Atto n. 3-03114 (in Commissione)
Pubblicato il 22 febbraio 2022, nella seduta n. 406
LA PIETRA , BALBONI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , PETRENGA , RAUTI , RUSPANDINI , TOTARO – Ai Ministri della transizione ecologica e della salute. -Premesso che:
i progetti “LIFE” costituiscono uno dei programmi “storici” della Commissione europea, essendo operativo dal 1992 e rappresentando il principale strumento finanziario dell’Unione europea dedicato alla tutela dell’ambiente, alla conservazione della natura e all’azione per il clima. LIFE ha cofinanziato più di 5.500 progetti in tutta la UE mobilitando oltre 9 miliardi di euro di investimenti e contribuendo con oltre 4 miliardi di euro stanziati dalla Commissione europea a titolo di cofinanziamento. In Italia il programma ha avuto oltre 900 progetti finanziati, determinando un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro, di cui circa 700 milioni stanziati a titolo di cofinanziamento dalla Commissione europea;
il programma svolge un ruolo essenziale, poiché si prefigge di sostenere lo sviluppo, l’attuazione e l’aggiornamento della politica e della legislazione ambientale ed in materia di clima dell’Unione, attraverso il finanziamento di progetti di varie dimensioni diretti a garantire la conservazione e la protezione della biodiversità;
sono molteplici i progetti LIFE interessati da interventi di eradicazione delle specie aliene invasive in numerosi ambienti del Mediterraneo, in particolare quelli che interessano l’eradicazione del ratto nero, Rattus rattus (L., 1758), e specifici vegetali, ad esempio Ailanthus altissima e Carpobrotus, sulle isole italiane;
nello specifico, la Nemo S.r.l. ha progettato tutte le eradicazioni di ratto svolte ad oggi su isole italiane: Montecristo e Pianosa (2010), isolotti minori della Toscana (1999-2001), Giannutri (2005-2006), Zannone (2006), Molara (2008) e isolotti circostanti (2009-2010). A Molara è stata per la prima volta (in Europa) effettuata la distribuzione aerea delle esche rodenticide, metodologia successivamente utilizzata a Montecristo (2010), Tavolara (2017) e isolotti adiacenti. Molara è stata invasa nuovamente dal ratto neanche due anni dopo la conclusione del progetto, anche Montecristo e Tavolara sono state raggiunte nuovamente dal ratto; a tali progetti hanno preso parte: il Corpo forestale dello Stato, vari parchi territoriali fra cui l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, alcuni istituti universitari, l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e, spesso, alcune società private tra cui, come detto, ricorre sempre la ditta Nemo S.r.l. di Firenze;
considerato che:
i progetti presi in carico dalla Nemo S.r.l. hanno visto l’utilizzo del veleno “Brodifacoum”, principio attivo tossico per molte specie animali, oltre alla specie target, il quale è stato disperso sulla superficie di tali isole con un elicottero tramite esche costituite da pellet contenente tale principio;
la scheda di sicurezza del “Brodifacoum” indica i pericoli connessi al suo utilizzo: rischi per la salute in quanto il principio attivo è un potente anticoagulante e rischi per l’ambiente in quanto esso è altamente tossico anche per gli organismi acquatici sensibili e può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ecosistema acquatico; inoltre, nelle informazioni ecologiche della scheda, il prodotto viene classificato come “persistente”; il metodo scelto, quello della dispersione aerea, ha portato successivamente alla scomparsa o alla decimazione di altre specie protette presenti sulle isole,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo fossero a conoscenza dell’utilizzo della suddetta modalità (utilizzo di ingenti quantità di pellet contenenti “Brodifacoum”, come a Montecristo dove ne furono distribuite via elicottero oltre 14 tonnellate pari a circa 7 milioni di bocconi avvelenati) che, lungi dall’essere mirata e selettiva, rappresenta un serio pericolo, oltre che per gli altri animali presenti sulle isole, anche per l’ambiente particolarmente protetto, andando ad inquinare le falde acquifere, il mare e a contaminare tutta la catena alimentare;
