Il governo ritarda ancora l’entrata in vigore dell’Assegno Unico con una scusa risibile, quella dell’aggiornamento Isee. Solo Fratelli d’Italia protesta. L’Isee resta però un meccanismo ingiusto, lo conferma alla Bussola anche l’Economista Perali, che ha messo a punto un easy Isee più equo e presto adottato dalla Regione Veneto. «Con una media di 180 euro, le famiglie riceveranno una cifra inferiore al costo di ogni figlio. Se l’obiettivo è invertire il calo demografico, l’Assegno non sortirà nessun effetto».
Dalle parti di Palazzo Chigi sono molto attenti a non chiamarlo rinvio. Ma la decisione di far partire l’Assegno unico a marzo e non a gennaio 2022 come stabilito a giugno scorso, quando sarebbe dovuto partire a luglio, cela in realtà una impasse del governo alle prese con una coperta troppo corta. 20 miliardi per la riforma delle provvidenze famigliari sono troppo pochi e le proiezioni di questi giorni lo dimostrano: se, come è stato mostrato, ad ogni famiglia arriveranno 180 euro di media per figlio, non bisogna dimenticare che in questa cifra rientrano anche le detrazioni per i carichi famigliari e pertanto la cifra complessiva non sarà di molto superiore a quello che già le famiglie prendono.
Il ministro della Famiglia Elena Bonetti continua a ripetere che «nessuno ci perderà», fatto sta che la clausola di salvaguardia resta in piedi e per molte famiglie, specie quelle numerose, potrebbe essere l’unica àncora di salvezza per non andare a rimetterci. Inoltre, il fatto che su 20 miliardi stanziati (14 già in pancia dalle precedenti erogazioni di bonus, detrazioni e assegni familiari e 6 in aggiunta, per coprire però le partite iva fino a ieri escluse) non siano ancora state fatte delle proiezioni concrete è indice di un navigare a vista preoccupante.
Ma solo l’opposizione lo nota. In un comunicato stampa, infatti, i senatori Luca Ciriani e Isabella Rauti di Fratelli d’Italia (responsabile nazionale del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili) hanno definito «grave e inaccettabile lo slittamento a marzo 2022. Il governo deve fare chiarezza, le famiglie non meritano altri rinvii». I due parlamentari hanno ricordato che il governo non ha mai risposto alle numerose interrogazioni da loro presentate e affermano che «il governo è venuto meno a un impegno preso in Parlamento e soprattutto verso migliaia di famiglie italiane che ormai da nove mesi attendono l’entrata in vigore dell’assegno. Senza considerare che del regime dell’assegno ponte non beneficiano tutte le famiglie, ma soltanto una parte».
«Si procede nella più totale incertezza – concludono – tanto per il valore dell’assegno, di cui non si conosce ancora l’entità, tanto sugli effetti della sua introduzione. Infatti, il timore è che riconducendo tutte le altre misure di sostegno nell’assegno unico questo alla fine possa penalizzare alcune famiglie e in particolare quelle numerose».
La preoccupazione è la stessa più volte avanzata dall’Associazione Famiglie Numerose, che pochi giorni fa concludeva la sua assemblea annuale a Boario Terme. Ma non sembra essere invece quella del Forumfamiglie che invece ha accettato obtorto collo lo slittamento per permettere alle famiglie di regolarizzarsi con l’Isee da fare al patronato e per la quale servono i dati reddituali dell’anno precedente: «Temevamo che non si riuscisse a fare in tempo per gennaio». E’ chiaro che il forum deve per forza accettare anche questo ulteriore sacrificio – l’ennesimo – per salvaguardare il principio che verrà introdotto con l’Assegno unico.
Ma a febbraio, termine ultimo entro il quale le famiglie italiane dovrebbero presentare l’Isee per accedere alla domanda, le dichiarazioni dei redditi riferite al 2021 non saranno ancora pronte. Quindi, che scopo ha questo slittamento se non quello di risparmiare due mensilità di una coperta troppo corta?
Anche il mondo accademico storce il naso. Il professor Federico Perali, ordinario di politica economica all’Università di Verona non ha mai nascosto la sua perplessità circa il nuovo Assegno Unico proprio a causa dei meccanismi di calcolo dell’Isee.
Perplessità che si fanno preoccupazioni in un colloquio con la Bussola: «L’unico aspetto positivo della riforma dell’Assegno unico è l’universalità – spiega – in questo modo è equo perché raggiunge tutte le tipologie di famiglie, anche quelle delle partite iva che ne erano escluse. Gli aspetti negativi però sono molteplici e mi fanno dire che se l’obiettivo del Governo è introdurre una misura che inverta la curva demografica e risollevi la fertilità, purtroppo questo assegno non sortirà nessun effetto».
Perché? «Il trasferimento medio di 180 euro mese/figlio non riesce nemmeno a coprire il costo del figlio per le sue necessità, quindi il Governo deve sapere che questo non contribuirà a favorire la fertilità delle famiglie».
Secondo Perali oltre alla scarsa dotazione economica, il nodo è rappresentato dall’Isee, un meccanismo ingiusto di valutazione del reddito.
Perali critica da tempo questo sistema tanto da aver creato un meccanismo chiamato easy Isee che utilizza criteri più equi di ripartizione e di valutazione e che, dopo essere stato adottato da alcuni comuni veneti, ora è al vaglio della Regione amministrata da Zaia per una sua imminente immissione che andrà a sostituire l’attuale meccanismo di calcolo.
«Il sistema che ho elaborato aumenta l’efficienza del targetin attraverso cui si individua veramente chi è in stato di bisogno». Ebbene: con un Isee diverso non si creerebbero alcune situazioni di disparità che hanno fatto lanciare più di un allarme alle famiglie numerose.
Ma una revisione del modello di calcolo Isee non è mai stata avanzata da nessun partito né è allo studio del governo. Impensabile immaginare che entro marzo possa essere rivisto.
L’Assegno, quindi, parte in ritardo, già zoppo, per la sua errata configurazione di valutazione e povero, per l’insufficienza della dotazione che non farà altro che dare qualche briciola in più alle famiglie. A nessuno cambierà la vita, la cambierà solo agli esponenti del governo che potranno andare all’incasso rivendicando questa misura.
Ma al fondo di tutto resta un profondo solco tra l’Italia e il resto dell’Europa. L’Ungheria ha appena annunciato che destinerà il 6% del pil nazionale alle politiche di sostegno famigliare. E l’Italia quanto destina? «L’1,5% – conclude Perali – con l’Assegno si arriverà al 2%, non di più, ma restiamo il fanalino di coda in Europa». Appunto: zoppo, povero e ritardatario.
[Fonte: lanuovabq.it]