Questa mattina nella sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio si è tenuto il convegno su “La gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, promosso dalla Associazione culturale Civiltà Progresso Europa. L’assessore agli enti locali e politiche per la sicurezza Cangemi ha introdotto i lavori, affermando che in altre realtà fuori dal nostro paese i beni confiscati vengono venduti, cosa che non accade nel nostro paese, dove l’Agenzia non ha i fondi per gestire i beni; la Regione Lazio ha un piccolo fondo a disposizione che però si trova nell’impossibilità di gestire.
“Combattere contro tutte le mafie, dare l’esempio ai giovani nelle scuole e nelle famiglie, recuperare una cultura della legalità diffusa negli ambienti di lavoro e sul territorio. Su questi temi di grande attualità le Istituzioni devono fare la loro parte, e la Regione Lazio si sta muovendo in questa direzione” è quanto ha dichiarato invece la consigliera Isabella Rauti, membro dell’UdP del Consiglio, nel suo saluto istituzionale. “In questo quadro complessivo, – ha proseguito – si inserisce il tema della confisca e del riutilizzo dei beni sottratti alla criminalità organizzata, attività che ha una duplice valenza, morale e materiale. Morale, perché un bene sottratto al crimine ed utilizzato da Associazioni od Enti aventi diritto, per finalità sociali, rappresenta un esempio di come la lotta contro tutte le mafie possa essere condotta con efficacia; materiale, perché il riutilizzo di questi beni consente di poter reperire spazi, nei quali diffondere la cultura della legalità. E’ però necessario superare alcuni vincoli burocratici, che ancora rendono troppo lente le procedure, dal sequestro dei beni alla loro definitiva aggiudicazione, potenziando l’Agenzia, semplificando la normativa, e valorizzando l’istituto della confisca preventiva, anche prima del termine dei procedimenti giudiziari, come previsto dalla c.d. “Legge antimafia” del 1965, puntando sulla velocità delle assegnazioni e la trasparenza delle procedure. Soltanto diffondendo una cultura della legalità e della responsabilità che parta dalle Istituzioni e dalla società civile, potremo contribuire a sconfiggere tutte le mafie e difendere il valore della legalità in tutte le sue forme”.
Il sottosegretario alla Giustizia Mazzamuto ha poi posto l’accento sui profili civilistici della materia, con speciale riferimento alla tutela dei terzi che risultino proprietari o comproprietari dei beni confiscati; quindi è intervenuto il presidente dell’Osservatorio tecnico-scientifico Vitarelli, che ha sottolineato l’esigenza di valorizzare lo strumento della confisca di prevenzione. Secondo Antonio Anile di SOS Impresa, l’anomalia del sistema è che i sequestri fanno notizia, ma le assegnazioni dei beni molto meno; la Dott.ssa Schembari, dirigente della Polizia di Stato, ha messo l’accento sull’attenzione che deve essere posta anche nella fase successiva al sequestro, quando gli esponenti delle cosche, contando sul loro eccezionale controllo del territorio, possono tentare rivalse sui beni oggetto dei provvedimenti. Il procuratore aggiunto della D.N.A. Alberto Cisterna ha messo in luce invece il problema della perdita di redditività dei beni sottoposti alle misure e sul fatto che la gestione degli stessi, che perdono immediatamente produttività, specie nel caso si tratti di aziende, dopo il sequestro, ha costi alti, poiché le procedure giudiziarie si protraggono per anni.
L’avv. Galasso, grazie alla sua decennale esperienza nel campo, ha fatto una breve ricostruzione storica dell’antimafia, invitando all’ottimismo sulla base della considerazione del fatto che fino al 1986, anno della legge Rognoni-La Torre, non esistevano proprio strumenti per intaccare i patrimoni della criminalità. Quindi il presidente della Comm.ne speciale sicurezza Roma capitale Santori ha testimoniato l’impegno dell’amministrazione comunale sul fronte del recupero dei beni sottratti alle mafie e l’avv. Ursini ha ribadito il concetto per cui lo Stato deve garantire la tutela del cittadino di buona fede coinvolto nei provvedimenti sui beni.
La mattinata di lavori è stata conclusa dal consigliere Pino Palmieri, vice presidente della Commissione Sicurezza del Consiglio regionale, il quale ha indicato come criticità del sistema attuale la moltiplicazione di organismi politici che gravano i cittadini di costi in molti casi non compensati da un’effettiva utilità degli organismi stessi, nonché la moltiplicazione di fasi autorizzatorie rispetto alle attività economiche, che moltiplicano a loro volta le possibilità di infiltrazione della criminalità