Percorso:

Interrogazioni a risposta scritta – Atto n° 4-04937 – Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dello sviluppo economico e per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale

Atto n. 4-04937

Pubblicato il 24 febbraio 2021, nella seduta n. 299

URSO , BARBARO , CALANDRINI , DE BERTOLDI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , MAFFONI , NASTRI , PETRENGA , RAUTI , RUSPANDINI , TOTARO , ZAFFINI – Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dello sviluppo economico e per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. -Premesso che:

con la forte digitalizzazione diffusa negli ultimi anni sono stati sviluppati metodi sempre più efficaci per l’archiviazione di dati, per il loro recupero veloce ed utilizzo con facilità;

la storia dei supporti digitali, cominciata già nella seconda metà del secolo scorso (quando dal nastro cartaceo si passò a quello magnetico, dai floppy disk alla generazione dei CD-ROM, DVD, hard disk drive fino alle chiavette USB), si è evoluta costantemente sino ad arrivare a metodi immateriali come il cloud storage;

i servizi di cloud storage offrono all’utente la possibilità di salvare i propri dati on line e di accedervi da qualunque luogo dotato di una connessione al web (attraverso un qualsiasi dispositivo informatico: computer, smartphone, tablet) e un collegamento ad internet;

anche i grandi produttori di device sono entrati in questo gioco e favoriscono la migrazione del dato verso il cloud costruendo personal computer e tablet senza più nessuna porta che preveda il collegamento di dischi esterni;

il “cloud” ha rappresentato una rivoluzione, tuttora in corso, nel mondo di internet, sia per le persone che per le aziende che possono ora accedere a programmi e servizi tramite internet che altrimenti richiederebbero ingenti risorse umane ed economiche per funzionare;

il “cloud computing” permette, dunque, alle persone ed alle aziende, anche a quelle di piccolissime dimensioni, di accedere gratuitamente o a bassissimi costi a programmi e servizi in passato accessibili soltanto a grandi aziende che avevano risorse per investire in un parco hardware e software e nel personale necessario;

le piattaforme dati sono divenute ormai un elemento fondante della nostra economia, dei media, del Governo e della società, fornendo un canale a beni, servizi, contenuti, informazioni e dati, agendo come intermediari nel raccogliere domanda e offerta in modo più efficace rispetto ai modelli di business tradizionali e, quindi, capaci di trasformare i mercati esistenti o crearne di nuovi;

le piattaforme possono essere motori di ricerca, portali di confronto e revisione, mercati di trading, servizi di media e contenuti, giochi on line, social network e servizi di comunicazione, forum on line per l’interazione e le transazioni digitali, che riuniscono persone e aziende e che diventeranno sempre più significative per affrontare le grandi sfide urbane e sociali: clima, mobilità sostenibile, assistenza sanitaria, istruzione;

considerato che:

quando si parla di infrastruttura cloud non si può prescindere dal ricordare che i server che lo costituiscono devono essere ospitati in opportune facility (data center) e devono essere “raggiungibili” da fibra ottica che possa garantire connessioni in banda ultra larga;

questi server sono ospitati principalmente in data center di proprietà estera (Equinix, Interxion, Data4, Digital Reality, eccetera) e i cloud maggiormente utilizzati sono oggi di proprietà delle grandi multinazionali americane e cinesi (Apple, Google, Microsoft, Facebook, Amazon, Alibaba, Tencent, SalesForce, IBM, eccetera), colossi tecnologici extra europei che hanno il controllo sulle informazioni, anche le più strategiche, come quelle delle forze di polizia, degli ospedali, delle forze armate, delle istituzioni pubbliche centrali e locali, potendone liberamente disporre;

secondo la società di analisi Canalys, a livello globale Amazon è leader del cloud pubblico detenendo, con AWS, una quota del 31,7 per cento (con un fatturato annuo da 25,4 miliardi di dollari), seguita da Microsoft Azure, con 13,5 miliardi e una quota di mercato del 16,8 per cento e da Google con un fatturato di 6,8 miliardi e un market share dell’8,5 per cento: i tre big insieme arrivano a detenere, così, il 57 per cento delle vendite globali, a svantaggio dei fornitori di piccole e medie dimensioni;

risulta evidente la strategicità di possedere i dati in maniera da poterli elaborare per fini talvolta commerciali, talvolta strategici e talvolta politici, basti pensare alle interferenze di Cambridge Analitica e di Facebook in alcune campagne elettorali;

nel 2018, è stato avviato “Gaia-X”, un progetto franco-tedesco che nasce con l’esigenza di creare un’infrastruttura europea dei dati in grado di rivaleggiare con quelle offerte da Stati Uniti e Cina, sostenendo la costituzione e lo sviluppo di un cloud federato UE, una piattaforma europea per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi in cloud, in linea con il concetto di sovranità tecnologica europea;

l’auspicio è che anche l’Italia possa fornire il proprio contributo e giocare un ruolo di primo piano in questa occasione unica per riportare l’informazione ed il dato all’interno dei confini nazionali, nonostante il grave ritardo in cui versa, basti pensare che solo 28 sono le imprese italiane che hanno confermato la loro adesione a Gaia-X e che le maggiori aziende nazionali esternalizzano i servizi di cloud computing consegnando informazioni strategiche di interesse nazionale a soggetti terzi (si pensi all’accordo siglato da Tim e Google Cloud per la creazione di servizi di cloud pubblico, privato e ibrido per supportare le aziende italiane e la pubblica amministrazione);

si ritiene necessario riprendere il controllo dei dati (che sono la materia prima dell’economia digitale ed alimentano l’intelligenza artificiale) e riconoscere le informazioni come un bene pubblico per scongiurare il pericolo che l’Italia e l’intera Unione europea si trovino nella scomoda posizione di diventare una colonia digitale di Paesi che hanno non hanno quella sensibilità per la privacy e per i diritti umani nel dominio delle reti digitali che invece caratterizza il contesto europeo;

è di fondamentale importanza che non ci si concentri solo sullo sviluppo software di soluzioni cloud ma si pensi alla realizzazione di appropriati data center dove le informazioni verranno immagazzinate ed i dati di rilevanza strategica possano essere sempre raggiunti (cosa che potrebbe non avvenire qualora continuassero ad essere ospitati in data center fuori dai confini nazionali);

nel Governo Draghi I si è ritenuto necessario costituire un Ministero per la transizione digitale che dovrà necessariamente affrontare le tematiche delle infrastrutture digitali quali presupposto e risorsa strategica per la digitalizzazione del Paese e della sua innovazione e riconversione produttiva,

si chiede di sapere:

quale sia l’intendimento del Governo in merito alla partecipazione italiana al consorzio Gaia-X e con quali strumenti si intenda evitare che il ruolo del nostro Paese sia di fatto secondario rispetto a quello svolto da Francia e Germania;

quale sia l’impegno messo in campo per garantire lo sviluppo di un sistema di cloud computing italiano e per favorire la realizzazione di data center nazionali opportunamente collegati da infrastrutture in fibra ottica così da rendere i dati in essi immagazzinati fruibili per tutti i cittadini italiani;

quali iniziative si intenda intraprendere per incentivare l’utilizzo del cloud europeo da parte della pubblica amministrazione e delle aziende ritenute strategiche e per garantire al contempo la sicurezza e la protezione dei dati di interesse nazionale nei confronti delle grandi corporation del digitale.

[Fonte: www.senato.it]

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