Atto n. 3-00166
(Già n. 4-00050)*
Pubblicato il 6 agosto 2018, nella seduta n. 32
URSO , BALBONI , CIRIANI , DE BERTOLDI , FAZZOLARI , IANNONE , MARSILIO , RAUTI , GARNERO SANTANCHE’ , RUSPANDINI , ZAFFINI
– Ai Ministri dello sviluppo economico, dell’economia e delle finanze, dell’interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –
[Fonte: www.senato.it]
*Atto n. 4-00050
Pubblicato il 17 aprile 2018, nella seduta n. 5
Trasformato
URSO , BALBONI , CIRIANI , DE BERTOLDI , FAZZOLARI , IANNONE , MARSILIO , RAUTI , GARNERO SANTANCHE’ , RUSPANDINI , ZAFFINI
– Ai Ministri dello sviluppo economico, dell’economia e delle finanze, dell’interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –
Premesso che:
la riforma del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (SISR), introdotta dalla legge n. 124 del 2007, prevede che il Governo riferisca ogni anno al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza con una relazione elaborata sulla base delle analisi delle Agenzie informazioni e sicurezza esterna (Aise) e interna (Aisi), e del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) che ne coordina le ricerche informative, e che viene presentata entro il mese di febbraio;
nell’ultima relazione, relativa al 2017, si parla dell’Italia come «un Paese in ripresa, ma ancora provato nel suo tessuto economico-produttivo e relativamente vulnerabile su diversi fronti»;
in particolare, tra i fenomeni negativi più rilevanti, nel capitolo “Rischi Paese”, emergono una «sensibile riduzione della natalità», con conseguente innalzamento dell’età media della popolazione, e un «aumento della disuguaglianza economica», ancora più evidente tra il Nord e il Sud del Paese, caratterizzato dal calo dell’occupazione tra le fasce giovanili e l’aumento del rischio di povertà e di marginalità sociale;
considerato che:
la relazione evidenza, inoltre, proprio tra i maggiori “Rischi Paese”, il fenomeno preoccupante di una certa «permeabilità di alcune aziende nazionali – di rilevanza strategica o ad alto contenuto tecnologico – rispetto a manovre esterne indirizzate ad acquisirne il controllo», evidenziando come acquirenti stranieri, per impadronirsi di un’azienda si avvalgono, talvolta, di «esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani», allo scopo di copiare tecnologie avanzate, obiettivo perseguito anche attraverso «ingerenze di carattere spionistico per l’acquisizione indebita di dati sensibili»;
evidenza pure come non sempre risultano chiari gli attori di riferimento di queste iniziative acquisitive straniere, «non essendo infrequenti iniziative di investimento rivolte a settori ed imprese nazionali riconducibili ad attori ostili o illegali (sovente “schermati” da complesse triangolazioni finanziarie) ovvero comunque ispirate da finalità predatorie»;
ancora, come sono andate intensificandosi, in particolare, le manovre di attori esteri, sospettati di operare in raccordo con i rispettivi apparati di intelligence, attivi nel perseguimento di strategie finalizzate ad occupare spazi crescenti di mercato, come detto anche attraverso pratiche scorrette, rapporti lobbistici, esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani, nonché ingerenze di carattere spionistico per l’acquisizione indebita di dati sensibili;
il monitoraggio intelligence ha riguardato, inoltre, l’acquisizione di quote in piccole società (cosiddetta startup) caratterizzate da elevato know how, al fine di rilevare eventuali interessi da parte di attori esterni, anche statuali, ad investire in tali aziende per avere accesso alla tecnologia da queste sviluppata e poterla replicare nei rispettivi Paesi;
considerato, inoltre, che:
nel rapporto ISTAT sulle “Struttura e competitività delle imprese multinazionali” in Italia si evidenziano dati inquietanti che rendono ancor più grave quanto denunciato dai Servizi sull’impatto sociale, occupazionale e industriale del Paese, laddove emerge che le imprese italiane acquisite da capitali stranieri licenziano il 18 per cento dei dipendenti nel primo anno e contribuiscono in modo negativo alla nostra bilancia commerciale, perché contribuiscono al 26,1 per cento dell’export nazionale di merci a fronte del 45 per cento degli acquisti di merci dall’estero;
in particolare appaiono gravi le conseguenze sull’indotto nei distretti e nelle filiere industriali, soprattutto sulle piccole e medie imprese, perché le imprese acquisite da capitali stranieri tendono sempre più a rifornirsi di materie prime e semicomponenti da aziende estere e non più dai tradizionali fornitori italiani,
si chiede di sapere:
quali iniziative abbia assunto il Governo a tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo, soggette a ingerenze di carattere spionistico e volte all’acquisizione di dati sensibili;
quali politiche abbia attuato ai fini della salvaguardia delle capacità produttive nazionali, del know how pregiato e dei livelli occupazionali, a fronte di iniziative acquisitive straniere delle quali non appaiono sempre chiari i reali attori di riferimento;
quali siano i settori maggiormente a rischio e quali indicazioni di politica industriale siano state realizzate per fronteggiare quella che si evidenzia come una vera e propria minaccia all’economia e alla sicurezza del Paese;
se non ritenga che questa strategia predatoria sia avvalorata da azioni di politica estera e militare volta a delegittimare l’Italia nel contesto internazionale e nello specifico nel teatro mediterraneo e del Medio oriente, peraltro anche come conseguenza di azioni belliche non concordate che hanno colpito proprio alcuni tra i principali mercati delle nostre imprese;
se ritenga plausibile che anche alcune misure punitive, quali quelle realizzate da regimi sanzionatori nei confronti di nostri importanti partner economici, possano rientrare in questa strategia e comunque avallarla;
quali Paesi appaiano avvantaggiarsi dalle azioni di entità statuali denunciate nella relazione dei Servizi al Parlamento e in che modo il Governo abbia reagito sul piano delle relazioni politiche internazionali.
