Il Consiglio regionale del Lazio ha ospitato oggi il convegno “Violenza: prevenzione e contrasto”, organizzato a cura delle associazioni “Noi voci di donne” e “Progetto vittime”. Il convegno intendeva fare il punto sul problema della violenza alle donne attraverso le esperienze delle due associazioni che ne hanno curato l’organizzazione, di cui sono state offerte testimonianze numerose e varie.
Ha portato il saluto istituzionale del Consiglio regionale il vicepresidente Raffaele D’Ambrosio (Udc): “In un mondo sempre più materialistico e conflittuale, la crisi economica ed etica determinano sempre più fenomeni di violenza – ha affermato. Ad esserne vittima sono soprattutto i più esposti, i più deboli: i bambini e le donne. Dopo il momento acuto della violenza e i conseguenti danni fisici, psichici e sociali, spesso si determina un “isolamento nel lutto” della vittima, dei suoi familiari, dei professionisti che vorrebbero dare un contributo attivo, fattivo e continuativo, non solo di conforto e di assistenza momentanea. Il convegno di oggi – ha continuato D’Ambrosio – “Violenza, prevenzione e contrasto” ha posto l’attenzione in maniera pregevole non solo al “prima”, come prevenzione, ma anche e soprattutto sul “dopo” e sulla necessità di un progetto integrato di assistenza delle vittime di violenza, e dei loro familiari, da parte di uno staff professionale adatto soprattutto “dopo”, nella fase più delicata, quando solo il silenzio assordante del lutto, e del dolore, resta”.
Il consigliere membro dell’Ufficio di Presidenza Claudio Bucci (Idv), nel suo intervento, ha ricordato l’impegno del Consiglio regionale su questi temi fino ad oggi. “Quando si parla di violenza sulle donne, e in generale di argomenti cosi delicati credo che non debba esserci colore o parte politica”, ha dichiarato; “Questo è uno dei tanti terreni dove la politica ha il dovere di dare il meglio di sé. Forse finora non siamo riusciti a dare le risposte giuste: secondo i dati pubblicati dall’Istat, in Italia le donne che hanno subito violenza sono circa 7 milioni e la maggior parte di loro ha subito violenza dal proprio partner. Il dato che più colpisce è che per oltre il 90% dei casi questi casi passa nel più totale silenzio, non vengono denunciati. Proprio in questi giorni sta iniziando l’iter di approvazione della proposta di legge regionale contro lo stalking – ha ricordato Bucci – un fenomeno in continua crescita, che si accentua maggiormente con il proliferare dei mezzi di comunicazione. La legge va in due direzioni, quella di dare assistenza alle vittime e di cercare una forma di recupero per gli stalker. Molto c’è da fare, ma un passo come questo potrebbe significare molto: darebbe l’avvio ad una fase di attenzione e presa in carico del problema”.
“La violenza contro le donne ha molte forme e molti volti, ed è anche una reazione ai cambiamenti sociali ed alla modificazione nei rapporti di genere”, ha affermato la Consigliera Isabella Rauti (Pdl), anch’essa membro dell’Ufficio di Presidenza. “Le Istituzioni devono declinare linee-guida e di intervento per il contrasto al fenomeno delle violenze. Lo stalking, in particolare, è dal 2009 finalmente un reato, grazie alla legge nazionale, che ha fatto emergere un sommerso quantitativo e qualitativo, che solo oggi è identificabile e perseguibile; il Consiglio regionale ha approvato due mozioni bipartisan, ha proposto una legge anti-stalking ed ha stanziato fondi per il contrasto alla violenza sulle donne. La legislazione esiste ma è una condizione necessaria e non sufficiente; per la prevenzione serve una rivoluzione culturale, di costume e di mentalità che educhi al rispetto delle diversità – ha sottolineato Rauti -. Le associazioni impegnate nel contrasto alle violenze, come “Noi voci di donne” e “Progetto vittime”, possono contribuire a diffondere questa cultura, in sinergia con le Istituzioni perché ognuno deve fare la sua parte come una responsabilità sociale assunta e condivisa”.
La parola è poi passata alla dottoressa Farina, presidente dell’associazione “Noi voci di donne”, che ha illustrato l’impegno della sua associazione, che consiste nell’attuazione presso gli enti locali di Caserta e della provincia degli sportelli antiviolenza; con rammarico la dottoressa Farina ha rimarcato la poca volontà di collaborazione su questi temi da parte delle istituzioni scolastiche, che, quando si tratta di violenza, temono sempre di veder compromesso di fronte alla pubblica opinione il buon nome dell’istituto. La dottoressa Vitagliano ha poi mostrato in concreto le modalità operative che l’associazione, il cui staff è composto, oltre che da psicologi e psicoterapeuti, anche da avvocati, tiene nei casi ad essa sottoposti; particolarmente delicata,a suo avviso, è la perdita di autostima indotta nelle donne vittime di violenza dall’episodio subito.
E’ intervenuto quindi l’avvocato Santini, presidente del Centro studi e ricerche sulla violenza sulla famiglia e sui minori, il quale ha affermato che il singolo episodio di violenza è sempre la punta di un iceberg e che spesso la resistenza nel denunciare alle autorità gli episodi di violenza deriva soprattutto dal timore di subire delle ritorsioni, anche di carattere economico, su se stesse e in particolare sulla prole. Successivamente, anche la dottoressa Giuliani, presidente di “Progetto vittime”, ha spiegato di cosa si occupa la sua associazione e le modalità di intervento che essa tiene nei casi di cui viene a conoscenza.
E’ seguito un toccante intervento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, scomparsa ormai da 28 anni, nel quale egli ha portato la testimonianza del caso specifico vissuto da lui e dalla sua famiglia. Ha chiuso la sessione mattutina un intervento decisamente controcorrente, quello del dottor Francione, ex magistrato, che ha spostato il focus sulla violenza delle istituzioni, con particolare riferimento a quella carceraria, con il noto problema del sovraffollamento delle carceri, e ha affermato che purtroppo il valore rieducativo della pena non esiste e che ciò vale anche con riferimento allo stalking, a proposito del quale egli vedrebbe molto più utile un’azione educativa piuttosto che una previsione di reato.
[Fonte: www.h24notizie.com]