Percorso:

Interrogazioni a risposta scritta – Atto n. 4-04905 – Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico

Atto n. 4-04905

Pubblicato il 17 febbraio 2021, nella seduta n. 298

URSO , CALANDRINI , DE BERTOLDI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , MAFFONI , NASTRI , PETRENGA , RAUTI , RUSPANDINI , TOTARO , ZAFFINI – Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico. -Premesso che:

la siderurgia è un asset strategico del Paese su cui si è costruita la competitività del sistema industriale italiano in settori di straordinaria importanza per la produzione e l’occupazione del Paese, cuore pulsante dell’intera manifattura, dalla meccanica all’auto, dagli elettrodomestici all’edilizia, dalla difesa alle ferrovie, con un fatturato totale delle imprese della sola parte alta della filiera siderurgica (utilizzatori esclusi) che si aggira tra i 60 e i 70 miliardi di euro (prima della pandemia);

l’Italia ha tre siti siderurgici di rilevanza nazionale a Taranto, Piombino e Terni, tutti coinvolti in opere di ristrutturazioni tecnologiche e industriali, anche al fine della necessaria salvaguardia ambientale, con partner stranieri che sembrano riluttanti a perseguire obiettivi strategici per il Paese;

il gruppo indiano JSW, titolare del sito di Piombino, ha annunciato di aver inviato nell’ultimo giorno utile, sabato 30 gennaio 2021, “la nuova bozza del Piano industriale relativo al sito di Piombino, attraverso il quale la società intende efficientare gli impianti di laminazione e realizzare il forno elettrico in modo da completare la gamma prodotti e far tornare l’azienda ad una redditività soddisfacente”;

il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto di rinviare la convocazione del tavolo ministeriale per esaminare il piano, che prevedrebbe la costruzione del forno elettrico nello stabilimento ex Lucchini, così da rendere possibile l’accordo con Ferrovie dello Stato per una fornitura decennale di rotaie, una commessa dal valore di 900 milioni di euro;

la latitanza del Ministero non rende possibile valutare la fondatezza del piano, gli impegni e gli investimenti previsti, la loro congruità e tempistica, e allontana così ogni ipotesi di sviluppo industriale;

le gravi crisi esplose negli ultimi anni all’Ilva di Taranto, alla Lucchini di Piombino e all’AST di Terni mettono in discussione la sopravvivenza dell’intero settore della siderurgia italiana, esponendo l’intera economia italiana a un rischio di sistema di enorme portata, che non sembra essere preso nella giusta considerazione dal Governo;

i “casi” Ilva, Lucchini e AST continuano ad essere trattati su tavoli separati, secondo una logica emergenziale che privilegia soluzioni di breve periodo e non tiene conto delle implicazioni sistemiche delle singole vertenze;

sarebbe, invece, opportuno affrontare il principale elemento di debolezza del settore, la frammentazione, attraverso un piano organico di riorganizzazione almeno dei più importanti centri produttivi del Paese e di rilancio degli stessi in collaborazione con la filiera industriale e commerciale del settore;

nel “recovery fund” sono previste risorse significative per la transizione ad una produzione sostenibile ed ecocompatibile, dal fondo europeo per la transizione per la decarbonizzazione potrebbero arrivare le risorse (pari a circa 2 miliardi di euro) necessarie per riconvertire lo stabilimento siderurgico di Taranto e spingerlo verso il graduale addio al carbone, così come la riconversione di Piombino e l’ammodernamento di Terni,

si chiede di sapere:

se risulti al vero che la “bozza del piano industriale” relativo al sito di Piombino sia del tutto generica e non contenga alcuna garanzia su risorse, modalità e tempi per la realizzazione del forno elettrico, priva di elementi o impegni che possano davvero rassicurare sull’effettiva volontà della azienda e sul mantenimento dei livelli occupazionali;

quale sia l’intenzione del Governo in merito al destino dello stabilimento di Piombino, alla tutela della produzione e dell’occupazione locale;

se non ritenga assolutamente necessario realizzare un “piano siderurgico nazionale”, quale precondizione per valorizzare l’intervento dello Stato che finalmente potrebbe svolgere il suo ruolo strategico, evitando il tamponamento di situazioni decotte, al fine della riconversione industriale degli stabilimenti di Piombino, Taranto e Terni;

se a tal fine non ritenga di utilizzare anche le risorse del recovery fund e il ruolo propulsivo di Invitalia e Cassa depositi e prestiti, anche con “patrimonio destinato”, al fine di riaffermare l’asset strategico della siderurgia italiana in Europa, nel quadro di un chiaro piano di politica industriale, con il coinvolgimento delle aziende private nazionali del settore, che sono all’avanguardia sia sul piano industriale sia su quello tecnologico e manageriale.

[Fonte: www.senato.it]

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