Percorso:

IL PICCOLO – Prove di una nuova destra. E Menia ritrova Rosolen

di Giovanni Tomasin

L’ex braccio destro di Fini riunisce varie anime della “diaspora” a Trieste. Arriva anche Alemanno

image«Nero, no?», chiede quello che sta prendendo le ordinazioni per i caffè al banco. Gianni Alemanno fa di sì con la testa. C’è un’atmosfera ovattata nella hall dell’hotel Nh, prima dell’inizio del convegno “Una destra del terzo millennio”. Gente che chiacchiera amabilmente al bancone – «Siamo amici su Facebook…», «L’Italia non finisce a Muggia, lo sappiamo…» – mentre dalla sala principale arrivano le prove delle note dell’inno di Mameli in vista della conferenza.
È un’istantanea dell’iniziativa con cui Roberto Menia ieri ha chiamato al dialogo tutte le frange degli ex di Alleanza nazionale e del Msi. Per farlo l’ex braccio destro di Gianfranco Fini ha invitato a Trieste attori nazionali di quel mondo: Isabella Rauti, Mario Landolfi e a sorpresa anche Gianni Alemanno. Assente soltanto Francesco Storace, per questioni personali.

I triestini
Sul fronte locale ha preso posto al tavolo dei relatori Alessia Rosolen di “Un’altra Trieste”. Mancava invece Fabio Scoccimarro di Fratelli d’Italia, che inizialmente doveva essere della partita ma che ha defezionato «per impegni famigliari». Resta il sospetto che l’assenza sia stata invece dovuta al malessere con cui il coordinamento provinciale di Fdi ha accolto l’iniziativa di Menia: la direzione provinciale del partito ha infatti comunicato ufficialmente di non voler partecipare. A dispetto di ciò, qualche iscritto tra il folto pubblico si è visto.

Il convegno
Le parole d’ordine del pomeriggio non sono state una sola ma diverse. C’erano quelle storiche della destra (nazione, tradizione, identità, tutte rigorosamente maiuscole) e qualche tormentone odierno: Le Pen, Marò (applausi automatici). Menia ha rivendicato la «storica presenza» della destra a Trieste: «Qui abbiamo lasciato segni profondi, così come nel resto del Paese – ha detto -. Nella prima repubblica l’esperienza unitaria del Msi, nella seconda repubblica il governo con Alleanza nazionale. Oggi, agli albori della terza repubblica quella destra politica, con la sua tradizione magnifica, sembra di fatto essere sparita».
Ha poi passato in rassegna le frange in cui sono dispersi gli eredi di Almirante, da Forza Italia all’Ncd di Alfano: «Esperienze che hanno poco da dare o che non danno prospettive ai nostri ideali. Oggi non c’è Scoccimarro ma ci sono esponenti nazionali di Fdi: penso che quella realtà sia ancora troppo piccola. Colpa di tutti? Certo, ma ora bisogna ricostruire una casa comune».

Le comunali
Da qui l’esigenza di parlare con tutti, anche con chi si era litigato in passato. Non è forse un caso che l’intervento di Rosolen sia stato tra i più applauditi: «Trieste l’anno prossimo va al voto e io sono qui perché penso che una destra debba essere presente. Un’Altra Trieste è stata il primo pezzo della diaspora della destra a uscire dal Pdl, oggi vuole essere un soggetto che assieme a tutti gli altri, sullo stesso livello, vuole tornare a ragionare assieme. Non basterà aspettare la marea, dobbiamo iniziare ora un’operazione non solo politica ma anche culturale». Rosolen ha anche dedicato un passaggio alla polemica con alcuni esponenti di Fdi: «Non penso che oggi esista un solo partito che può arrogarsi l’idea di rappresentare tutta la destra italiana, né tantomeno sentirsi egemone».

Nuova destra
Isabella Rauti, richiamando le posizioni «metapolitiche» care al padre Pino, ha indicato nel lepenismo un modello d’ispirazione: «Il Front National di Marine Le Pen non è quello di Jean Marie. Ha inventato un linguaggio nuovo e a muoversi anche nella direzione che nei vecchi convegni del Msi si definiva “sfondamento a sinistra”. In definitiva il Fn riesce ad essere una nuova destra postindustriale, che incarna nei fatti la sfida di oggi, quella fra nazionalismo e mondialismo».
Mario Landolfi ha parlato di «disfacimento dello stato», osservando come Renzi, Salvini, Grillo, «siano figure additate di volta in volta come di destra ma che nulla hanno a che fare con la nostra tradizione». Al termine del convegno Alemanno ha spiegato che il progetto di riaggregazione avrà il suo fulcro dopo le regionali di giugno: «Fino ad allora io e Rauti saremo impegnati a sostenere Fdi. Poi bisognerà trovare pensare a un progetto comune». «Back in black», gracchia il cantante degli AC/DC: ritorno in nero.

[Fonte: ilpiccolo.gelocal.it]

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