Maryam Bahreman, attivista per i diritti delle donne, è stata arrestata l’11 maggio 2011 da alcuni funzionari della sicurezza, presumibilmente del ministero dell’Intelligence. Hanno perquisito la sua abitazione per tre ore e alla fine hanno portato via alcuni suoi beni personali.
Maryam è a rischio di tortura o altri maltrattamenti. Amnesty International la considera una prigioniera di coscienza, detenuta unicamente per l’esercizio pacifico dei suoi diritti alla libertà di espressione e di associazione.
Maryam Bahreman è un’ attivista della Campagna per un milione di firme, conosciuta anche come la Campagna per l’uguaglianza, nella città di Shiraz, ed è stata anche segretario generale dell’Organizzazione per la parità delle donne (Sazman Pars Zanan-e), organizzazione non governativa chiusa nel 2007. Ha preso parte alla 55esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne a New York nel febbraio-marzo 2011, dove ha parlato pubblicamente del tema “Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni in Iran da una prospettiva di genere”. Poco prima del suo arresto, aveva scritto una lettera indirizzata al leader dell’opposizione Mir Hossein Mousavi, e sua moglie, Zahra Rahnevard, attivista politica, dal suo blog nella quale condannava il protrarsi dei loro arresti domiciliari.
I funzionari l’hanno arrestata con un mandato di cattura emesso dal Tribunale rivoluzionario di Shiraz per aver commesso “atti contro la sicurezza dello stato”.
Non si hanno informazioni sul luogo di detenzione di Maryam Bahreman e si crede che si tratti di una sparizione forzata. La sua famiglia non ha avuto alcuna notizia circa il suo arresto.
La tortura o altri maltrattamenti dei detenuti in Iran è una pratica comune, ed è di frequente usata per estorcere “confessioni”, spesso televisive, che possono essere usate come prova contro di loro in tribunale, in violazione del divieto di tortura e dell’articolo 14 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è stato parte.