se intendano verificare se tale tipo di interventi abbiano portato ad una perdita, piuttosto che alla salvaguardia della biodiversità, data la mancanza di studi indipendenti condotti prima dell’esecuzione dei progetti di eradicazione che avrebbero potuto dimostrare che la specie “aliena” si era naturalizzata nell’ambiente e non rappresentava un rischio per la biodiversità, ma anzi ne erano un elemento costitutivo e se intenda verificare e quantificare le ingenti perdite ed estinzioni di animali non bersaglio alloctoni ed autoctoni, anche particolarmente protetti, in terra ed in mare, avute a seguito dell’avvelenamento generalizzato di intere isole o dell’eliminazione con trappole o tramite la caccia;
considerato che in nessuna delle isole mediterranee esistono ancora delle biocenosi originarie (perché perdute ormai da millenni per effetto anche dell’interferenza antropica), se abbia un senso procedere a programmi di “riqualificazione ambientale” (mediante i progetti “LIFE+”), che prevedono essenzialmente la massiva eradicazione di molte delle piante e degli animali ormai presenti da tempo, ma originariamente alloctone, che sono riuscite ad integrarsi nel nuovo ambiente interagendo con esso fino a diventarne parte ormai integrante;
se i Ministri fossero a conoscenza del fatto che, in nome della “purezza razziale”, si sia proceduto in molte delle isole alla completa rimozione forzata di specie animali, come il riccio, Erinaceus europaeus L., 1758, la pernice rossa, Alectoris rufa (L., 1758), la coturnice orientale, Alectoris chukar J.E.Grasy, 1830, ed il fagiano, Phasianus colchicus L., 1758, da Pianosa (Arcipelago toscano), il coniglio selvatico, Oryctolagus cuniculus (L., 1758), e parte della popolazione di capra selvatica, Capra aegagrus Erxleben, 1777, di Montecristo, mentre al Giglio l’estirpazione degli ultimi individui di muflone, Ovis orientalis Gmelin, 1774, è ancora in corso. E se non fosse invece il caso di contenerne la diffusione e conservare tali specie che possono costituire elementi unici di biodiversità e risorse genetiche di primaria importanza, anche in considerazione delle sfide presentate dal cambiamento climatico;
se fossero a conoscenza del fatto che, nella maggior parte dei casi, queste eradicazioni non sono state supportate da alcuno studio scientifico preliminare condotto localmente, ma solo arbitrariamente giustificate con riferimento a studi svolti in realtà geografiche ed ambientali molto lontane dal Mediterraneo, come nel caso dei mufloni del Giglio, dichiarati invasivi in base a studi condotti alle Hawaii o alle Channel Islands e che non è seguito uno studio, successivo all’operazione, sull’impatto effettivo del “Brodifacoum” sulle specie non target presenti sulle isole e sull’intero ecosistema;
se fossero a conoscenza del fatto che dietro ai numerosi progetti “LIFE+” (“LetsGo Giglio”, “Montecristo 2010”, “Life Puffinus Tavolara”, “Resto con Life”, “Life PonDerat”, “Life Diomedee”), cui partecipano enti pubblici come l’ex Corpo forestale dello Stato, l’ISPRA, l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed altri ancora, appaia ricorrere il coinvolgimento di alcune ditte private (come la fiorentina NEMO S.r.l., presente in ogni progetto e spesso la D.R.E.A.M. Italia di Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo) che redigono le relazioni tecniche per i piani di gestione, stilano le proposte progettuali presentate sui bandi, e vengono coinvolte come beneficiari associati o come sub-contractor in attività di progettazione esecutiva e supporto nello svolgimento dei lavori, nel monitoraggio scientifico e nella gestione generale del progetto finanziato. E che non sia mai stato chiesto ad alcun gruppo di ricercatori indipendenti dai progetti “LIFE+” di assistere alla loro realizzazione e di verificarne i risultati;
se intendano verificare, inoltre, visto che gli interventi risultano già effettuati, il rispetto della condizione di cui alla lettera c) dell’articolo 1 dell’ordinanza del Ministero della salute del 14 gennaio 2010;
se ritengano opportuno procedere ad una verifica delle motivazioni e giustificazioni sottostanti agli interventi finanziati, in quanto una volta alterato un ecosistema, soprattutto se insulare, è praticamente impossibile tornare indietro, ed è imbarazzante che questo possa avvenire grazie al sostegno dei fondi europei e dell’intera comunità.
[Fonte: www.senato.it]