A Trento università occupata e manifesti con insulti alle Penne nere. Colpiti anche i gazebo
Trento è in festa, ma a quanto pare non è festa per tutti. La novantunesima Adunata Nazionale degli Alpini 2018, infatti, è diventata l’occasione giusta per la sinistra antagonista per mettersi in bella mostra con le solite sterili contestazioni, ma con l’aggiunta questa volta di qualche attentato sulla rete ferroviaria, perché danneggiare, oltre al decoro di un’intera città, anche direttamente i beni di pubblica utilità, a quanto pare, per il gruppo anarchico di Trento è un must.
Già nei giorni scorsi, per protestare contro l’adunata di uno dei corpi più decorati dell’Esercito Italiano, il gruppo anarchico «Saperi Banditi» aveva occupato il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento. La splendida struttura che ospita il dipartimento, quindi, è stata ricoperta di manifesti infamanti del tenore «Alpini assassini» piuttosto che «Alpini: una faccia da fiumi di vino, un cappello da lago di sangue». L’occupazione all’arrivo dei primi Alpini è stata sciolta, memori forse del ’68, quando la contestazione a Saragat si era risolta con gli Alpini che calmarono i manifestanti più violenti gettandoli nelle fontane della città.
Questa volta, però, non si sono fermati a questo: gli stand ufficiali con i gadget durante la notte sono stati colpiti da numerosi sassi che ne hanno infranto le vetrine, oltre ai gazebi, che con il favore delle tenebre, sono stati tagliati. In tutto questo, per aggravare le difficoltà di raggiungimento da parte delle circa 600 mila persone, fra visitatori e alpini, sono stati tre gli attentati incendiari ai danni della rete ferroviaria.
Intorno alle 4 del mattino di venerdì, infatti, sono scattati gli allarmi a Sorni di Lavis e alla galleria di Civezzano, dove sono state incendiate le cabine dei posti di blocco automatici ed una centralina del distanziamento convogli. Fortunatamente il personale ferroviario ha tamponato la situazione, evitando i danni catastrofici che avrebbero potuto cagionare ai convogli in viaggio, senza un tempestivo intervento. Nella mattinata poi un terzo attentato incendiario ha colpito la stazione di Caldonazzo, dove un principio di incendio ha compromesso la centralina che gestisce le distanze di sicurezza fra i convogli.
Trento non è di certo nuova al terrorismo rosso ma queste azioni ricordano fin troppo gli anni di piombo. La prima presa di posizione è dei senatori Andrea De Bertoldi, neoeletto del collegio di Trento, ed Isabella Rauti che hanno depositato un’interrogazione parlamentare ai ministri della Difesa, dell’Interno e dell’Università sugli accadimenti di questi giorni e sul fatto che ancora rimane un’aula occupata a Sociologia, tutt’ora tollerata ed intitolata a Mauro Rostagno.
I due senatori oltre a condannare aspramente le azioni di questi giorni, si sono schierati in difesa del «più antico Corpo di Fanteria da Montagna» in quanto «hanno sempre difeso la Patria con valore e sacrifici, dentro e fuori i confini» sottolineando «che resta, comunque, inammissibile il livello di tolleranza delle Istituzioni negli ultimi anni in ordine all’occupazione abusiva di spazi universitari e agli atti di vandalismo che hanno avuto come teatro Trento e come attori esponenti del mondo anarchico e dei centri sociali, tali da indurre il questore, nel dicembre 2015, a dichiarare che: Sono personaggi nati, cresciuti e tollerati in questa realtà. Molti sono anche figli della “Trento bene”, con una presunzione d’impunità».
[Fonte: www.ilgiornale.it]