Percorso:

Il Tempo – Il futuro della destra dai soldi di An a Salvini

L’appello Dalla Rauti a Moffa, da Urso e Viespoli «Creiamo una casa comune che non sia la Lega»

di Francesca Pizzolante

«Salvini è un potenziale alleato, ma non può egemonizzare tutta la nostra area di riferimento, dobbiamo creare una “casa comune di tutti”, una destra plurale, a cominciare da Fdi», gli fa eco Gianni Alemanno presnete in sala. «Salvini non ha una storia di destra, lancio un appello a tutta quella destra sommersa per strapparla dal fiume carsico in cui è scivolata: avviamo un nuovo cantiere, di idee e progetti», è l’esortazione di Isabella Rauti, che aggiunge: «Per alcuni può essere un ritorno ad Itaca, ma è ora di ritrovarci». Dopo il fallimento PdL, esperimento suicida di Alleanza Nazionale, la destra vuol risorgere dalle proprie ceneri ed essere pronta alla chiamata della Terza Repubblica che non può essere soggiogata dalla Lega. Questa nuova fase è il tema principale della giornata di studi e confronti organizzata da Isabella Rauti, figlia e moglie d’arte con sangue reazionario che scorre nelle vene. Quella che va in scena nel centro congressi del residence Ripetta è una sorta di «Stati generali». Allo stesso tavolo si son seduti Silvano Moffa (presidente Azione Popolare), Oreste Tofani (presidente Nazione Sovrana), Mario Landolfi (responsabile Pronti per il Sud), Roberto Menia (Segretario Comitato Tricolore per gli italiani nel Mondo), Isabella Rauti (portavoce Prima l’Italia e componente di FdI-AN), Michele Saccomanno ( responsabile dipartimento sanità FdI-AN), Francesco Storace ( vicepresidente del consiglio regionale del Lazio), Adolfo Urso (presidente Farefuturo), Pasquale Viespoli (presidente Mezzogiorno Nazionale) e Fabrizio Di Stefano (deputato Forza Italia). Il direttore de Il Tempo, Gianmarco Chiocci, ha moderato il dibattito pungolando i presenti spronandoli a parlare su più fronti spinosi. Primo fra tutti la fondazione di Alleanza Nazionale e il suo tesoro. Bisogna ripartire dalla fondazione per costruire una forza alternativa al dualismo delle «due emme», Matteo Renzi e Salvini? Certamente per Tofani, secondo il quale la Fondazione dev’essere un luogo inclusivo che offra formazione politica alle nuove leve. Sulla stessa frequenza d’onda è Adolfo Urso che avverte: «I soldi della Fondazione vengano utilizzati per formare e non per aprire nuove sedi di partito».

Un altro aspetto trattato è cosa riserva il futuro. La fuga verso la Lega di Salvini può avere gli stessi risultati catastrofici che ebbe Alleanza Nazionale quando entrò nel Popolo della Libertà. «È stata una scelta subìta, accettata e vissuta – dice Tofani – per questo occorre chiedere scusa al nostro popolo, scusa perché lo abbiamo lasciato orfano. Anche per questo oggi non sappiamo a chi passare il testimone». Così viene naturale pensare subito a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Per relatori lo è ma solo in parte.

Se per Francesco Storace bisogna uscire dalla liturgia del proprio partito a tutti i costi e sostenere, come lui farà in questa tornata elettorale, una realtà presente come Fratelli d’Italia per il presidente di Azione Popolare Silvano Moffa «è stato un errore commercializzare il simbolo di AN-MSI. Mai si sarebbe immaginato di dare in prestito un simbolo, che racchiude una storia, a tempo determinato». Secondo Moffa la parola chiave è rigenerazione. Una rigenerazione che parta da un progetto politico-culturale d’identità e unità, che comporta il superamento dei personalismi che hanno partorito solo decine di associazioni e movimenti. Riconoscere gli errori commessi e capire che le stagioni in politica cambiano.

In una sala gremita, Isabella Rauti sogna una destra ispirata e non fotocopia del modello lenepenista. «Abbiamo assistito ad una parabola in questo ventennio dominato da Forza Italia e Lega. Abbiamo permesso a Salvini di gestire quel vulnus a destra che è il nostro popolo. Con la Lega non parliamo la stessa lingua perché noi siamo per l’unità d’Italia, per un fronte che parli di Nazione, cosa che la Lega non vuole». Va giù pesante Adolfo Urso: «I due Mattei, Renzi e Salvini, stanno attingendo dal nostro pozzo. Salvini ci ha scippato gli slogan, mentre Renzi sta realizzando i nostri programmi».

Pasquale Viespoli fa notare come l’Italia non esista più. Con la modifica del titolo V della Costituzione e l’avvio del federalismo non si parla più di Sud, quando invece esiste una nuova questione meridionale che sta flagellando le famiglie. Nostalgico è anche Roberto Menia, reduce dell’esperienza disastrosa di Futuro e Libertà con Gianfranco Fini, non invitato alla rinascita della destra. Di sicuro i risultati delle regionali saranno un momento importante per capire se Fratelli d’Italia può essere il contenitore di una nuova destra, come auspica Storace, oppure se si dovrà ripartire da zero.

[Fonte: www.iltempo.it]

Il futuro della destra dai soldi di An a Salvini
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