*Atto n. 4-00050
Pubblicato il 17 aprile 2018, nella seduta n. 5
Trasformato
URSO , BALBONI , CIRIANI , DE BERTOLDI , FAZZOLARI , IANNONE , MARSILIO , RAUTI , GARNERO SANTANCHE’ , RUSPANDINI , ZAFFINI – Ai Ministri dello sviluppo economico, dell’economia e delle finanze, dell’interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –
Premesso che:
la riforma del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (SISR), introdotta dalla legge n. 124 del 2007, prevede che il Governo riferisca ogni anno al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza con una relazione elaborata sulla base delle analisi delle Agenzie informazioni e sicurezza esterna (Aise) e interna (Aisi), e del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) che ne coordina le ricerche informative, e che viene presentata entro il mese di febbraio;
nell’ultima relazione, relativa al 2017, si parla dell’Italia come «un Paese in ripresa, ma ancora provato nel suo tessuto economico-produttivo e relativamente vulnerabile su diversi fronti»;
in particolare, tra i fenomeni negativi più rilevanti, nel capitolo “Rischi Paese”, emergono una «sensibile riduzione della natalità», con conseguente innalzamento dell’età media della popolazione, e un «aumento della disuguaglianza economica», ancora più evidente tra il Nord e il Sud del Paese, caratterizzato dal calo dell’occupazione tra le fasce giovanili e l’aumento del rischio di povertà e di marginalità sociale;
considerato che:
la relazione evidenza, inoltre, proprio tra i maggiori “Rischi Paese”, il fenomeno preoccupante di una certa «permeabilità di alcune aziende nazionali – di rilevanza strategica o ad alto contenuto tecnologico – rispetto a manovre esterne indirizzate ad acquisirne il controllo», evidenziando come acquirenti stranieri, per impadronirsi di un’azienda si avvalgono, talvolta, di «esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani», allo scopo di copiare tecnologie avanzate, obiettivo perseguito anche attraverso «ingerenze di carattere spionistico per l’acquisizione indebita di dati sensibili»;
evidenza pure come non sempre risultano chiari gli attori di riferimento di queste iniziative acquisitive straniere, «non essendo infrequenti iniziative di investimento rivolte a settori ed imprese nazionali riconducibili ad attori ostili o illegali (sovente “schermati” da complesse triangolazioni finanziarie) ovvero comunque ispirate da finalità predatorie»;
ancora, come sono andate intensificandosi, in particolare, le manovre di attori esteri, sospettati di operare in raccordo con i rispettivi apparati di intelligence, attivi nel perseguimento di strategie finalizzate ad occupare spazi crescenti di mercato, come detto anche attraverso pratiche scorrette, rapporti lobbistici, esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani, nonché ingerenze di carattere spionistico per l’acquisizione indebita di dati sensibili;
il monitoraggio intelligence ha riguardato, inoltre, l’acquisizione di quote in piccole società (cosiddetta startup) caratterizzate da elevato know how, al fine di rilevare eventuali interessi da parte di attori esterni, anche statuali, ad investire in tali aziende per avere accesso alla tecnologia da queste sviluppata e poterla replicare nei rispettivi Paesi;
considerato, inoltre, che:
nel rapporto ISTAT sulle “Struttura e competitività delle imprese multinazionali” in Italia si evidenziano dati inquietanti che rendono ancor più grave quanto denunciato dai Servizi sull’impatto sociale, occupazionale e industriale del Paese, laddove emerge che le imprese italiane acquisite da capitali stranieri licenziano il 18 per cento dei dipendenti nel primo anno e contribuiscono in modo negativo alla nostra bilancia commerciale, perché contribuiscono al 26,1 per cento dell’export nazionale di merci a fronte del 45 per cento degli acquisti di merci dall’estero;
in particolare appaiono gravi le conseguenze sull’indotto nei distretti e nelle filiere industriali, soprattutto sulle piccole e medie imprese, perché le imprese acquisite da capitali stranieri tendono sempre più a rifornirsi di materie prime e semicomponenti da aziende estere e non più dai tradizionali fornitori italiani,
si chiede di sapere:
quali iniziative abbia assunto il Governo a tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo, soggette a ingerenze di carattere spionistico e volte all’acquisizione di dati sensibili;
quali politiche abbia attuato ai fini della salvaguardia delle capacità produttive nazionali, del know how pregiato e dei livelli occupazionali, a fronte di iniziative acquisitive straniere delle quali non appaiono sempre chiari i reali attori di riferimento;
quali siano i settori maggiormente a rischio e quali indicazioni di politica industriale siano state realizzate per fronteggiare quella che si evidenzia come una vera e propria minaccia all’economia e alla sicurezza del Paese;
se non ritenga che questa strategia predatoria sia avvalorata da azioni di politica estera e militare volta a delegittimare l’Italia nel contesto internazionale e nello specifico nel teatro mediterraneo e del Medio oriente, peraltro anche come conseguenza di azioni belliche non concordate che hanno colpito proprio alcuni tra i principali mercati delle nostre imprese;
se ritenga plausibile che anche alcune misure punitive, quali quelle realizzate da regimi sanzionatori nei confronti di nostri importanti partner economici, possano rientrare in questa strategia e comunque avallarla;
quali Paesi appaiano avvantaggiarsi dalle azioni di entità statuali denunciate nella relazione dei Servizi al Parlamento e in che modo il Governo abbia reagito sul piano delle relazioni politiche internazionali.
[Fonte: www.senato.it]