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corriere.it – Mamma Lory e il suo team: «Ho la scherma nel sangue»

La schermitrice Loredana Trigilia è la veterana della squadra di scherma paralimpica, per la settima volta ai Giochi con il Gruppo sportivo paralimpico della Difesa che ha qualificato alle competizioni di Parigi 24 atleti per nove discipline

Questa è la sua settima Paralimpiade. Loredana Trigilia è la veterana della Nazionale di scherma paralimpica ma a Parigi ha anche un po’ il ruolo di chioccia per la squadra che vedremo in pedana da oggi fino a sabato 7 settembre. «Mi chiamano “mamma Lory”», conferma sorridendo. La sua prima Paralimpiade fu Sydney 2020. Aveva 24 anni. Non ne erano trascorsi molti dal terribile incidente che l’aveva costretta in carrozzina. «Mi sono avvicinata alla scherma in un momento brutto. L’incidente mi aveva metaforicamente tagliato le gambe. Quando ti risvegli in ospedale non ti aspetti che un dottore ti dica “Non camminerai mai più”. Avevo 19 anni. Ma mi sono rimboccata le maniche, ho detto: “Se la mia vita deve essere questa, cerchiamo di viverla al meglio”».

Undici gli esordienti del gruppo della Difesa
Da quando poi è scoccato l’amore per la scherma è stata una vita densa di emozioni. Come quella rivissuta nel giorno di apertura dei Giochi, mercoledì scorso, quando, ammette, «avevo le lacrime agli occhi. Dicono che chi ne ha fatte tante di Paralimpiadi non si emoziona come un esordiente. Non è vero, anche perché ci eravamo dimenticati cosa volesse dire avere tanta gente assiepata attorno, felice, che applaudiva. A Tokyo, a causa della pandemia, non era stato così». Lei si è emozionata con gli undici esordienti del team della Difesa di cui fa parte – 24 tra atlete e atleti sui 141 della formazione nazionale presenti a Parigi – e tra questi, ci tiene a sottolineare, lo schermitore Gianmarco Paolucci. Trigilia è una specialista di sciabola e fioretto ma sabato giocherà anche nella spada a squadre. E in prima fila tra il pubblico ci sarà suo figlio quattordicenne, sottolinea con orgoglio: «È la sua prima Olimpiade e lui è il mio più grande fan. Da quando ho iniziato la scherma non mi sono mai fermata salvo quando è nato. Appena ha compiuto tre mesi – continua – ho ripreso ad allenarmi. Potrei dire che ho la scherma nel sangue e senza vado in astinenza. E pensare che la prima volta che ho assistito a un allenamento sono quasi fuggita, pensavo fosse uno sport troppo aggressivo».

La prima Olimpiade dopo l’incidente 
Veterana, mamma, capitana. Trigilia non riesce a immaginare una vita senza sport. Anche per suo figlio impegnatissimo nel rugby. «Al di là del fisico, è importante a livello mentale. Ti aiuta a rimetterti in gioco quando stai con gli altri, parlo di quella sana competizione che deve esserci nella vita. Insegna a perdere, perché su una sconfitta lavori per raggiungere nuovi obiettivi. Io l’ho fatto un milione di volte. Invece, conosco bambini che vivono davanti al pc e non comunicano all’esterno».
L’evento di Parigi è un esordio anche per il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa (Gspd): costituito nel 2014, conta su 104 atleti, tra i quali molti civili. «Si sono qualificati in 24 ed è un grandissimo successo, abbiamo fatto un grande lavoro in questi anni, abbiamo dato il massimo e daremo il massimo». Gli atleti civili, precisa il tenente colonnello Gianfranco Paglia, capitano del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, «sono tutti contrattualizzati, di tre anni in tre anni, e questa è la grande forza del nostro Gruppo: aver dato la possibilità ad atlete e atleti di scegliere con chi scendere in campo. E al nostro interno non facciamo differenze, chi viene dal mondo civile è un valore aggiunto e viceversa».

Progetto Campioni 
Tra chi sostiene il Gspd da quest’anno c’è anche il Gruppo Leonardo con il Progetto Campioni e una campagna istituzionale a supporto, che seguirà atlete e atleti nella loro vita quotidiana, per raccontare le sfide che affrontano ogni giorno. Infine, tra i testimoni dei loro risultati c’è la senatrice e sottosegretaria di Stato per la Difesa, Isabella Rauti, che ha la delega all’attività sportiva delle Forze armate e al Gruppo Paralimpico: «È nato dieci anni fa e da allora è cresciuto sia nel numero sia nelle performance; lo scorso anno ha anche preso parte agli Invictus Games in Germania riportando un discreto successo. Quanto all’edizione dei Giochi di Parigi, aver qualificato 24 di loro per nove discipline è una vittoria, hanno superato i propri limiti. È un riconoscimento – conclude Rauti – per il lavoro e i sacrifici fatti sia a titolo personale sia come team».

Paola D’Amico

[Fonte: www.corriere.it]

Questa voce è stata pubblicata in Rassegna stampa, Rassegna stampa - Sottosegretario alla Difesa.