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la Repubblica.it – Avvenire: “Le linee guida sulla Ru486 violano Costituzione”

Coinvolgere i consultori nella pratica abortiva richiede la modifica legge, sostiene la testata. Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, al Meeting di Rimini: “L’aborto non è qualcosa come bere un bicchiere d’acqua”

ROMA – In un’analisi dal titolo “Consultori e donne, la legge parla chiaro”, il quotidiano dei vescovi Avvenire sottolinea oggi che “continua a suscitare perplessità la decisione ministeriale di coinvolgere i consultori familiari nella pratica abortiva. La rete consultoriale nasce con la finalità esattamente opposta: fornire un’alternativa alle donne che pensano di trovarsi costrette dalle circostanze più varie a spegnere in grembo la vita del proprio bimbo”.

Servono ‘garanzie’: “l’aborto non è qualcosa come bere un bicchiere d’acqua”, ha detto a margine del Meeting di Cl il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, sostenendo che quanto prevedeva la Legge 194 era “più completo”. “Noi abbiamo detto che c’è una legge ed è la legge fondamentale sull’aborto che dà delle garanzie alla donna”, ha spiegato Bassetti che poi ha aggiunto: “Noi come visione cristiana non potremmo mai accettare la soppressione di un embrione che è una vita nascente e quindi questo è chiaro”.

“La visione cristiana è chiara sulla vita: la vita va dal concepimento fino alla morte naturale – ha aggiunto il presidente dei vescovi italiani -. Ma se si vuole entrare nel merito, la pillola è abortiva. E quindi l’aborto non è qualcosa come bere un bicchiere d’acqua. Vanno date determinate garanzie, un’assistenza medica, ospedaliera. Non può essere risolto solo in un consultorio. A me sembra che quello che diceva la 194 fosse più completo”.

Tutto nasce dalle linee guida del ministero della Salute sull’aborto farmacologico, che annullano l’obbligo di ricovero dall’assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza. Accolgono il parere del Consiglio Superiore di Sanità pubblicato lo scorso 4 agosto, e raccomandano anche “di effettuare il monitoraggio continuo ed approfondito delle procedure di interruzione volontaria di gravidanza con l’utilizzo di farmaci, avendo riguardo, in particolare, agli effetti collaterali conseguenti all’estensione del periodo in cui è consentito il trattamento in questione”.

Secondo Avvenire, la legge 405 del 1975, che ha istituito i consultori, “fin dall’articolo 1, dice che tra gli scopi di queste strutture c’è la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento”. Il giornale della Cei sostiene che in tutti gli 8 articoli di cui si compone il testo, l’interruzione di gravidanza non è mai prevista: si parla solo di contraccezione. Secondo la testata cattolica coinvolgere i consultori familiari nella pratica abortiva “con una semplice circolare – come fanno le nuove linee guida del Ministero della Salute che disciplinano il ricorso alla pillola abortiva -, e non attraverso una modifica parlamentare della legge vigente”, sarebbe una violazione della Costituzione.

[Fonte: www.repubblica.it]

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