LE PERLE – Università Didattica Ricerca
Novembre 2014
Gruppo Armando Curcio Editori S.p.A. Roma
Prefazione di Isabella Rauti
Di bullismo si può morire; che sia reale o virtuale, il bullismo può uccidere ed è un fenomeno così diffuso e sommerso che si può configurare come un’emergenza sociale.
Abbiamo importato e tradotto nel lessico italiano il termine inglese “bullying” e talvolta, nella nostra lingua corrente , lo usiamo impropriamente; il bullo, infatti, non è un esibizionista, uno sbruffone, un gradasso un po’ “guascone” , il bullo – chiariamoci ! – ha un comportamento aggressivo e vessatorio ed usa condotte di particolare crudeltà fino al sadismo. Insomma, non esiste un “bullismo buono”, il bullo è sempre “senza gloria” e nessuna giustificazione è possibile, perché Il bullismo è sempre pura cattiveria, è una forma di sopraffazione e di persecuzione sistematica e ripetuta – individuale o di gruppo – verso chi viene percepito come diverso o come debole, la vittima! Ed il bullo è il suo carnefice.
Il presente volume – scritto a più mani, con contributi scientifici specifici – affronta il fenomeno del bullismo sotto varie sfaccettature e soprattutto indaga un aspetto decisamente poco noto e forse più sorprendente, quello del bullismo femminile ed il suo intreccio fondamentale con il bullismo elettronico o cyberbullismo.
Secondo gli Autori, Il bullismo femminile è un fenomeno che si manifesta e si esercita in maniera molto più subdola di quello maschile, in quanto meno fisico e muscolare e maggiormente caratterizzato dall’uso violento dell’interazione verbale, al fine di umiliare la vittima ed escluderla dal gruppo, facendo leva sugli aspetti psicologici ed emotivi, il cosiddetto «bullismo psicologico».
Generalmente, negli atti di bullismo femminile la vittima non viene colpita fisicamente ma le si distrugge l’immagine esteriore e la vita personale e privata; talvolta le si ruba in rete l’identità digitale per annientarla. Il Cyberbullismo è una sorta di mobbing via internet che genera nella vittima forme di ansia, angoscia, depressione e isolamento; è, quindi, un potenziale di psicopatologie, provoca crisi di identità e personalità, minaccia la percezione di sé, l’autostima e la fiducia in se stessi.
Il movente principale della bulla è la gelosia o l’invidia, spesso scatenata dall’aspetto estetico della vittima. L’autrice di bullismo può agire individualmente contro la sua vittima o scatenarle contro il branco, il gruppo – fisico e/o virtuale – che capeggia e che ha selezionato. La bulla, seguita dal gruppo, ha la capacità di intuire e toccare il punto debole della vittima, ed è su questo che infierirà rendendola ancora più debole ed insicura con effetti devastanti sulla crescita. I protagonisti di questo teatro di bulli e perseguitati , infatti, sono per lo più degli adolescenti ma anche dei bambini, con il carattere ancora in formazione, in cerca di conferme e sicurezze, di un’appartenenza al gruppo e di un riconoscimento nel vivere sociale.
I bulli ed i cyberbulli danno l’assalto alle diversità: il colore della pelle, la disabilità, l’obesità, ma anche la bellezza che spicca e che si impone; o la timidezza, l’orientamento sessuale, la nascita straniera o più semplicemente un abbigliamento o un comportamento non convenzionale e non massificato.
Lo spazio virtuale in cui gli adolescenti si immergono è il primo impatto con la libertà e con l’assenza di controllo da parte di genitori e adulti. E così accade che la percezione della “diversità” o della debolezza scatenino il bullismo elettronico di branco; basta entrare in rete per imbattersi nelle troppe voci di violenza verbale: sessismo e misogenia, odio razzista e discriminazioni varie. Il cosiddetto “hatespeech” diffonde insulti, molestie e minacce “a causa” dell’etnia, della presunta omosessualità, di una bellezza più vistosa o una bruttezza evidente, un difetto marcato. Attirano un po’ meno le “diversità” delle opinioni politiche e delle credenze religiose. E, mentre si stanno progressivamente abbassando l’età delle vittime e quella dei bulli, in relazione ad un accesso sempre più precoce agli strumenti digitali ed a tutte le nuove tecnologie, aumentano anche gli altri rischi della navigazione: pedopornografia, adescamento in rete, grooming; ed esiste, complessivamente, un problema di rispetto dei diritti umani online nella navigazione informatica.
La rete è definibile come un “non luogo”, un mondo che attraversa il mondo ed i nostri figli sono tutti nativi digitali, vivono immersi nella “connettività” e talvolta preferiscono il virtuale alla vita reale. Non possiamo abbandonarli ad un mondo parallelo e incontrollato e dobbiamo garantire loro il diritto alla libertà di navigare in rete ed a farlo in sicurezza e senza paura.
