore?
Attraverso questa conferenza ci viene detto che la donna che interrompe la gravidanza sarebbe un’assassina, sì, ma solo perché non adeguatamente informata rispetto alle conseguenze cui andrà incontro. Per nostra fortuna a fare luce sulla questione ci sarebbero i ProVita, spostandosi così dalle retoriche di protezione del “bambino” a quelle di protezione della “madre”.
Come punto di partenza della riflessione sul tema si dovrebbe assumere l’esperienza delle donne stesse, come spesso accade, però, questa viene sovrastata da istituzioni politiche e religiose, aprendo la strada al sessismo benevolo e al paternalismo.
Linda Capecci
[Fonte: www.quotidianpost.it]