(DIRE) Roma, 17 gen. – Il consigliere membro dell’Ufficio di presidenza Claudio Bucci (Idv), nel suo intervento, ha ricordato l’impegno del Consiglio regionale su questi temi fino ad oggi. “Quando si parla di violenza sulle donne, e in generale di argomenti cosi delicati credo che non debba esserci colore o parte politica”, ha dichiarato; “Questo è uno dei tanti terreni dove la politica ha il dovere di dare il meglio di sé. Forse finora non siamo riusciti a dare le risposte giuste: secondo i dati pubblicati dall’Istat, in Italia le donne che hanno subito violenza sono circa 7 milioni e la maggior parte di loro ha subito violenza dal proprio partner. Il dato che più colpisce è che per oltre il 90% dei casi questi casi passa nel più totale silenzio, non vengono denunciati. Proprio in questi giorni sta iniziando l’iter di approvazione della proposta di legge regionale contro lo stalking – ha ricordato Bucci – un fenomeno in continua crescita, che si accentua maggiormente con il proliferare dei mezzi di comunicazione. La legge va in due direzioni, quella di dare assistenza alle vittime e di cercare una forma di recupero per gli stalker. Molto c’è da fare, ma un passo come questo potrebbe significare molto: darebbe l’avvio ad una fase di attenzione e presa in carico del problema”.
“La violenza contro le donne ha molte forme e molti volti, ed è anche una reazione ai cambiamenti sociali ed alla modificazione nei rapporti di genere” ha affermato la Consigliera Isabella Rauti (Pdl), anch’essa membro dell’Ufficio di Presidenza. “Le Istituzioni devono declinare linee-guida e di intervento per il contrasto al fenomeno delle violenze. Lo stalking, in particolare, è dal 2009 finalmente un reato, grazie alla legge nazionale, che ha fatto emergere un sommerso quantitativo e qualitativo, che solo oggi è identificabile e perseguibile; il Consiglio regionale ha approvato due mozioni bipartisan, ha proposto una legge anti-stalking ed ha stanziato fondi per il contrasto alla violenza sulle donne. La legislazione esiste ma è una condizione necessaria e non sufficiente; per la prevenzione serve una rivoluzione culturale, di costume e di mentalità che educhi al rispetto delle diversita’”, ha sottolineato Rauti. “Le associazioni impegnate nel contrasto alle violenze, come “Noi voci di donne” e “Progetto vittime”, possono contribuire a diffondere questa cultura, in sinergia con le Istituzioni perché ognuno deve fare la sua parte come una responsabilità sociale assunta e condivisa”.(SEGUE)
(Com/Rel/ Dire)
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