La responsabile famiglia Fdi: “Nelle Marche il 92,9% dei centri offrono il servizio di interruzione di gravidanza, la media nazionale è del 62%”
«Si potrebbe dire che a sinistra, non potendo più influenzare nessuno, ci si fa influenzare dalle influencer». È un calembour la prima lettura che Isabella Rauti, responsabile del dipartimento Famiglia di Fdi, dà delle dichiarazioni di Chiara Ferragni sull’aborto «impossibile» nelle Marche. Così, tra la promozione del suo nuovo «diario fluffy» e quella di un paio di orecchini, la Ferragni entra decisa anche nella calda campagna elettorale, sparando secca: «Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni». Un messaggio che più diretto non si può, piovuto sui suoi quasi 28 milioni di follower, che è stato raccolto al volo dalla deputata dem Alessia Morani, marchigiana, lesta nel ringraziare l’influencer per aver acceso «un faro sulle Marche governate da Fdi».
Davvero la regione guidata da Francesco Acquaroli è un laboratorio anti-194?
«Detto che lascia perplessi che per la sinistra parli la Ferragni, il polverone che si è sollevato nel merito non è altro che una evidente strumentalizzazione di carattere elettorale. Additare le Marche è totalmente infondato e sbagliato. Come dimostra l’ultima relazione al Parlamento del ministro Speranza sull’attuazione della 194, le Marche offrono un servizio, in termini di strutture, invariato rispetto a due anni fa. E le strutture sanitarie marchigiane disponibili per le interruzioni volontarie di gravidanza sono il 92,9 per cento del totale, contro una media nazionale del 62 per cento. Va anche ricordato, per contestualizzare, che, nel frattempo, in Italia c’è un crollo della natalità che influisce ovviamente anche sugli aborti».
Il problema, a leggere i commenti alla presa di posizione della Ferragni, riguarderebbe più che le interruzioni di gravidanza la Ru486, che nelle Marche viene somministrata solo in ospedale.
«A luglio 2020 Speranza emanò linee guida per la pillola abortiva che, contravvenendo a quanto previsto dalla legge 194, consentono alle Regioni di scegliere se permettere la somministrazione della Ru486 fuori dagli ospedali, dunque nei consultori. Sono linee guida, non vincolanti. Dare a una donna la pillola e farla tornare a casa, sola sia da un punto di vista medico che psicologico, nonostante gli effetti collaterali spesso pericolosissimi, sarebbe emancipazione? Certo, il servizio sanitario in questo modo risparmia, ma a me sembra che si abbandoni una donna a se stessa in un momento che, comunque la si pensi a riguardo, per lei è estremo e drammatico».
Se Fdi andrà al governo, potrebbe mettere in discussione la legge 194?
«Come abbiamo sempre detto non pensiamo affatto alla sua abrogazione, ma semmai alla piena applicazione di quanto la legge prevede in termini di tutela, di prevenzione, di rimozione delle cause economiche e sociali che possono spingere una donna ad abortire. Come è stato fatto in Piemonte, creando un fondo per sostenere progetti di tutela materno-infantile. Un punto che prova come sia tipico della sinistra non andare al centro del problema, nel caso di specie ignorando la parte non applicata della 194. Quella, appunto, che riguarda la prevenzione».
[Fonte: www.ilgiornale.it]