Il bullismo femminile, strettamente connesso al cyberbulling o bullismo elettronico è, secondo gli studiosi, un fenomeno piuttosto recente e intimamente legati all’evoluzione e alla proliferazione delle nuove tecnologie nei mezzi di comunicazione. E proprio tale nodo di fondo favorisce la proliferazione di tutte quelle forme di vessazione e di persecuzione attuate tramite il web. L’esempio più tipico sono i filmati ripresi con i telefonini, che immortalano pesanti “prese in giro” o, peggio, crudeli umiliazioni o addirittura maltrattamenti verso un compagno di scuola, che poi vengono diffusi sul canale You Tube. Cioè, esibiti al mondo!
La tecnologia, sempre più sovrana nella nostra società, offre una vasta gamma di nuovi strumenti high tech con cui perpetuare, moltiplicare, amplificare all’infinito l’atto di persecuzione da parte dei bulli nei confronti delle vittime. Due sono gli aspetti che caratterizzano questo nuovo bullismo e che lo rendono particolarmente subdolo: l’assenza del contatto diretto, il bullo elettronico – infatti – non è una presenza fisica, ma un nickname, un soprannome, una maschera virtuale mediante la quale si rende difficilmente rintracciabile nella sterminata rete del web; l’assenza di limiti spazio-temporali: il bullo non lascia in pace la sua vittima, nemmeno tra le mura domestiche, la insegue virtualmente ovunque e la investe ogni volta che si collega al mezzo elettronico. E se il bullismo fisico è visibile e più difficilmente nascondibile ad adulti e genitori, il cyberbullismo sfugge più facilmente ad ogni controllo e denuncia. Forte dell’anonimato garantito da internet, il cyberbullo avverte sempre meno responsabilità nelle azioni commesse a danno altrui. D’altro canto, di fronte al bullismo virtuale, nella vittima si può accentuare la sensazione di non avere più alcuna via di scampo. La disinibizione tipica dell’ambito virtuale e l’anonimato, favoriscono i messaggi violenti e persecutori ed espongono la vittima davanti ad una platea infinita di spettatori e per un tempo infinito, con esiti psicologicamente devastanti.
Il volume non si offre soltanto come strumento di analisi del fenomeno del bullismo in generale e del bullismo femminile in particolare ma, contiene anche la formulazioni di modelli teorici di supporto neuropsichiatrico e di affiancamento pedagogico per le vittime e, soprattutto, propone tecniche di prevenzione e di contrasto , attraverso l’esperienza formativa del Teatro d’Animazione Pedagogico (TAP).
Il TAP – ideato e realizzato dalla Professoressa Giovanna Pini, curatrice del volume – chiama in causa la questione educativa, la sfida e l’emergenza educativa, come metodo per prevenire e combattere il bullismo ed i disagi giovanili. La validità delle teorie e delle metodologie innovative che caratterizzano il Teatro d’AnimAzione Pedagogico sono scientificamente riconosciute ed indubbi sono i risultati raggiunti: un miglioramento della capacità di adattamento alla scuola da parte degli studenti e, soprattutto, la prevenzione di comportamenti negativi attraverso lo stimolo dei rapporti interpersonali e collaborativi.
Il progetto di Teatro d’AnimAzione Pedagogico – che punta ad aiutare le vittime ma anche a recuperare gli autori di bullismo – coinvolge ragazzi di ogni età, con particolare attenzione alla fascia che va dai 13 ai 19 anni. Forse perché è proprio questa, la fascia di età più importante su cui intervenire, perché – spiega la Professoressa Pini “i giovani affrontano un passaggio che sarà determinante per il loro futuro: dalle scuole medie alle scuole superiori, codici e contesti cambiano e ciò che un tempo non veniva neanche considerato ora diventa di fondamentale importanza. L’“altro” è sconosciuto, quanto sconosciuto è spesso il proprio io, e se da una parte ci si sente adulti, dall’altra permangono quelle caratteristiche che rendono l’adolescente un giovane con le sue fragilità ed incertezze. Il sentirsi parte di qualcosa, il senso di appartenenza, è di assoluta importanza in questa età; i ragazzi cercano ascolto, premura, disciplina, serenità e spiegazioni. Ma soprattutto comunicazione. La comunicazione, se usata in maniera consapevole e mirata, può essere utilizzata per migliorare la relazione genitori-figli e studenti-insegnanti, e può prevenire le forme di aggressività; dobbiamo essere pronti a rispondere alle domande e comunicare con gli adolescenti è un prezioso e doveroso atto di altruismo” .
Il Teatro d’AnimAzione Pedagogico ha dimostrato, nel tempo, che può esistere una scuola che sappia farsi carico della vera conoscenza e la valorizzazione dei suoi allievi: questa è la scuola vincente, una scuola dove, con il passare dei mesi, diminuiscono le percentuali di assenze, dove essere presenti è un piacere perché non si è soli, perché si ha una rete di amici giovani e di adulti pronti ad ascoltarti e a valorizzarti. Le riforme scolastiche dovrebbero partire da qui, dall’analisi dei contesti e dalle strategie innovatrici sociali; dalle esperienze concrete come il Teatro d’AnimAzione Pedagogico, un laboratorio di idee ed un modello da seguire se si vuole restituire alla scuola la sua completa funzione educativa e di formazione alla vita.
A questa sfida educativa, il presente volume contribuisce fortemente ed in chiave innovativa. Ed è un libro per tutti: educatori, operatori scolastici, genitori, studenti.