di Valentina Innocente
Milano, 6 gen. (LaPresse) – L’Italia continua a muoversi sul piano europeo per quanto riguarda i dossier sulla Libia e sulla crisi innescata tra Iran e Iraq dal raid Usa, in cui è morto il generale Qassem Soleimani. Dopo aver parlato con il presidente iracheno Barham Salih, il premier Giuseppe Conte ha avuto un lungo colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel: i due leader, come si apprende da Palazzo Chigi, hanno confermato l’esigenza di uno stretto raccordo europeo e di “un costante coordinamento sia a livello di ministri, sia di capi di Stato e di Governo”. Sulla Libia, altro fronte caldo con la riconquista di Sirte da parte del generale Khalifa Haftar, è stata ribadita la necessità di elevare al massimo la pressione diplomatica” per “promuovere quella soluzione politica” che si vorrebbe affrontare nel corso della programmata Conferenza di Berlino. Alla luce, soprattutto, della smentita arrivata da Bruxelles di una missione europea in Libia, come invece richiesto e auspicato dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. Come spiegato da un portavoce, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, è comunque molto coinvolto e in costante contatto con tutti i partner rilevanti perché “quello che è importante è raggiungere la soluzione politica”. Sul caso iraniano, invece, nel corso della telefonata Conte e Merkel hanno condiviso “l’importanza di mantenere il necessario impegno a favore della stabilizzazione della Regione e del contrasto al terrorismo, nel rispetto della sovranità irachena”. Lo sguardo del governo italiano è ovviamente ai circa cento soldati di stanza a Baghdad, nel quadro della coalizione antiterrorismo, in una zona che potrebbe diventare presto teatro di una nuova guerra. E lo stesso vale per gli oltre mille militari italiani che partecipano alla missione Unifil in Libano, zona di Hezbollah, e per quelli in Afghanistan. Già nei giorni scorsi, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva annunciato il proseguimento delle missioni, seppure con un innalzamento del livello di sicurezza che aveva portato alla sospensione temporanea dell’attività di addestramento delle forze irachene e alla limitazione delle operazioni fuori dalle basi. Ora, l’interesse di Conte è lavorare il più strenuamente possibile per una de-escalation, convinto che in questa fase l’Europa possa avere un ruolo strategico. Al momento, ha spiegato il presidente del Consiglio, “la priorità va a favorire un abbassamento della tensione attraverso i canali della diplomazia”. Di qui la telefonata con Merkel e la promessa di mantenere uno stretto contatto Roma-Berlino anche nei prossimi giorni.Rifuggire da un nuovo conflitto è anche l’obiettivo del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che in un post su Facebook richiama alla necessità di scommettere sul dialogo “sulla diplomazia e sulle soluzioni politiche” da contrapporre a guerra e violenza. “Ora non è più il tempo di rischiare morte, terrorismo, ondate migratorie insostenibili”, ha scritto il titolare della Farnesina ricordando le tante scelte sbagliate del passato, come la guerra in Libia del 2011: “un passato non lontano, che ci parla di distruzione, di morti, di paura”. Per Di Maio “chi ancora crede che la strada sia la violenza, è fermo al passato o non ha ancora compreso le lezioni dalla storia. E, quel che è peggio, sta esponendo tutti gli italiani a un pericolo di ritorsioni”. Implicito il riferimento all’ex alleato leghista Matteo Salvini, l’unico del mondo del centrodestra ad aver appoggiato fin dall’inizio la decisione del presidente Usa Donald Trump di colpire l’esponente di spicco iraniano. “Nessun dialogo con chi vorrebbe cancellare Israele dalle cartine geografiche, prima li si blocca, meglio è. Chiunque combatta l’integralismo islamico difende la Libertà. E io sono sempre dalla parte della libertà”, ha ribadito ancora oggi il leader del Carroccio. Più cautela, invece, da parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia: la capogruppo FI alla Camera Mariastella Gelmini ha ricordato come “l’alleanza con gli Stati Uniti e la difesa di Israele sono presupposti irrinunciabili”, e ha chiesto al premier Conte di riferire in Parlamento per quanto riguarda i militari di stanza nella zona mentre il deputato Salvatore Deidda e la senatrice Isabella Rauti, rispettivamente capogruppo di Fdi in Commissione Camera e Senato con i colleghi Wanda Ferro, Davide Galantino e Giovanna Petrenga, hanno inoltrato alle rispettive commissioni la richiesta di un’informativa urgente da parte del ministro della Difesa. POL NG01 vln/lrs 061956 GEN 20