Ci vediamo in un bar dietro piazza S. Lorenzo in Lucina, nel cuore di Roma. Davanti ad una tazza di the e ottime pizzette, Isabella Rauti mi guarda e subito precisa: «Non sono romana da sette o nove generazioni che è quello che qui intendono per essere veramente romani. Sono figlia di padre calabrese e madre umbra trapiantati da piccolissimi, però mi sento molto romana per quello che ho studiato sulla “Roma sparita” e che ho scritto sulla “Roma antifrancese ed antigiacobina”; e per quello che ho visto e vissuto in questa metropoli».
Inizia così a raccontarmi il suo rapporto con la città eterna. È pragmatica, la sua visione di Roma è da donna innamorata ma anche realista. Non nasconde le problematiche che ci sono ma le accetta e quando può cerca di risolverle. Come può. Con alcune amiche ha creato un’associazione “Noi per Roma” che si occupa di interventi di solidarietà e decoro urbano.
«Ci sono molti modi e tante opportunità per fare interventi concreti di volontriato ed educazione ambientale, nelle scuole, con i bambini e con gli studenti ma anche tra noi adulti che abbiamo sempre da imparare! E se, come recita lo slogan di “NoiperRoma”, amassimo la città come casa nostra e ne avessimo la stessa cura, non risolveremmo tutti i problemi ma saremmo di aiuto e un esempio di cittadinanza attiva».
Carattere forte, determinata, schietta e al tempo stesso con una dolcezza che disarma. Isabella ci racconta il periodo degli studi, di quando mentre si stava laureando, prima in Lettere poi in Pedagogia, andava ogni tanto a Castel Sant’Angelo, un luogo a cui è rimasta legata tuttora.
«Se voglio consolarmi, ancora oggi, vado lì a passeggiare, proprio perché mi ricorda il periodo spensierato dell’università, se invece mi devo ricaricare o riflettere faccio canottaggio sul Tevere, per il quale ho quasi una malattia; oppure vado in bici sulla ciclabile, sempre lungo il fiume. Queste due attività sono le uniche che mi consentono di staccare veramente». Il canottaggio? La guardo stupita. Non pensavo, non riesco ad immaginarla alle prese con uno sport così maschile. Ma sbagliavo. Ancora una volta. Lady Alemanno non solo pratica il canottaggio ma l’altra sua grande passione è l’arrampicata sportiva, che condivide con il marito da quando erano ragazzi, anche se, a suo dire, lui è molto, molto più bravo di lei. Nel nostro incontro nomina più volte il Tevere e cita Pasolini che, del fiume che attraversa silenziosamente la città, ha scritto: ” la solca aprendole in cuore stupendi vuoti d’aria”.
«Il Tevere può essere anche sporco ma Roma è il suo rapporto con l’acqua ed è comunque il fiume che “taglia” questa città. Un tempo c’erano i cosiddetti fiumaroli e gli acquaricciari, che portavano l’acqua e la distribuivano e c’era chi ci pescava, insomma ci si viveva intorno. Penso che anche oggi tutti dovrebbero conoscerlo meglio; faccio canottaggio due volte alla settimana e so che c’è un’altra prospettiva con cui guardare alla nostra città, quella delle rive del fiume. Vedi il paesaggio delle stagioni, la flora e la fauna che cambiano e i Circoli canottieri con le loro barche; tutto un mondo! E il primo gennaio ci si va per vedere quelli che si tuffano, una bellissima tradizione tutta nostra e che non passa mai. Il Tevere, il “fiume bojaccia”, è un’anima in divenire della nostra città ed è un po’ anche la sua metafora».
Vive a Monte Mario e qui ha tutti i suoi punti di riferimento perché Isabella ama i mercati rionali e la vita di quartiere dove, concentrato in pochi metri, ha la tintoria, la rammendatrice, il bar: «Sotto casa la mia edicola preferita, con cui ho da sempre un rapporto romantico, poi ho il mio bar gestito da Antonella dove prendo il caffè il sabato, e ho un legame appassionato con “l’omino” della cartolibreria e tabacchi. Lui ha tutto: ogni libro che cerco, e sono una persona difficile, lì lo trovo, non mi ha mai deluso!» Si sofferma qualche istante, mi guarda e sorridendo aggiunge: «Il romano è contraddittorio perché da una parte “va sempre di prescia” dall’altra è un po’ pigro e comodone, come la città stessa, un’affascinante e continua contraddizione o forse, meglio, un ossimoro! Il romano è simpatico e divertente, anche quando fa lo strafottente, e sa sempre, davvero, sdrammatizzare! Poi è generoso e ospitale! E’ una tradizione romana quella dell’accoglienza, da sempre». Parliamo ora delle problematiche di una metropoli come questa. Tutte le signore intervistate hanno trovato nel traffico e nella poca pulizia i punti più critici. Isabella Rauti cosa risponde?
«Rispondo da quella che sono e mi sento, una cittadina romana! Mi piace sempre guardare il bicchiere mezzo pieno, la nostra città ha raggiunto recentemente il 30% della raccolta differenziata dei rifiuti; a fine anno sarà il 40% ed entro il 2014, il 50%! Quindi è stato fatto un grandissimo sforzo da parte della cittadinanza, dell’Amministrazione e dell’Azienda municipalizzata. La differenziata è il primo passo, bisogna andare avanti su questa strada e su quella dello smaltimento e del riciclaggio dei rifiuti. Nessuna metropoli postmoderna e ad alta densità abitativa è assolutamente pulita; Roma è migliorata, ma si può e si deve fare di più, con uno sforzo continuo e costante da parte delle Amministrazioni ed anche da parte di chi ci vive. Il traffico è sicuramente un elemento di sofferenza della città, come di tutte le grandi città; Roma – poi – ha una conformazione ed eredità archeologiche che la rendono unica e molto complessa. ci sono voluti decenni per la metropolitana ma sono sicura che i recenti sviluppi della sua rete ci aiuteranno ad affrontare meglio il problema e di un’altra cosa sono sicura: non si lascia una città come Roma per questi motivi!». A questo punto la domanda è d’obbligo: Mai pensato di andare via?
«Ho studiato per qualche tempo a Parigi per la mia tesi di laurea sulle invasioni Napoleoniche in Italia e le reazioni contadine e popolari anti francesi e, dunque molti documenti erano lì. Sono una persona suggestionata dalla capitale francese e anche dal fascino cosmopolita di Londra, ma so con certezza che non andrei mai via da qui. Ha ragione Flaiano quando scrive: “si vive in questa città troppo bella, amandola, maledicendola, proponendosi ogni giorno di lasciarla e restandoci”. Io ci sono nata e qui ho la mia famiglia. Sono una che ha bisogno di vivere nelle sue radici. Qui è nato e sta crescendo mio figlio, voglio che conosca la Roma della memoria e quella del futuro; no non mi sposterei mai in termini definitivi. Roma è la mia città, anzi la mia casa!»
(I.G.)
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