Barack Obama rappresenta una rivoluzione. Michelle Robinson Obama di rivoluzioni ne incarna due. Lui, è il primo afro-americano a diventare il Presidente degli Stati Uniti. Lei, la prima moglie nera nella East Wing della Casa Bianca e la prima un-conventional First Lady presidenziale.
E, qui, non vogliamo scrivere un articolo politico sulle Presidenziali americane e sul nuovo Presidente ma, solo, un commento di costume e solo su Michelle. Anche perché questa stagione elettorale d’oltreoceano ci ha offerto una pluralità di modelli femminili e diversi modi di rapportarsi con il potere; tra le protagoniste – nella fase delle primarie – troneggia Hillary Clinton , aggressiva, arrivista e rivendicazionista; ma è stata la novità rappresentata dall’ improbabile Sarah Palin a catturare l’attenzione dei mass media. Mentre sullo sfondo si stagliava (con immagine fissa e colori da soap opera) l’inspiegabile Cindy, moglie di John McCain ed esponente di una delle più famose e ricche dynasty americane. E naturalmente Michelle. Ed ora che Michelle sta per entrare alla Casa Bianca, già si sprecano i confronti con chi l’ha preceduta nel ruolo di consorte di Presiedente; ma è già evidente che la Obama è e sarà molto diversa da tutte le altre: la mansueta e “di rappresentanza” Nancy Reagan; la dispensatrice di ricette e benefattrice incallita Laura Bush; la già citata e maschile Hillary Clinton; la “nonna americana” Barbara Bush, e l’icona di eleganza Jacqueline Kennedy. E non è solo per il colore della pelle; Michelle – che ha 45 anni – è di origini umili, si “è fatta da sé”, ha studiato ad Harvard ed a Princeton, ha una laurea ed un dottorato , ha lavorato presso lo studio legale di Chicago Sidley & Austin – dove ha conosciuto Barack – e ,prima di mettersi in aspettativa per la campagna elettorale del marito, dirigeva l’ospedale universitario di Chicago.
Dovrà costruirsi un ruolo ma il suo è già uno stile; e non è l’eleganza middle class del suo abbigliamento definito “cheap and chic” – molto analizzato da tutti, troppo ! – né la sua passione per cucina e ristoranti italiani – anche sugli stringozzi alla carbonara si è indugiato troppo ! – quanto il fatto di essere colta, tosta, sarcastica, indipendente e paritaria nel rapporto con il marito. Michelle è disinvolta, come si dice, “sa il fatto suo” ed ha un forte valore simbolico; e questo valore simbolico è stata una delle tante energie forti della rivoluzione elettorale, politica e generazionale che si è consumata. Michelle in campagna elettorale, la sua campagna elettorale, è stata un ciclone: qualche e molto sentito comizio per ed al posto del marito, due comparse in shows televisivi molto popolari, le visite alle famiglie dei militari, l’impegno (di sempre) nel volontariato e nel no profit, ma anche i tratti di normalità quotidiana come la consapevolezza delle donne che si sforzano di risparmiare sulla spesa, o le lamentele , nel suo caso divenute planetarie, sui calzini lasciati in giro dal marito o il panetto di burro dimenticato fuori dal frigo e, soprattutto Michelle “super mamma” delle sue due bambine (cui – anche ora – promette un’infanzia normale), una che si schiera al fianco delle madri che lavorano e si batte per la parità retributiva tra uomini e donne. E’ diventata un’icona femminile, una paladina delle “donne acrobate” che tutti i giorni cercano di conciliare più ruoli e più funzioni, un tempo si diceva “la doppia presenza” a casa ed al lavoro ma, oggi è diventato tutto più complesso. E la vita delle donne pure!
Alta, possente, mai in soggezione, Michelle sembra non dover dimostrare niente a nessuno, sempre diretta e sincera, pragmatica, intelligente e sensibile; quasi “più di sostanza” del marito, ha capito subito che doveva sforzarsi di essere rassicurante con l’elettorato se voleva contribuire a far vincere il marito e rassicurante lo è diventata ed ha fatto dimenticare presto qualche gaffe” iniziale che aveva creato preoccupazioni tra i consiglieri e nello staff democratico. Alla fine della campagna elettorale presidenziale è uscita anche lei vincitrice, di suo! Ed è stata un’immagine promozionale per il marito. Anche lei è stata interprete e protagonista della voglia di cambiamento politico e sociale che l’elezione di Obama rappresenta. E , soprattutto, Michelle spiazza, analisti, opinionisti, giornalisti, osservatori e “curiosi vari” perché non rientra negli stereotipi femminile e – ora più che mai – lontana com’ è dagli stereotipi di genere e di mentalità che perseguitano le figure delle First Lady, e che vengono cuciti addosso; Michelle, invece, disorienta e costringe tutti a fare uno sforzo mentale per andare oltre i pregiudizi, elaborando giudizi che rispondano veramente alla realtà ed alle persone.
Michelle è tradizione e postmodernità, talvolta un ossimoro, altre volte una sintesi giusta. “Io sono così, sono quella che sono…” , ha dichiarato in più di un’intervista e, non è poco riuscirci in un ruolo come il suo.
Dovranno darsi pace, una buona volta, i professionisti degli stereotipi, gli amanti delle categorie del pensiero già strutturate e securizzanti che semplificano, banalizzano, realtà divenute più complesse ; comunque vadano le cose per la coppia presidenziale , i maligni dovranno arrendersi: Barack e Michelle , gli Obamas insomma, sono una coppia politica ed hanno lo stesso passo. Inoltre e, questo è pre-politico, sembrano una coppia affezionata, che si piace autenticamente, che si vuole bene davvero e soprattutto sembrano due persone serie. E si presentano come una normale famiglia e come due genitori responsabili che infondono sicurezza; questa normalità si è rivelata forza politica, al tempo stesso immagine e sostanza.
La “ moglie e la mamma più famosa d’America” ha i risvolti di una carismatica “leadership al femminile”, con la sua storia personale è testimonianza di ascesa sociale e con il suo stile ha saputo esorcizzare le paure degli americani ed ha portato quel “sentire di negritudine” ( la blackness di cui lei stessa ha parlato) nella politica. E’ evidente che ha fatto uno sforzo caratteriale di contenimento e di “addolcimento” ma ci è riuscita. Ora, non sappiamo cosa farà alla Casa Bianca ma sappiamo che ci è arrivata e come, con lo stile di una “regina folk”, identitaria e popolare. E, comunque, non “dietro un grande uomo…” – come recita un vecchio ed insopportabile adagio – ma accanto.
Isabella Rauti