di Francesco Carta
L’ultimo tragico episodio c’è stato ieri a Roma: una donna ha ferito il marito e ucciso i suoi due bambini. Un massacro. Ma è solo l’ultimo di una serie di tragedie in cui a perdere la vita sono i più piccoli. Ecco perchè, come dice a LaNotizia Isabella Rauti, consigliere per le politiche di contrasto della violenza di genere al Viminale, “è un’emergenza che non può più essere rinviata”.
IL FENOMENO
L’aumento di maltrattamenti in ambito domestico, dunque, è tragicamente evidente. “Ma tra questi – continua la Rauti – sono ancora più evidenti i ‘figlicidi’, ovvero casi in cui padri o madri uccidono o tentano di uccidere i propri figli”. Un fenomeno che non può essere letto scisso anche dal numero di femminicidi che si registrano in Italia. In entrambi i casi, infatti, registriamo “uno scollamento sociale per il quale non si cerca più la via del dialogo e del ragionamento, ma c’è una sorta di neobarbarica forma di prevaricazione. Determinante, poi, è la molla del possesso: di fronte ad un diniego, c’è la incapacità ad accettare il no. E quello che non posso avere, lo distruggo”.
RISPOSTA EDUCATIVA
Ecco perchè il fenomeno non può essere sottovalutato, continua Rauti, nè può essere giustificato soltanto con il “raptus omicida”. Come, forse troppo spesso, accade. Ma è proprio questo il motivo per dietro a tali tragedie “c’è un’emergenza educativa globale che deve dar vita a riflessioni che tocchino tutte le agenzie educative e tutte le persone, nessuna esclusa. Perché siamo tutti in qualche modo educatori di qualcun altro”.
ISTITUZIONI PRESENTI
Intanto, però, le istituzioni si stanno muovendo. Siamo ormai vicinissimi, conferma la Rauti, all’attuazione del Piano nazionale antiviolenza che dovrebbe entrare a pieno regime entro quest’anno per un triennio. “Il piano – continua – prevede una collaborazione tra associaizoni, istituzioni e tutti soggetti interessati al problema affinchè ci sia monitoraggio, tutela e anche accoglienza delle vittime”. Il passo è importante, dato che il Piano fa riferimento a quanto contenuto nella convenzione di Istanbul che è entrata in vigore nei Paesi che l’hanno ratificata il primo agosto scorso. E l’Italia è stata apripista: “siamo stati tra i primi a ratificare la convenzione”. Il che non è da poco dato che il trattato europeo, come spiega la consigliera del Viminale, “è il primo giuridicamente vincolante di livello internazionale su questa materia”.
[Fonte: www.lanotiziagiornale.it]