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Il Faro on line – Pisana, una legge per ostacolare il lavoro nero

Il Faro on line – In tempo di crisi, sono molte le persone che pur di lavorare accettano condizioni illegali. Secondo una recente indagine, è composto da quasi 3 milioni l’esercito dei lavoratori in nero presenti in Italia. Con le loro prestazioni, questi lavoratori invisibili “producono” quasi 100 miliardi di Pil irregolare (pari al 6,5% del Pil nazionale), sottraendo un gettito alle casse dello Stato di 42,7 miliardi di euro all’anno. Il tema del lavoro irregolare è ormai da molti anni oggetto di attenzione da parte di tutti: autorità politiche, studiosi, parti sociali. Sono diversi anni, ormai, che si registra, nel Lazio come in altre parti d’Italia, una gravissima situazione di sfruttamento e negazione dei diritti del lavoro. Sembra necessario e urgente, nell’ambito delle competenze legislative di cui dispone la Regione produrre un intervento normativo. Un primo passo è stato fatto oggi alla Pisana nella Commissione speciale sicurezza, Integrazione sociale, lotta alla criminalità, con la presentazione della proposta di legge “Disciplina in materia di contrasto al lavoro non regolare”.
I punti cardine della legge puntano l’attenzione sull’osservanza delle leggi e dei contratti collettivi da parte degli imprenditori per ottenere agevolazioni regionali di qualsiasi tipo; la comunicazione delle assunzioni ai centri per l’impiego, da parte degli imprenditori beneficiari, prima dell’inizio del rapporto di lavoro; l’individuazione di indici di congruità – parametri che definiscono il rapporto tra la quantità e qualità dei beni e dei servizi offerti dai datori di lavoro, e la quantità delle ore lavorate – quale condizione per godere delle agevolazioni regionali, sia pure consentendo un motivato scostamento da parte delle imprese che ottimizzino i fattori della produzione, e quale strumento per indirizzare i controlli, al di fuori di ogni logica di casualità o peggio arbitrarietà;il potenziamento dell’attività ispettiva sul territorio regionale; l’erogazione di incentivi agli imprenditori che regolarizzino i rapporti di lavoro che dimostrino di essere in regola con gli obblighi di legge in materia previdenziale e che applichino ai lavoratori dipendenti trattamenti economici e normativi non inferiori a quelli previsti dagli accordi e contratti collettivi nazionali, regionali e territoriali o aziendali, stipulati con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. La costituzione di un Osservatorio Regionale per l’Economia Sommersa. Esso ha l’obiettivo di effettuare un’analisi delle principali problematiche dell’economia sommersa, del lavoro irregolare e dei loro riflessi sul mercato del lavoro.
“Si tratta del punto di arrivo di un lavoro di drafting legislativo portato avanti a partire dalle audizioni che abbiamo svolto a gennaio sul caporalato agricolo con sindacati e lavoratori – ha spiegato il presidente della Commissione Filiberto Zaratti -. Ci siamo però resi conto che era necessario estendere il nostro raggio d’azione, in quanto il lavoro irregolare è molto diffuso anche nell’edilizia e in tutta una serie di realtà produttive presenti nella nostra regione”. “La proposta di legge mira a stabilire dei precisi criteri di premialità da utilizzare nei provvedimenti di concessione di benefici accordati a qualsiasi titolo dalla regione, in forma diretta o indiretta, ad aziende laziali”, ha precisato il vice presidente Antonio Paris. “Si tratta di un importante mutamento di prospettiva nell’affrontare il cancro del lavoro non regolare, che attualmente pregiudica il mercato – ha dichiarato il consigliere Giuseppe Rossodivita -. È però fondamentale che, una volta approvata, la legge sia finanziata adeguatamente, per renderla immediatamente ed efficacemente applicativa”. “Con questa proposta all’avanguardia – ha aggiunto la consigliera Isabella Rauti – dichiariamo guerra al sommerso e alla conseguente violazione dei diritti umani. Va poi sottolineato che il lavoro nero coinvolge nel 48% dei casi le donne, maggiormente al Nord, che spesso accettano il sommerso in cerca di una prima occupazione, subendo per questo una sistematica mancanza di rispetto dei propri diritti di donna e di lavoratrice”.

Marco Staffiero

[Fonte: www.ilfaroonline.it]

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