Atto n. 4-04403
Pubblicato il 10 novembre 2020, nella seduta n. 273
MALAN , PILLON , RAUTI – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. –
Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
secondo quanto riportato da diverse fonti di stampa, il Governo starebbe finanziando corsi di formazione e seminari destinati ai giornalisti, per insegnare quali parole usare per evitare discriminazioni etnico-razziali e sessuali;
il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe raggiunto due accordi per un costo di circa 78.000 euro;
con l’associazione “Carta Roma” sarebbe previsto di svolgere, in presenza e a distanza fino a maggio 2021, dieci “moduli formativi sul tema dell’uso non discriminatorio delle parole nell’ambito dell’informazione, della correttezza dell’informazione, dei principi deontologici in materia di discriminazione, razzismo, xenofobia e tutela delle minoranze”;
all’associazione “Gaynet” sarebbe affidata la formazione sul tema della discriminazione nei confronti delle persone LGBTI, rivolta a giornalisti e operatori dei media dalla durata di 12 mesi, con la previsione di “tre seminari di studio e aggiornamento tenuti da formatori/formatrici e i principali riferimenti accademici italiani e internazionali su tematiche di genere e LGBT, diritti umani e non discriminazione” e 5 edizioni del corso “Informazione e persone LGBT”, “sulla conoscenza del linguaggio specifico, sull’attenzione ai contesti in cui i termini vengono utilizzati e sugli strumenti critici per decodificare stereotipi e pregiudizi nei media”; l’obiettivo sarebbe “la sensibilizzazione, il contrasto e la prevenzione di fenomeni discriminatori nei confronti delle persone LGBT”;
il sito internet di Gaynet esprime posizioni di totale accettazione delle posizioni delle associazioni LGBT+; nella sezione “materiale” è inclusa, ad esempio, la definizione di “omofobia” dell’istituto “A.T. Beck”, in cui si sostiene che omofobi “si diventa attraverso l’educazione, i messaggi, diretti e indiretti, che la famiglia, la politica, la Chiesa (…) Molto prima, dunque, di avere una reale comprensione di cosa significhi la parola omosessualità, ereditiamo, da una cultura omofoba, la convinzione che essere gay sia qualcosa di assolutamente sbagliato, innaturale e contrario alle norme del vivere comune… Nei paesi a prevalenza cattolica come l’Italia (non a caso uno dei pochi paesi occidentali dove ancora non c’è alcun riconoscimento delle coppie dello stesso sesso), la Chiesa esercita un’alta ingerenza sulle famiglie, sulla politica e sulla capacità legislativa conseguente… Questo tipo di pressione morale, così pervasiva, non può non sfociare nell’omofobia interiorizzata al punto che l’incidenza statistica dei suicidi è elevata tra gli omosessuali adolescenti, soprattutto se credenti. Anche i media trasmettono messaggi ambigui e omofobi, attraverso la censura di scene di sesso omosessuale (anche senza nudo), o la tolleranza e lo spazio concesso a chi, cardinali o politici, promulga messaggi falsi e offensivi… Lo stesso difficile cammino parlamentare della legge contro l’omofobia è testimonianza di quanta resistenza vi sia nel prendere atto e contrastare con efficacia un fenomeno reale e consistente di pregiudizio e discriminazione a danno delle persone omosessuali… l’omofobia scaturisce da tutti quei messaggi negativi nei confronti degli omosessuali, frutto dell’educazione che abbiamo ricevuto, che dipende ovviamente non solo dalla nostra singola famiglia, ma anche dal posto antropologico in cui siamo nati e cresciuti e dalle principali istituzioni della nostra società, quali la scuola, lo Stato e la Chiesa”; nelle domande utili a capire se una persona è omofoba ci sono le seguenti: “Il comportamento omosessuale non costituisce un buon esempio per i bambini”, “Mi procurerebbe disagio ospitare in casa per la notte una coppia omosessuale”;
da questo estratto si comprende che la definizione di omofobia accettata da Gaynet: ha l’obiettivo di cambiare il modo di pensare degli italiani in contrasto con la famiglia e le confessioni religiose, di cui peraltro non conosce la realtà poiché definisce la confessione maggioritaria “la Chiesa”, pur essendoci numerose chiese che ritengono peccato l’omosessualità; ritiene il magistero “della Chiesa”, si suppone di tutte le chiese, un’ingerenza inaccettabile e da contrastare su famiglie, politica e istituzioni, sulla politica non è aggiornata; ciò è in aperto contrasto con l’articolo 2 delle modificazioni al Concordato lateranense, recepito dall’articolo 7 della Costituzione, che “riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero”, con le intese con le altre confessioni religiose di cui all’articolo seguente, con la libertà religiosa garantita da, oltre che dai due articoli citati, dagli articoli 19 e 20 della nostra Carta fondamentale;
nel medesimo materiale, al primo posto vi sono “10 punti per l’informazione LGBTI”, presumibilmente alla base dei corsi pagati dal Governo; vi si condanna una lunga serie di espressioni verbali, come “tolleranza” e “accettazione” se riferite a omosessuali, parole come “ministro”, “sindaco” o locuzioni come “il Presidente”, se riferiti a donne, pur essendo queste preferite da molte donne, “lobby gay”, notoriamente usata da Papa Francesco, non certo un omofobo, “condizione omosessuale”, le parole “omosessuale”, “gay”, “lesbica”, “bisessuale”, “transessuale”, “transgender” e “intersessuale” come sostantivi, “papa gay”, “mamma gay”, “mondo gay”, “gusti sessuali”, “stili di vita”, “scelte” sessuali, “famiglia gay”, “adozioni gay”, “utero in affitto”, “bimbo con due madri” o “con due padri”, “locali gay”, e perfino “diritti gay”, l’uso del maschile per una persona “transgender” che, di sesso biologico maschile, “si identifica nel genere femminile” e viceversa; i “10 punti” condannano altresì l’uso di immagini di “drag queen” per servizi sulle persone transgender,
si chiede di sapere:
se si ritenga che le associazioni LGBT+ debbano prevalere rispetto alle convinzioni delle famiglie;
se si ritenga che i giornalisti abbiano bisogno di corsi di associazioni LGBT per imparare a scrivere;
se si ritenga che la Chiesa cattolica e le famiglie abbiano un’influenza negativa sui bambini;
se non si ritenga che imporre lunghe serie di definizioni e proibirne molte altre, anche quanto non costituiscono oltraggio o ingiuria, sia in contrasto con la libertà di espressione garantita dalla Costituzione;
se si ritenga accettabile finanziare con denaro pubblico corsi basati su presupposti a giudizio degli interroganti contrari alla Costituzione, in particolare gli articoli 7, 8, 19 e 20.
[Fonte: www.senato.it]