Trento. Lotta alla violenza sulle donne, il Trentino è un “modello” per il resto d’Italia sul fronte del sostegno immediato alle donne vittime di abusi, ma resta molto da fare in merito al reinserimento lavorativo che consenta l’indipendenza della donna dall’uomo maltrattante. Sono alcune delle conclusioni cui sono giunte le senatrici componenti la commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi, che hanno visitato per alcuni giorni le strutture trentine, valutandone in maniera positiva l’efficacia.
Nella conferenza stampa svoltasi presso il Rettorato, la presidente della commissione Valeria Valente (Pd) ha messo in evidenza come il modello trentino sia difficilmente esportabile nel resto d’Italia: «Qui c’è l’autonomia e le risorse economiche a disposizione sono molto diverse».
Valente ha sottolineato come l’introduzione in Trentino del “modello Scotland”, che garantisce alle donne un sostegno integrato tra vari enti che va dalla prevenzione, alla protezione immediata nei casi di violenze, all’avviamento al lavoro per garantire l’indipendenza economica delle donne, è un elemento d’avanguardia rispetto alle altre regioni: «In Trentino il rapporto tra istituzioni ed operatori funziona, come mostrano i risultati. Ma ci sono ancora delle criticità nella gestione del “dopo” emergenza, come hanno segnalato i centri antiviolenza». Dello stesso avviso la senatrice Isabella Rauti (FdI): «Elaboreremo delle proposte sulla base di ciò che abbiamo visto funzionare qui in Trentino. Ma la situazione resta carente per il “dopo” emergenza, quando la donna cerca un’indipendenza economica e abitativa».
La senatrice Donatella Conzatti (FI) ha elogiato gli sforzi fatti in Trentino contro la violenza sulle donne: «Qui da anni si sta facendo molto, sono stati costruiti politiche e luoghi di contrasto alla violenza di genere dai quali le donne possono ricominciare a vivere, come mostra l’esperienza dei centri antiviolenza e delle case rifugio, per non lasciare mai sole le donne maltrattate, investendo anche sulla formazione degli operatori e della società in generale». Donatella Conzatti ha posto l’accento sui corsi di sensibilizzazione per uomini maltrattanti, svolti dalla Fondazione Famiglia Materna di Rovereto: «Finora sono a titolo volontario, ma i dati mostrano che gli uomini che vi aderiscono non li abbandonano più, arrivando a comprendere la natura violenta ed illegale dei loro gesti».
[Fonte: www.giornaletrentino.it]